Regalo di compleanno per i fan

Come da volontà del compianto Tom Petty, la versione «integrale» dello storico album Wildflowers vede infine la luce
/ 09.11.2020
di Benedicta Froelich

Sembra incredibile, eppure sono già passati tre anni da quello che si può tranquillamente definire come uno dei lutti più dolorosi affrontati dalla musica rock nell’ultimo ventennio – la morte prematura e totalmente inaspettata di Tom Petty, senza dubbio una delle star più atipiche di sempre, dotato di un’umiltà e sincerità (oltreché di un’invidiabile abnegazione e passione per la propria arte) difficilmente riscontrabili nei cantanti da classifica odierni.

Il vuoto lasciato da Petty sulla scena musicale è, in effetti, così vasto da aver spinto gli eredi – la moglie Dana e le figlie Annakim e Adria – a cogliere l’occasione offerta dal settantesimo compleanno dell’artista per donare infine ai fan ciò che lo stesso Tom favoleggiava da tempo. E il risultato è uno dei migliori box set postumi che il rock a stelle e strisce possa vantare: Wildflowers and All the Rest, giunto nei negozi in ben sette versioni diverse e già ampiamente osannato dal pubblico – tanto da essere riuscito nella non facile impresa di far tornare in cima alle classifiche di «Billboard» un album che conta ormai un quarto di secolo.

Tale entusiasmo è in parte dovuto alla qualità del materiale di partenza: non vi è infatti dubbio che Wildflowers, originariamente pubblicato nel 1994, sia uno dei migliori album di Tom – forse l’unico lavoro in cui questi accetti di mettere la propria anima a nudo, rivelando all’ascoltatore, quasi in una sorta di catartico psicodramma, le proprie angosce e solitudini più profonde. Un’attitudine riflessa dalla scelta di pubblicare il disco come solista, e dall’impressionante varietà stilistica che ne contraddistingue la tracklist, in grado di passare da dolenti ballate intimiste (Time to Move On, Don’t Fade On Me) a travolgenti pezzi rock (You Wreck Me), fino a un finale eccellente come Wake Up Time, brano in grado di coniugare magistralmente la disillusione dell’età matura (leitmotiv principale del disco) e l’insopprimibile desiderio di speranza e rinnovamento – di rinascita, in fondo – al quale, infine, il Petty di allora si è arreso.

Una parabola di grande forza emotiva, che Wildflowers and All the Rest ci restituisce in tutta la sua epicità, dal momento che, oltre alla versione rimasterizzata dell’intero album originale, vengono qui offerte ben dieci canzoni scartate dal missaggio finale del disco (cinque delle quali totalmente inedite); e in effetti, la lacerante introspezione e malinconica consapevolezza del lavoro del ’94 pervadono anche le nuove tracce, peraltro tutte collocabili a un livello qualitativo davvero alto – si vedano gioielli come Somewhere Under Heaven o, ancora, Something Could Happen, sorta di romantica confessione intrisa di un’irreprimibile speranza nel futuro; e poi, naturalmente, c’è Leave Virginia Alone, brano prescelto come singolo estratto dal disco, con tanto di artistico videoclip in bianco e nero.

Soprattutto, a differenza di quanto già visto con troppi box set postumi, gli inediti presenti sono ben lungi dal costituire semplici demo o abbozzi di brani: il fatto che le canzoni, già nel loro stadio finale, siano state scartate solo all’ultimo minuto dalla tracklist definitiva dell’album (originariamente concepito come un doppio) fa sì che questo cofanetto trascenda l’idea di semplice operazione commerciale per divenire, a tutti gli effetti, una tappa obbligata per ogni vero fan di Petty. Certo, un primo ascolto potrebbe, in parte, spiegare perché Tom abbia infine rinunciato a queste tracce, alcune delle quali simili a pezzi del passato; eppure, ballate struggenti come la splendida Confusion Wheel e la cadenzata e sognante Hung Up and Overdue conservano tutta la magia dei migliori exploit cantautorali del rocker, che con Wildflowers si convertiva a una dimensione molto più folk e intimista che in passato.

Non solo: oltre al puro piacere di ascolto, Wildflowers and All the Rest si distingue anche per la cura con cui ogni particolare del box set è stato concepito, a partire dalla veste grafica squisitamente old-fashioned (incrocio tra un fumetto anni 60 e una brochure pubblicitaria d’altri tempi), fino all’innegabile eleganza del cofanetto di cartone – il quale, nel caso delle edizioni deluxe riservate ai completisti, racchiude fino a cinque CD e nove LP, dato che alle dieci tracce «perdute» si aggiungono diversi home recordings (tra cui l’inedito There Goes Angela), demo, versioni alternative e perfino una setlist live dell’album.

E se è vero che l’ascolto di quest’eccellente cofanetto (a tutti gli effetti un «nuovo» lavoro) rende ancor più lacerante il senso di vuoto causato dalla scomparsa di Tom, l’atto d’amore rappresentato da Wildflowers and All the Rest riesce almeno a concederci la grande gioia di scorgere un lato inedito dell’artista, e di poter godere di nuove suggestioni scaturite dalla sua chitarra; proprio come succede nel ritrovare una vecchia fotografia, da cui d’un tratto sembra riemergere l’amico perduto di un tempo, pronto a confortarci nuovamente.