Quando si devono chiudere le porte al pubblico

A colloquio con Andrea Bignasca, direttore dell’Antikenmuseum di Basilea: ostacoli attuali e scenari futuri
/ 04.05.2020
di Marco Horat

Prendiamo l’esempio dell’Antikenmuseum und Sammlung Ludwig di Basilea, istituzione tra le più importanti in Svizzera in fatto di collezioni archeologiche nonché sede di spettacolari mostre temporanee. Attualmente era in corso una esposizione dedicata al mondo dei Gladiatori, con prestiti da altri musei nazionali e internazionali, naturalmente chiusa in anticipo. Già molte istituzioni e siti famosi, tra i quali il Louvre, il Moma di New York, il Colosseo a Roma e altri danno la possibilità di una visita virtuale in 3D, più che mai attuale di questi tempi; e anche da noi esistono delle app che consentono in qualche modo la visita di musei, città e luoghi turistici interessanti, senza doversi muovere da casa. Naturalmente non è la stessa cosa che vedere con i propri occhi ma è comunque un’esperienza stimolante.

Andrea Bignasca è il Direttore dell’Antikenmuseum e insieme ai suoi collaboratori sta vivendo un momento molto complicato. L’Antiken è chiuso, non ci sono le entrate dei visitatori svizzeri, di quelli della Francia e della Germania, slittano gli impegni con i partner e bisogna inventare il futuro: «Dipendiamo dal Canton Basilea per cui dal punto di vista finanziario è un enorme danno ma non proprio un disastro. Alcuni di noi possono lavorare da casa, come i curatori, ma molti hanno bisogno di essere in sede a contatto coi materiali sui quali lavorano, come ad esempio i restauratori. Parte del personale addetto alla sicurezza e al funzionamento del museo e dei suoi annessi è invece a disposizione del Cantone per interventi d’urgenza dovuti alla crisi».

Il fatto che il Museo sia chiuso non vuol dire che l’attività sia del tutto ferma: «Tutt’altro. Si sta lavorando alla progettazione delle prossime mostre già in calendario visto che ci si deve muovere con anni di anticipo; si sviluppano concetti, si preparano testi e scenografie, si lavora sul marketing. E, se si può, si risanano le strutture dell’edificio che richiedono interventi urgenti e che in tempi normali vengono sempre rinviati».

Il fatto che avete dovuto chiudere la mostra sui Gladiatori in anticipo, con molti reperti provenienti da Napoli e che i contatti con l’Italia sono praticamente interrotti, che problemi ha comportato? «Molti in effetti, perché la mostra avrebbe dovuta essere smontata subito per essere trasferita al Museo nazionale di Napoli e inaugurata laggiù a fine maggio. Ora i pezzi sono rimasti nelle nostre sale (con i problemi di sicurezza e le proroghe assicurative che questo comporta) e non sappiamo bene cosa succederà. Ironia della sorte: dopo innumerevoli difficoltà avevamo ricevuto il permesso di smontare noi la mostra con diretta video da Napoli, visto che il loro personale era bloccato. Il Canton Vaud invece non ha permesso ai suoi restauratori specializzati di venire a Basilea per smontare a loro volta il grande mosaico di Augusta raurica che era stato ricostruito qui. Quindi abbiamo dovuto fermare tutto poiché liberare solo alcune sale non avrebbe risolto la questione».

Molti problemi burocratici come è facile immaginare, sia in tempi normali ma ancora di più adesso: «Certo. Non si può smontare una mostra senza i rappresentanti e il personale specializzato dei musei prestatori. Si devono avere i permessi dalle direzioni e dai ministeri esteri e ottenerli dall’Italia in questo momento di totale chiusura degli uffici era quasi impossibile. Oltre al nostro restauratore-capo, che si è ammalato, non si sarebbero più potute garantire le distanze di sicurezza dentro gli spazi della mostra».

Diceva che avevate ottenuto comunque di poter lavorare in collegamento video con i responsabili a Napoli per quanto riguardava le grandi strutture architettoniche presenti in mostra. Ma il resto dei reperti in mostra che fine ha fatto? «Gli oggetti più trasportabili, per esempio gli elmi dei gladiatori, gli schinieri e le loro armi, presentano minori problemi di trasporto ma devono essere custoditi in un luogo esterno sicuro, in ambienti climaticamente adatti perché non si deteriorino e di questo bisogna rassicurare i vari prestatori».Far arrivare tutto quanto visto all’Antikenmuseum a Napoli per l’inaugurazione prevista a fine maggio, sarà una bella sfida, virus permettendo.