Non c’è nulla di meglio di una bella risata alle lacrime, anche per il motivo più stupido o incomprensibile ad altri. Rido facilmente, anche troppo, mi dicono a casa, forse perché mi piace farmi del bene, anche a minimo mercato. Ma sono sicuro di stimolare qualche risata meno ecumenica, più intelligente, se invito caldamente (anzi: obbligo) gli amanti del riso e del sorriso all’ascolto di Lillo & Greg 610 (Rai Radio2, sa-do, 10.35-12.00; decine di sketch storici sono su YouTube, con il rischio di binge hearing).
La vagamente criptica menzione «610» sta per «sei-uno-zero», che è un po’ la cifra ideologicamente autoironica di una trasmissione che trionfa – sempre uguale a sé stessa eppure sempre nuova – dal 2003 e che è un vero oggetto di culto. La chiave vincente di 610 è quella dell’assurdo e del demenziale, ma sempre con un registro di facciata serio che rende il tutto ancora più irresistibile; merito della conduzione/ideazione affidata alla coppia Lillo e Greg, affiancati prima da Alex Braga e ora da Carolina di Domenico. Bella e curata colonna sonora vintage.
Fondamentale è l’interazione tra i due conduttori, con Lillo nella parte di iroso e irriso bersaglio e Greg in quella del carnefice dall’aplomb albionico, ma soprattutto l’inesauribile creazione di situazioni e di personaggi fuori dalla logica e dalla razionalità, che si muovono sempre in una sorta di luogo della realtà irreale: si va dalle ricette impraticabili di Rebecca Banti della Rocca (la sempre straordinaria Virginia Raffaele), agli escapologi suicidi e ai collaudatori fallimentari, a puntualmente esiziali sport estremi, ai tuttologi dell’ovvio, alle riletture in calabrese dei classici rock, all’avvocato che nessuno vorrebbe avere, alle enciclopedie dello scibile umano e pseudo-biografie in versione anti-Lillo, alla divulgazione insensata dei classici della letteratura, alle pubblicità truffaldine per pacchetti di telefonia, alla rubrica su persone scomparse («che l’hai visto»), all’astrologo strampalato, alle indecifrabili barzellette settoriali, alla gastronomica «radio del dolore», all’archeospazzatura, al poeta incomprensibile, e via così per oltre… cinquanta rubriche e un centinaio di personaggi. Tutte e tutti accomunati da quel gusto surreale di costruire, con puntigliosa seriosità, una realtà parallela e invariabilmente comica.
Mai l’aggettivo «imperdibile» è stato meglio speso per una trasmissione di questo tipo; nell’ambito del comico, qui c’è autentica genialità, ripetuta decine di volte l’anno, e per anni. Non occorre dunque infilarsi nella palude della satira politica per offrire un programma leggero ma intelligente, godibile senza eccezione né limiti. Servono le idee, e le persone; e la voglia di andarsi a cercare le une e le altre.