Poeta ribelle

La storia della musica sedici anni fa ha perso Joe Strummer, leggenda oltre il punk di soli tre accordi
/ 17.12.2018
di Enza Di Santo

John Graham Mellor, meglio conosciuto come Joe Strummer (dal verbo inglese to strum, strimpellare) con i The Clash, di cui era la vera anima, ha segnato l’ultima grande rivoluzione del rock, portando il punk a un livello ben più alto di quello offerto dal panorama musicale dei primi anni 70. La sua musica era una miscela esplosiva, nata dall’amore per i Rolling Stones e le influenze afro-caraibiche, ispirata dal fervore dei movimenti del 1968, e spinta dall’atteggiamento sporco e violento dei Sex Pistols, che al centro della scena salivano sul palco fregandosene di piacere al pubblico. Sebbene quell’attitudine maleducata lo avesse stregato, Strummer suonava tutta un’altra musica, ribelle sì, ma con una propria coscienza politica, che si distanziava in maniera abissale dal punk marcio della band di Johnny Rotten e Sid Vicious.

Generoso, polemico, intelligente e creativo, non amava definire la musica dei Clash con una connotazione di genere. Non gli piaceva neppure essere accostato al punk grezzo fatto di soli tre accordi. Lui scriveva testi di protesta, forse molto più vicini al folk, e li cantava sempre con convinta passione, come se ogni causa fosse impellente. Voleva che si parlasse dei Clash come di una band di fusione che mischiava reggae con soul rock and roll e le musiche primitive che aveva conosciuto attraverso i viaggi della sua infanzia. Nato ad Ankara nel 1952, da bambino aveva vissuto al Cairo, a Città del Messico, a Bonn e infine in Inghilterra. Con la sua ampia visione del mondo, per dieci anni, dal 1976 al 1986, Strummer ha portato al successo globale i Clash che agli esordi erano solo una band tra tante creata dal manager Bernie Rhodes, che lo aveva strappato al suo primo complesso, i 101ers, instillando in Strummer un senso di tradimento verso i vecchi compagni con cui aveva condiviso la giovinezza e il vero punk nei sobborghi inglesi tra esibizioni per strada e case occupate. 

Il futuro non è scritto e Strummer voleva essere la guida dei Clash, che imbracciavano le chitarre come fucili e suonavano in divisa come se avessero una missione. Comincia la loro rivolta al razzismo e diventano paladini di dignità, rispetto e uguaglianza attraverso le parole di Strummer, che descrive in toni aspri le situazioni sociali che lo circondano. I violenti scontri al carnevale di Notting Hill del 1976, evento che più tardi condusse alla legge anti-discriminazione, segnò profondamente la storia inglese, e White Riot, il primo singolo scritto con Simonon, è intriso di ammirazione per gli immigrati muniti di pietre che lottano per i loro diritti contro la polizia «I neri hanno tantissime rogne, ma non si fanno problemi a scagliare un mattone, i bianchi vanno a scuola e imparano a istupidirsi». 

Nel 1977 uscì il primo album The Clash, con tematiche acerbe, che maturarono con il secondo disco Give ’em Enough Rope del ’78, registrato durante il «Carnival Against the Nazis» e accolto con grande entusiasmo. Con l’album doppio del 1979 London Calling iniziava la vera battaglia contro pregiudizi e ingiustizie, facendo sentire a pieni polmoni la voce della speranza schierandosi con minoranze, emarginati, disoccupati e oppressi, attingendo a città più lontane. I testi di Strummer sono manifesti di una generazione in lotta contro un’autorità nella quale non ha più fiducia, senza autorevolezza e incapace di prendersi cura dei più deboli. 

L’autenticità del suo messaggio voleva risuonasse chiara e Dead or Glory era il suo modo per ribadire al pubblico che non avrebbe svenduto la sua musica. Alla fine dell’anno successivo propose di pubblicare addirittura un album triplo che prendeva il titolo dal movimento per la liberazione del Nicaragua, Sandinista!. Non andò benissimo, ma negli anni successivi Rock The Casbah e Should I Stay or Should I Go, singoli dell’album Combat Rock del 1982, tenevano ancora in piedi la baracca che si stava sgretolando.

Quella primavera Strummer fece perdere le sue tracce, per poi essere ritrovato a correre la maratona di Parigi. Uno spirito carismatico e guerriero, segnato dalla tragica morte del fratello. Sebbene desiderasse il successo, non era mai stato davvero pronto alla fama. Un senso di colpa cronico per aver ricevuto una buona istruzione in collegio (nonostante lo scarso rendimento) faceva a pugni con il punk che incarnava e per questo si era sempre sentito diverso, era una facile preda dell’ira e degli sbalzi d’umore. 

Il suo carattere fu una delle cause della disgregazione della band, che annegava nei debiti e l’ultimo disco Cut the Crap, (1985), suonò come una zappa sui piedi. Strummer si dedicò allora alla recitazione e alla composizione di colonne sonore per il cinema, ma tutti pensavano a lui ancora come al leader degli ormai morti Clash, anche a distanza di anni e questo non rendeva gloria al suo spessore. Se ne andò solitario per un po’ a Granada lasciando la sua nuova famiglia. Poi arrivarono i Mescaleros e cantare con loro lo entusiasmava, ma la nuova vita di Strummer fu stroncata il 22 dicembre del 2002 da un infarto. Una triste perdita, anche perché oggi avremmo moltissimo materiale su cui lavorare.