Il Buco (The Platform) è un film spagnolo del 2019 distribuito da Netflix in tutto il mondo dal 20 marzo 2020 ed è il primo lungometraggio di Galder Gaztelu-Urrutia. La storia è quella di Goreng (Ivan Massagué) che volontariamente decide di entrare in una sorta di carcere verticale per sei mesi con lo scopo di ottenere, una volta uscito, l’attestato di permanenza. La particolarità di questa prigione è che al piano 0, quindi il più alto di tutti, dei cuochi di prestigio cucinano giornalmente i piatti preferiti dei prigionieri. Il problema è che tutto il banchetto viene allestito su una piattaforma che scende di cella in cella (circa 250, disposte verticalmente). Anche se il cibo è stato calcolato con lo scopo di sfamare tutti i prigionieri, la piattaforma non riesce mai a superare la metà della prigione senza essere stata completamente spazzata dai primi che si possono servire.
Ogni mese i detenuti cambiano «livello» in maniera piuttosto casuale, questo provoca un certo egoismo nei prigionieri, in quanto quelli dei livelli più bassi, non mangiando per un mese intero, una volta ritrovatisi in alto, si nutrono più del necessario, creando un drammatico scompenso facilmente comparabile alla situazione odierna.
Il Buco è un film dal ritmo molto frenetico e accattivante, le scene sono ben pensate e la struttura narrativa permette una visione fluida e leggera. La regia e la fotografia soffrono di qualche caduta di stile, come i movimenti di camera talvolta forzati e fuori luogo. In uno spazio così cupo e grigio delle riprese statiche più precise e dettagliate a livello di composizione dell’immagine avrebbero giovato alla direzione artistica. Il rapporto che nasce fra Goreng e i suoi compagni di cella è presentato in modo tale che ogni personaggio abbia una valenza metaforica che aiuta a rappresentare meglio ciò che il film vuole denunciare.
Purtroppo non tutti i personaggi hanno una caratterizzazione degna. Se il primo incontro fra il protagonista e il suo compagno di cella è ben delineato e soggetto a un notevole sviluppo grazie all’efficace presentazione delle dinamiche della prigione, non si può dire lo stesso per gli altri personaggi, spesso utilizzati a puro scopo metaforico, indebolendo così la rappresentazione degli stessi e sottraendo l’originalità e la potenza espressiva che ci si sarebbe aspettata. Per questo motivo anche la critica al capitalismo, colonna tematica principale, non viene espressa al meglio, in quanto rimane superficiale e mai soggetta a riflessioni che potrebbero elevarne il valore a uno studio più approfondito e contestualizzato.
Il Buco mantiene lo spettatore attaccato allo schermo per tutta la sua durata, ma il mancato approfondimento della tematica portante e il finale affrettato e approssimativo ne abbassano il valore artistico-espressivo. Il risultato è un buon film d’intrattenimento, ma senza il coraggio necessario per essere anche critico.