Se è vero che Natale non è Natale senza regali, come dice l’indomita Jo March nell’indimenticabile incipit di Piccole Donne, un regalo in forma di libro è sempre una buona idea, perché ciò che doni sono emozioni, immagini, sogni. Soprattutto se il libro è destinato ai più piccoli e se è una storia di Natale, genere questo sempre più frequentato dalla letteratura per l’infanzia.
Gli albori del racconto natalizio per bambini possono essere rintracciati in quella poesia Night Before Christmas (La notte prima di Natale), uscita in forma anonima su un quotidiano di New York il 23 dicembre 1823 e attribuita a Clement C. Moore, nella quale un padre racconta del suo incontro con Babbo Natale (che viene chiamato «St. Nicholas», da San Nicola, vescovo di Myra, icona del buon vecchio che porta i doni, da cui anche il nostro San Nicolao e il Santa Claus dei Paesi anglosassoni, nonché il Sinterklaas dei Paesi Bassi) nella notte magica e silenziosa, mentre la moglie e i bimbi dormono. Questa poesia ebbe subito un grande successo e fu poi pubblicata, illustrata, in numerosi libri per bambini, contribuendo a creare l’immaginario natalizio (c’è la slitta volante, ci sono le renne, c’è il passaggio di Babbo Natale dal camino, ci sono le calze da riempire di doni).
La casa editrice Pulce, che ha una meravigliosa collana chiamata «C’era un’altra volta», dedicata all’intelligente e accurato recupero di importanti classici del passato per lo più mai pubblicati in italiano, ha in catalogo due edizioni di questa poesia: quella del 1912, Era la notte prima di Natale, con le illustrazioni originali di Jessie Willcox Smith; e quella ancor precedente, La vigilia di Natale, illustrata da William Wallace Denslow, del 1902, uscita, naturalmente con le illustrazioni originali e con l’impeccabile traduzione in rima di Elisa Mazzoli, per questo Natale 2022. William Wallace Denslow riveste il testo di Moore di un «vestito stravagante e spiritoso», per usare le parole dell’introduzione all’edizione originale del 1902, puntualmente riportate in questa edizione Pulce: le sue immagini, infatti, sono vivacissime, umoristiche, a colori accesi, ricordano i primi fumetti e ispireranno i futuri cartoonist, e a loro volta sembrano ispirarsi al primo cinema, ad esempio nel faccione ilare della luna, che ricorda quella del coevo Viaggio nella luna di Georges Meliès. Inoltre, dettaglio interessante, Babbo Natale è vestito di verde, perché non c’è ancora stata la pubblicità della Coca Cola a consacrarne definitivamente la rubiconda immagine scarlatta.
Ma sul Natale le edizioni Pulce quest’anno non si limitano a questo classico, ce ne propongono altri due. Uno è il racconto del 1892 Tutti i giorni Natale, di W. D. Howells, con illustrazioni dei primi del Novecento di Harriet Roosevelt Richards. Una storia che non ha perso nulla della sua freschezza, e che di sicuro si farà apprezzare anche dai bambini di oggi: c’è una ragazzina che chiede a una Fata di realizzarle il desiderio che tutti i giorni sia Natale. Detto fatto, ma l’incantesimo sfugge di mano: l’enormità quotidiana di regali e di cibo comincia a dare la nausea; la gente, povera a furia di spendere, comincia a lanciarsi i pacchetti con malagrazia; i biglietti recano messaggi tipo «prendi quest’orrida cosa»; i boschi di abeti spariscono; l’umore di tutti scende e «si doveva raccogliere da terra»… per fortuna, a volte, gli incantesimi si possono fermare! Pare che da questo racconto sia nato il filone narrativo del loop temporale, molto presente in ambito cinematografico.
La terza proposta natalizia di Pulce è dedicata al celebre elefantino di Jean de Brunhoff, qui alle prese con Père Noël: Babar e Babbo Natale, uscito per la prima volta in Francia nel 1941. Babar fa un lungo viaggio verso Nord per andare da Babbo Natale e pregarlo di portare dei doni anche ai piccoli elefanti, invitandolo a sua volta nel caldo e soleggiato Paese degli elefanti a ristorarsi dalle sue fatiche. Ghiacci e palme, e genitori che diventano «aiutanti» di Babbo Natale.
Ha il valore di un racconto autobiografico di una delle più importanti autrici per l’infanzia, Il mio piccolo Natale, di Astrid Lindgren, che Mondadori pubblica con le illustrazioni di Cecilia Heikkilä. È la storia di un Natale del 1913, quando Astrid aveva sei anni, e con il fratello più grande, e con il papà, va a prendere un abete nel bosco. C’è la camminata nella neve, sprofondando fino alle ginocchia con la paura di rimanere indietro, c’è la casa sottosopra per le pulizie del Natale e magicamente riordinata e splendente il giorno dopo, ci sono i fratellini piccoli da gestire, il pasto con delizie inconsuete, i doni, la messa dell’alba, la visita alla nonna «con la slitta di vimini, trainata dalle cavalle Maj e Maud». Un piccolo Natale, come tanti, forse, ma ricco di tanta magia da condividere.
Chi ha amato l’incantevole storia di Pinguino e Pigna (se non la conoscete ve la consiglio), non potrà non leggere Il Natale di Pinguino, sempre di Salina Yoon e sempre pubblicato da Lapis. Pinguino e i suoi amici vorrebbero un vero albero di Natale, ma sanno bene che gli alberi non crescono sul ghiaccio. Allora partono per un lungo viaggio verso la foresta, dove la vecchia amica Pigna li sta aspettando, ma molto cresciuta! Ora è diventata un vero abete! Un abete tutto da addobbare, peccato che la tempesta di neve nella notte si porti via addobbi e regali. Ma si può rimediare, con amore e ripartendo da semplici ramoscelli.
Un archetipo natalizio (o meglio anti-natalizio) molto frequentato, perché permette effetti comici di sicuro effetto, è quello del «Grinch» (dal celebre personaggio scontroso che odia il Natale, creato negli anni Cinquanta dallo scrittore statunitense Dr. Seuss), a sua volta derivato dal dickensiano Scrooge. Gli adorabili personaggi allergici allo spirito natalizio sono tanti, nei libri e nei film, qui vi segnaliamo una recente proposta delle edizioni Il Castoro, della serie (New York Times Bestseller) di Suzanne e Max Lang «Gastone Musone», dedicata allo scimpanzé più brontolone del mondo. E come poteva il nostro Gastone amare lo spirito natalizio? Si intitola Oh, no! È Natale! questo irresistibile albo, in cui Gastone è deciso a non festeggiare: «Festeggiare? Io? Non ho voglia di festeggiare!». Ma forse gli amici riusciranno a stemperare il suo tormentone «fa tutto schifo» e a fargli intravvedere qualche buon motivo per festeggiare! Da 4 anni.
Per bambini appena un po’ più grandi, dai 6 anni, è il bel racconto di Luigi Dal Cin Nuvole a dondolo, proposto da Einaudi Ragazzi con illustrazioni di Serena Mabilia: un falegname, il miglior intagliatore di cavalli a dondolo, lavora alacremente per consegnare ai giocattolai i suoi cavalli di legno, in tempo per Natale. È stanco, infreddolito, e mentre intaglia i suoi pensieri vagano all’estate trascorsa, quando si era disteso tra l’erba a contemplare lo scorrere delle nuvole in cielo, ascoltando il lontano belare di una pecora. Quando si riscuote e guarda il suo lavoro, si accorge di non aver creato un cavallo, ma una pecora a dondolo. Vorranno una pecora i negozianti? O occorre avere lo sguardo libero di un bambino, per uscire dalle consuetudini? Poetico, ben scritto, con immagini potenti, come «il branco di legno» di cavalli e pecora, che sembra galoppare all’unisono sul furgoncino che sfreccia veloce, tra gli scossoni, verso i negozi della città.
Spiritoso, irriverente, surreale, ha un brio che ti trascina e ti fa sorridere dall’inizio alla fine: un bestseller da 375’000 copie vendute in Germania, tradotto in nove lingue e che ha ispirato due film. L’autore è Andreas Steinhöfel, già apprezzato dai ragazzini di lingua italiana ad esempio per la serie «Rico e Oscar» (Beisler), qui esce invece da Terre di Mezzo con un breve romanzo natalizio (anzi: «(Non) un libro di Natale. Una storia sulla bellezza dei sentimenti, per rinnovare quella magia tutto l’anno», come scrive l’editore): Che pasticcio, Mr. Alce!, illustrato da Katja Gehrmann e ben tradotto da Claudia Valentini. Al numero quattro di Finkelwaldweg, nell’appartamento in cui Bertil vive con la mamma e la sorella, un alce (Mr. Alce), piomba dal cielo sfondando il soffitto, il tavolino dell’Ikea su cui atterra, nonché i biscotti appoggiati sopra («poco male per i biscotti: li aveva preparati la nonna, che ce li aveva spediti per posta, e come al solito erano tutti bruciacchiati»). Dopo la sorpresa iniziale, la signora Wagner e i suoi figli fanno buon viso a quell’alce, così fiero di esserlo (non come quelle snob delle renne che sono le cocche del Capo), capace di parlare (e di parlare cinque lingue!) e di volare (anche se non benissimo, visto che ogni tanto prende male le curve e precipita nei salotti della gente). Ma da dove viene Mr. Alce? E chi è il suo Capo? Un piccolo romanzo perfetto per tutti a partire dagli 8 anni.
E concludiamo con una proposta della casa editrice ticinese Marameo, un gran bell’albo dell’autore e fumettista statunitense Patrick Mc Donnell, uscito in originale nel 2005 con il titolo The Gift of Nothing, e ora proposto in italiano, Il regalo di niente, con traduzione in rima di Roberto Piumini. È una storia profonda e filosofica, nella sua semplicità. Una storia che non solo invita alla sottrazione e alla sobrietà, in questo scorcio molto consumistico dell’anno, ma anche invita a una sorta di atteggiamento zen del fare niente, restando centrati sul momento presente, magari in compagnia di un proprio caro, senza farsi trascinare dalla frenesia di agire e di produrre. Il gatto vuole fare un regalo al suo amico cane, ma cosa «dare a chi ha già tutto?» Gli darò «niente», pensa il gatto, ma cosa significa niente? La gente cita «niente» a sproposito, alla tivù non c’è niente, al supermercato non c’è niente, e invece c’è tanto, fin troppo. Dov’è il niente? Lo scopriranno i due amici, così come i piccoli e grandi lettori. Ognuno darà un proprio significato al niente, che poi, in fondo, equivale al tutto: «Nella notte silenziosa, misteriosa, c’è ogni cosa».