Che il fumetto sia uno strumento formidabile per (ri)raccontare le proprie esperienze e l’inesausta ricerca della propria identità, affrontando di petto i temi del corpo e della sessualità, è ormai un dato di fatto. Guardando indietro basterebbe citare un autore come il canadese Chester Brown, per esempio con quel «grande libro a fumetti» – come ha affermato Robert Crumb – che è Io le pago. Memorie a fumetti di un cliente di prostitute (Coconino Press, 2011): un grimaldello infallibile per forzare il nostro più banale e diffuso perbenismo. Ma si può anche guardare con fiducia al presente, se pensiamo che Zuzu, classe 1996, e Fumettibrutti, classe 1991, hanno vinto ex aequo nel 2019 il Premio Gran Guinigi di Lucca Comics come migliori esordienti perché «ognuna a suo modo racconta attraverso le proprie esperienze la contemporaneità senza infingimenti, retorica, recriminazioni: romanzi di formazione attraverso sesso, dolori, amori, disegni, pensieri, vita».
Entro questo panorama, merita senza dubbio un’attenzione particolare il lavoro di Nicoz Balboa, fumettista e artista di Roma residente a La Rochelle, a cui si deve uno dei più interessanti fumetti italiani del 2020: Play with Fire, pubblicato da Oblomov. Un libro che continua – o «prolunga» – l’esperienza del precedente Born to Lose (Coconino Press, 2017), anche se rispetto a quel lavoro, che era un vero e proprio diario a fumetti, questo ha una costruzione più organica, con una densità grafica toccante e disordinata al punto giusto, senza rigidità o automatismi, e un ritmo che accelera e spinge spesso al sorriso, in una sarabanda di piccoli avvenimenti che potrebbe persino far pensare a una sorta di ironica soap opera.
Detto questo, sarebbe riduttivo considerare Play with Fire – che inizia con la visione del film del 2013 La vita di Adele, come succede nel libro d’esordio di Zuzu, Cheese (Coconino Press, 2019) – un fumetto sul coming out. È certo anche questo, ma molti altri sono gli spunti che rendono coinvolgente la lettura del libro. In particolare, accanto al racconto della difficoltà a definire il proprio corpo e a definirsi sessualmente, c’è la difficoltà a farlo in un mondo di convenzioni più o meno tacite, in cui gli stessi protagonisti veicolano – talvolta senza accorgersene – una visione «eteronormata» della sessualità. Non a caso l’unica, transitoria serenità incontrata dalla protagonista è quella della maternità, quando il corpo sembra avere un senso e un ruolo preciso, senza necessità di giustificare e giustificarsi alcunché. Ma cosa ci spinge alle convenzioni, all’omologazione? Forse proprio la coscienza della nostra unicità in continua trasformazione, che nei momenti più difficili può sembrare solitudine, distanza, sofferenza. Ammetterlo a sé stessi, evitando il fasullo conforto dell’uniformazione, potrebbe essere un passo decisivo per una società più giusta: «Diventare me stessa è stato un cammino alla cieca e in salita. E non so ancora a che punto del tragitto sono. Però so che voglio farcela. Non voglio mollare né tornare indietro. Vorrei mi si leggesse in faccia che sono diversa».
Bibliografia
Nicoz Balboa, Play with Fire, Oblomov, 2020.
Resistere all’omologazione
Graphic novel - Il difficile percorso che porta alla scoperta di sé raccontato in modo magistrale da Nicoz Balboa
/ 17.05.2021
di Yari Bernasconi
di Yari Bernasconi