Il Kunsthaus di Zugo si sta profilando con una mostra di grande interesse dedicata a Richard Gerstl (1883-1908), il pittore universalmente considerato il primo espressionista austriaco. Allestita in collaborazione con il Museo Leopold di Vienna e curata dal direttore del Kunsthaus Matthias Haldemann, l’esposizione comprende una quarantina di opere fra ritratti, autoritratti e paesaggi, provenienti da Zugo (la cui collezione di opere di Gerstl è seconda solo a quella del Museo Leopold), Vienna e New York, unitamente a lavori di artisti che ne subirono l’influenza, quali Otto Muehl, Georg Baselitz, Günter Brus e Martha Jungwirth, pure eloquentemente esposti.
Nonostante la parte più significativa dell’itinerario artistico di Gerstl sia concentrata nel periodo fra il 1903 e il 1908, si è al cospetto di una produzione che evidenzia tutta la sua potenza espressiva, forte e di considerevole impatto sull’evoluzione della pittura europea novecentesca. Rielaborati certi parametri del Romanticismo e alcune tendenze dell’Impressionismo, rifiutati quelli più edulcorati di un Klimt e della Secessione Viennese non proprio consoni al suo spirito inquieto che già non gli avevano reso la vita facile durante gli studi presso l’Accademia di Belle Arti, egli non tralascia all’inizio riferimenti a Manet, Van Gogh, ai Fauves, a Toulouse-Lautrec, Bonnard, Vuillard e Hodler.
Con il passare del tempo, la sua arte si rivela in virtù di pennellate più decise e di quelle dissonanze tipiche dell’Espressionismo tedesco. Gerstl prosegue su un percorso di ricerca solitaria che sfida senza scendere a compromessi, e in misura persino maggiore rispetto a quanto non abbia fatto per esempio Egon Schiele, qualsiasi concezione stilistica del suo tempo. Negli intensi, dinamici e drammatici ritratti e autoritratti si evidenzia un’accurata indagine psicologica che è poi la vera e propria chiave della sua poetica. Soprattutto gli autoritratti, alcuni dei quali per stile originale, prospettiva, ed espressioni ricordano un po’ i selfie di oggi, rivelano una personalità multipla, inquieta, misteriosa, introversa da un lato, ma, paradossalmente anche amante della provocazione. Provocazione che rimane una notevole componente della sua ispirazione.
Persona molto colta e interessata a filosofia, letteratura e musica, Gerstl subisce anche il fascino di ogni tipo di avanguardia culturale, in particolare della musica concreta, di tutti i relativi aspetti rivoluzionari in fatto di stile e armonia e di quel respiro completamente nuovo da cui sta muovendo proprio allora il compositore Arnold Schönberg. Il pittore lo incontra per la prima volta nel 1906 e inizia subito a frequentarne il cenacolo di musicisti. La mostra di Zugo, dedicando particolare attenzione a questo rapporto di ammirazione e amicizia, raduna diversi ritratti di amici, discepoli e famigliari del compositore, come ad esempio quello di Alexander von Zemlinsky, o come Die Familie Schönberg e Gruppenbildnis mit Schönberg. Esistono parecchi ritratti anche della moglie di Schönberg, Mathilde, di cui Gerstl si innamora, tra questi Sitzender weiblicher Akt, un nudo molto probabilmente di lei nel suo atélier. Quando la donna, dopo una breve fuga con il pittore, rientra in famiglia, il dolore, sommato al suo tormento interiore e ad altre delusioni professionali di quel periodo e antecedenti, è tale che egli si toglie la vita, impiccandosi nel suo studio il 4 novembre 1908, a soli 25 anni.