Permette, signorina?

Il libro di Chiara Sfregola invita chi lo legge a fare una serie di riflessioni sul matrimonio nelle sue possibili forme
/ 22.06.2020
di Laura Marzi

Il matrimonio non è un argomento di cui si parli molto, almeno se le cose vanno bene o comunque procedono. L’unione civile fra omosessuali, se non fosse per le proteste di chi non è favorevole, come quella che qualche anno fa smosse la Francia, non è un argomento approfondito né nei luoghi del sapere, né altrove. Fosse anche solo per questo il libro di Chiara Sfregola Signorina edito da Fandango è un testo da leggere e da far leggere.

L’autrice è una giovane donna lesbica sposata, che nella migliore tradizione femminista parte da sé per affrontare diverse tematiche, che ruotano intorno alla questione del matrimonio, ma che riguardano soprattutto la condizione femminile, le diverse tappe dell’emancipazione e come da essa si siano diramate battaglie per i diritti civili di tutte e tutti, come Sfregola giustamente sottolinea.

A rendere interessante il testo prima di tutto lo studio ampio che l’autrice ha condotto sulla storia del matrimonio, ma non solo: leggendo Signorina scopriamo, attraverso le ricerche che cita, che ci sono differenze sostanziali nei conflitti tra coniugi gay, lesbiche e etero. Ovviamente, gli etero litigano di più e litigano peggio. Diverso è anche l’approccio alla sessualità, il modo in cui essa viene non solo vissuta, ma anche percepita all’interno di un matrimonio fra due donne, che per quanto possa essere rivoluzionario, nuovo, mantiene anche il carattere di scelta ancestrale di stare insieme con un’altra persona per tutta la vita.

Sfregola esplicita come la possibilità del divorzio influenzi tutte le relazioni matrimoniali e quindi anche quella fra due donne, ma anche come quel passo, decidere di compierlo, sia cosa ben diversa dal rimanere conviventi o «compagne». Decisivo poi come Sfregola, dati alla mano, arrivi a mostrare come il matrimonio sia attualmente una scelta per pochi, un punto di arrivo paragonabile a una promozione, una casa di proprietà. Questo non è il tempo in cui ci si sposa, in cui si azzarda un’ipotesi a tempo indeterminato, bensì delle convivenze, in cui alla voglia di stare insieme si affianca la necessità di dividere le spese.

Ancora, scopriamo leggendo Signorina quali siano, secondo le statistiche, gli status sociali delle coppie etero rispetto a quelle gay e di come le coppie lesbiche vivano per la stragrande maggioranza in grandi centri dove possono essere maggiormente protette, ci si augura, da discriminazioni e pericoli. Nel testo è radicata, ma non invasiva, la consapevolezza di Sfregola di far parte di una minoranza sessuale in una società etero-normata, con tutto ciò che ne consegue, ma è ugualmente forte in lei la coscienza di appartenere alla borghesia e come questo privilegio abbia anch’esso le sue non trascurabili conseguenze.

I temi affrontati sono davvero molti, in modo approfondito: il gender gap, ovviamente, ma anche le scelte rispetto ai figli oppure alla monogamia, in una prospettiva diacronica anche abbastanza ampia. Nonostante sia evidente e comprensibile la necessità dell’autrice di divulgare dati attendibili e quindi il suo impegno a scrivere un testo informato, non si patisce noia. C’è nel libro una commistione ben orchestrata di informazioni e di vita personale, di esperienza diretta, di schiettezza. C’è una grande sincerità che suscita simpatia e invita a procedere nella lettura. Soprattutto c’è nel mondo necessità che molte delle cose che Sfregola scrive vengano diffuse, conosciute, comprese.

Nonostante infatti, come ci informa Sfregola, i video porno in cui protagoniste sono due donne siano molto visti, ovviamente anche e soprattutto dagli uomini, l’omosessualità femminile suscita resistenze, opposizioni, genera ancora odio.

Un testo come Signorina, ragionato, con un posizionamento politico chiaro e mai urlato, può avere dei riscontri importanti in termini divulgativi. Leggere delle sue peripezie, delle sue relazioni, della tenacia con cui ha portato avanti i suoi obbiettivi, la fissazione per la casa, per l’arredamento, il corredo che sua madre le ha composto da quando è nata, situa il suo punto di vista specifico – quello di una donna lesbica che ha scelto di sposarsi – all’interno di una conversazione più ampia e potenzialmente interessante per molte e molti.