Nunc demum redit animus
«Ora finalmente si torna a respirare»
(Tacito, Agricola, 3,1)
Con queste parole, scritte sullo scorcio del secolo (98 d.C.), lo storico e senatore Cornelio Tacito saluta l’avvento, con il breve principato di Nerva (96-98) e con l’ascesa al trono di Traiano, di una forma più blanda di governo imperiale, contrapposta alla soffocante tirannide di Domiziano, su cui lo storico si è soffermato in precedenza: un regime, quello instaurato da Nerva e Traiano, che, al momento in cui Tacito scrive, sembra rendere conciliabile la libertas, quanto meno quella dei senatori, con la forma autocratica del principatus.
L’animus («animo, soffio vitale, respiro», dalla stessa radice del gr. ánemos, «vento») dunque assume la valenza di una metafora della libertà. Di questi tempi due eventi hanno rimesso in auge questa metafora: da un lato la morte per soffocamento dell’afroamericano George Floyd, causata dalla pressione esercitata sul collo del malcapitato dal ginocchio del poliziotto Chauvin per interminabili nove minuti e ventinove secondi; dall’altro la pandemia che da più di un anno infesta il nostro pianeta.
Now we can breathe again, «Ora possiamo di nuovo respirare», hanno commentato la famiglia e i sostenitori di George Floyd dopo la sentenza di condanna per omicidio del poliziotto incriminato.
Ma «si torna a respirare» è anche l’espressione comunemente usata dai media per annunciare il parziale e graduale allentamento – in atto in diverse parti del mondo – delle restrizioni, vissute da taluni come imposizioni liberticide, nella lotta alla pandemia da Covid-19: per esempio la riapertura dei ristoranti all’aperto nel nostro Cantone; o il passaggio dalla zona rossa a quella arancione o da questa a quella gialla nelle diverse regioni d’Italia. Il riferimento al respiro come metafora della libertà è facilitato dalle difficoltà respiratorie causate dal prolungato uso della mascherina, per tacere di quelle, ben più gravi, con cui nella maggior parte dei casi si manifesta l’insorgere della malattia da Covid-19.
Non rimane che da augurarsi che la pratica del respirare liberamente dalle diverse forme di oppressione (politica, razziale, pandemica) conosca nei tempi a venire una sempre maggiore diffusione.