Bibliografia
Orlando Casellini, Germania e ritorno, Lugano, Fontana Edizioni, 2021


Quando Germania era in Ticino

L’omaggio al Monte Generoso di Orlando Casellini
/ 27.12.2021
di Eliana Bernasconi

In un presente che azzera le distanze spaziali e velocizza informazioni e comunicazioni, la generazione nata negli anni 40 è l’ultima che ancora ricorda e custodisce tempi trascorsi. Ne è una testimonianza la lettura di Germania e ritorno, sottotitolo Generoso come una montagna, il libro di Orlando Casellini. Si tratta di un appassionato viaggio in un passato che non è un ricordo nostalgico, ma una felice riattualizzazione dei tempi che ci hanno preceduto nella geografia di spazi e luoghi che per sempre abiteremo. L’autore è riuscito a raccogliere narrazioni dalla viva voce di persone vissute sulla montagna e nel territorio sottostante, che definisce «generoso come il monte che lo sovrasta» e le restituisce fedelmente.

Il nome «Germania» non va equivocato, come spiega Ottavio Lurati in La scoperta del Generoso: «Germania» è il nome dell’alpe situata sulle vette alte del Generoso occupate dai Longobardi nel 518 d.C., che da qui controllavano il fondovalle e la valle di Muggio, chiamati appunto Germani.

Il ritorno da Germania, frazione di Muggio, narrato con sottile umorismo, è il drammatico eroico rientro da un lungo pranzo di nozze che ebbe luogo in un lontano inverno. Tra sontuose libagioni, brindisi, fiaschi di vino, capponi e bolliti prodotti dalla mazza del maiale, tra i canti e il vociare che si protrassero nel pomeriggio, nessuno si era accorto che fuori il tempo era cambiato e la neve imperversava. Quattro invitati, malfermi anche per le ragguardevoli bevute, con i leggeri abiti festivi indossati per la cerimonia e gli zoccoli nuovi comperati per l’occasione, furono costretti a intraprendere una memorabile discesa nel freddo e nella bufera.

Troviamo anche le testimonianze raccolte dalla viva voce dell’Agnese di Scudellate, nell’alta Valle di Muggio che per lunghi anni gestì con il marito l’Osteria Manciana con la botteguccia e l’annesso prestino, luogo di incontro e riferimento per la valle. La coraggiosa Agnese faticosamente risaliva un giorno in valle guidando un mulo su un carretto a due ruote, carica di farina per il pane, quando a metà percorso fu sommersa da una valanga. Lei e il mulo riemersero con l’aiuto degli abitanti del villaggio subito accorsi, poi si radunarono tutti in osteria davanti al camino, commentando l’accaduto con numerosi grappini.

Divertenti sono gli aneddoti e i gustosi ritratti di personaggi, quando la stufa serviva da cassaforte per nascondere le banconote, le capre con i loro capricci tiranneggiavano i padroni e il solo sistema per trasportare al piano il legname era il mulo. Nella parte finale del testo alcuni racconti frutto di fantasia sono ambientati 500 anni fa, dalla leggenda del Torrione fra le antiche mura del castello «Rusconi» veramente esistito, ai sogni di una trota della Breggia, all’incontro di due giovani mugnai del Ghitello. Questi tre racconti erano usciti in edizioni separate a cura della Tipografia Progetto Stampa di Chiasso, con i disegni degli allievi delle Scuole elementari e medie. Da segnalare anche le illustrazioni in bianco e nero di Giulia Soeima, in arte Soe, sfumate immagini di sogno ottenute con una inedita tecnica di penna a sfera e grafite.

Da inizio anni 80 Orlando Casellini è stato fra i maggiori difensori dei luoghi di cui scrive, preservando la loro l’integrità da molti attacchi, è ad esempio a lui e ad altre persone che dobbiamo la Fondazione del Parco delle Gole della Breggia. Non mancano nel libro brevi poesie sull’acqua o sulla terra. All’inizio del libro, nel capitolo «Strade di polvere», una ci riconduce al primo felice incontro con i luoghi che ama: A Rita «Respirai strade di polvere / e dietro i muri rossi di mattone / scoprii un labirinto dove perdermi. / Per capire cosa si nascondeva / dentro la nebbia mi innamorai / di te e del tuo Mendrisiotto».