I fan dei Muse, già dallo scorso anno e dai primi mesi del 2018, stanno pregustando l’uscita del nuovo album in studio della band britannica, che sarà disponibile in diversi formati, tra cui le versioni Standard con 11 brani, Deluxe e Super Deluxe per i veri appassionati.
I primi cinque singoli di Simulation Theory, sono stati tutti lanciati su varie piattaforme musicali con i loro video ufficiali dalle ambientazioni futuristiche squisitamente anni 80 e con rimandi in grande stile, al film Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, spesso riproposto in questo periodo di revival.
I testi, scritti dal frontman del gruppo Matthew Bellamy, ispirati anche alla serie televisiva fantascientifica Black Mirror, compongono una scaletta di brani che suona come l’inevitabile seguito dell’album Drones (miglior album rock ai Grammy Awards 2016), ma con elementi elettronici, orchestrali e gospel in opposizione a quanto prodotto in precedenza. Simulation Theory, la cui tematica principale è l’idea che la realtà virtuale e la simulazione siano ormai parte integrante della vita quotidiana vera, scava alla ricerca di qualcosa di umano, qualcosa che sia riconducibile a un pensiero non contaminato dalla virtualità, ma nel contempo fa sua la possibilità che la fantasia possa diventare realtà.
La firma dei Muse è musicalmente evidente ma rinnovata con l’innesto di nuove sonorità e di qualcosa di mai provato nel loro rock elettronico alternativo, come le disseminazioni di tratti tipici della dubstep uniti al rinforzo della presenza della chitarra di Bellamy. Il gruppo è tornato a lavorare come faceva agli esordi, ma senza rimanere ancorato al rock del passato.
In Simulation Theory la musica è inscindibile dalla componente visiva: la copertina del formato standard è stata creata da «uno che ne sa», tale Kyle Lambert realizzatore della locandina della celebre serie di Netflix Stranger Things, mentre per la versione Deluxe i Muse si sono affidati a Paul Shipper, che ne sa ancora di più, avendo prodotto, tra gli altri, i poster di diversi Star Wars, di Avengers: Infinity War e Batman. Inoltre, anche i videoclip che accompagneranno tutti i brani dell’album hanno un notevole rilievo. Ogni video contiene dettagli che lo collegano alle clip degli altri brani e, posti in sequenza, compongono un film-racconto in cui si cerca di fuggire dalla trappola dell’inumanità pur convivendo con essa.
A febbraio, un po’ in sordina, su Youtube è apparso il video di Thought Contagion, che inizia con il primo piano su un ragazzo alle prese con un videogioco di quelli che si trovavano nelle sale e nei bar quando ancora le console non erano disponibili a casa. A maggio 2017 era già uscito Dig Down, brano dalle sonorità simili a Madness e che non era contemplato nella scaletta dell’album, ma eseguito nei concerti di quel periodo. Il video, diretto da Lance Drake, ricorda immediatamente il videogioco survival horror Resident Evil, e rappresenta proprio ciò che avviene nel videogioco di Thought Contagion. Dig Down è tra quelli già presentati, forse il brano più interessante. Durante il programma, Later... di BBC Two, la canzone è stata infatti riproposta in chiave gospel, con la partecipazione del pianista Jools Holland, e ha riscosso successo e approvazione tra il pubblico di Youtube che ne ha chiesta la versione su Spotify. Something Human, uscito a luglio, ha tutte le caratteristiche di un buon prodotto radiofonico e rappresenta l’evasione dall’oscurità di Drones. The Dark Side uscito il mese successivo è un brano tipicamente elettropop il cui video è ispirato al film Tron del 1982, di stampo ovviamente fantascientifico. Pressure è una canzone nello stile rock tipico della band con un riff diverso ogni 10 secondi. Uscita a sorpresa con l’annuncio del tour e della pubblicazione dell’album ha un video-icona che ricalca la scena del ballo scolastico di Ritorno al Futuro e i Muse vestiti come Mc Fly, vengono presentati come Rocket Baby Dolls, primo nome scelto dalla band. Una grande attesa per un grande album?