Nel film The Monuments Men si racconta la vicenda della task force degli alleati incaricata di recuperare le opere d’arte saccheggiate durante la Seconda Guerra mondiale dai nazisti; in una delle sequenze finali appare il Ritratto di giovane uomo di Raffaello avvolto dalle fiamme all’interno di una miniera, che dovrebbe essere quella di Altaussee nell’alta Austria, il più grande deposito di opere d’arte del Terzo Reich scoperto casualmente nel maggio del 1945 dai «monuments men». Da quel nascondiglio, che ha rischiato davvero di andare distrutto, furono recuperati capolavori come la Madonna di Bruges di Michelangelo, il Polittico dell’Agnello mistico di Gand di Van Eyck e L’astronomo di Vermeer. Ma in realtà il «giovane uomo» di Raffaello – un dipinto a olio di 75 x 59 cm– che figura oggi nel catalogo nazionale polacco delle opere d’arte andate perdute durante la guerra, con il numero di inventario V-239, non si trovava lì e nulla prova che sia andato distrutto.
La storia del dipinto – realizzato probabilmente attorno al 1513-1514 da Raffaello Sanzio, all’apice della sua carriera a Roma – si intreccia dal XIX secolo con altri due capolavori: La Dama con l’ermellino di Leonardo e Il paesaggio con il buon samaritano di Rembrandt. Sono i principi polacchi Adam Jerzy Czartoryski e suo fratello Augustyn Jozef a comprare il «giovane uomo» a Venezia nel 1801 dalla famiglia Giustiniani e a portarlo in patria, dove entra nella collezione di famiglia, iniziata dalla madre, la principessa Izabela Czatoryska che fonda di fatto il primo museo della Polonia nel 1809, a Pulawy. Da allora però il dipinto ha un destino avventuroso; dapprima è minacciato dalle insurrezioni anti-zariste del 1830 che costringono gli aristocratici Czatoryski a mettere al sicuro le opere d’arte nel loro palazzo di Sieniawa; nel 1848 i moti rivoluzionari porteranno Adam Jerzy in esilio a Parigi, dove il dipinto prende la strada di Londra, nella capitale inglese resta tre anni (con l’intenzione di essere rivenduto in Germania), prima di tornare a Parigi. Il ritratto di Raffaello e la collezione di famiglia tornano in Polonia con il figlio di Adam, il principe Wadyslaw, che sceglie il palazzo reale di Cracovia come sede della sua residenza e del nuovo museo d’arte; nel 1876 nasce infatti il Museo Czatoryski. Con la prima guerra mondiale i tre capolavori sono di nuovo in pericolo e vengono così prestati alla Gemäldegalerie di Dresda, dove restano fino al 1920. Nel 1939, alla vigilia della Seconda guerra mondiale e dell’invasione tedesca, i proprietari sono costretti a mettere in salvo di nuovo la collezione e i tre dipinti in un luogo segreto a Sieniawa, dove però sono alla fine scoperti dai nazisti; spediti a Berlino, i tre capolavori avrebbero dovuto arricchire il monumentale museo personale di Hitler di Linz, mai costruito. Ma finiscono invece nelle mani di Hans Frank, il governatore tedesco della Polonia occupata, che li custodisce nel castello reale di Wawel a Cracovia, fino alla sua fuga nel gennaio del 1945; inspiegabilmente Frank scappa portando con sé soltanto il Leonardo e il Rembrandt, qualche mese dopo recuperati dalle forze alleate e ancora oggi i fiori all’occhiello della Collezione Czatoryski, acquisita nel 2016 dallo Stato polacco per 100 milioni di euro e ora parte integrante del Museo nazionale di Cracovia.
Ma che fine avesse fatto «il giovane uomo» di Raffaello nessuno lo sa; sarebbe forse una delle centinaia di opere d’arte scomparse in quei mesi, forse finite in mano a facoltosi collezionisti privati. A nulla sono valsi i ripetuti tentativi di recuperare il dipinto, di cui è stata controversa per anni l’attribuzione, come pure l’identità del modello; le ricerche erano anche ostacolate dal nuovo assetto geopolitico dell’Europa, con la Polonia al di là ormai della Cortina di ferro. I tentativi di risanare la più grave ferita inferta al patrimonio artistico polacco riprendono dopo la caduta del muro di Berlino; nel 2012 suscita scalpore un annuncio del Ministero degli esteri secondo cui il dipinto si troverebbe «in un paese le cui leggi sono favorevoli alla sua restituzione», senza specificare tuttavia quale. Affermazione poi subito smentita.
Dal Museo nazionale di Cracovia, Dominik Budny ci conferma in una email che «sì, Il Giovane uomo di Raffaello è tuttora “perduto” e che la cornice originale vuota è appesa alle pareti del museo, ma che quest’ultimo non ha offerto nessuna ricompensa per la sua restituzione», non escludendo però che possano farlo il Ministero della cultura polacco e il Patrimonio nazionale. Si stima che il dipinto oggi potrebbe valere fino a 100 milioni di dollari. Ma questo ritratto che è considerato da molti (e per inciso fra i primi a ipotizzarlo figura lo storico dell’arte svizzero Jakob Burckhardt) il ritratto ideale dell’uomo del Rinascimento, raggiunto grazie alla perfezione formale, all’armonia compositiva e all’equilibrio cromatico, rappresenta soprattutto una perdita, questa sì inestimabile, per il patrimonio mondiale.
Nel frattempo quel giovane uomo dai tratti androgini, dai sontuosi abiti e sicuro di sé – che è stato copiato e riprodotto e ha esercitato una notevole influenza sulla ritrattistica - con il suo sguardo obliquo e ironico sembra farsi gioco di noi.