Nicolas Party, Cave, 2020, Pastello morbido su tela (Collezione di Carolyn e William Wolfe Foto: Adam Reich © Nicolas Party)


Party e il lavoro sull’ambiente

A colloquio con il giovane artista svizzero, che è legato in modo particolare al nostro Cantone
/ 13.09.2021
di Ada Cattaneo

Per questa mostra gli spazi sotterranei del MASI sono stati completamente ripensati. Non si è trattato solo di appendere dei quadri nel modo più opportuno, ma di creare un concetto inedito, realizzato per il museo di Lugano. Potrebbe raccontarci il processo teorico e pratico che ha permesso questo risultato?
Quando sono invitato a fare una mostra mi piace molto lavorare sullo spazio stesso. Voglio creare il mio ambiente, dove esporrò i diversi dipinti e le sculture. Concepisco quella componente della mostra come se fosse un set, progettato in risposta allo spazio esistente. Al MASI, la sala che mi è stata proposta è un immenso rettangolo vuoto. Sembrava una grande tela bianca con cui giocare. Ho lavorato con un modello dello spazio dal mio studio di New York nel corso di quasi due anni per trovare il modo giusto di creare il mio spazio. Quando sono arrivato a Lugano il piccolo modello creato in America era stato interamente realizzato in scala reale. È stato davvero impressionante vederlo con quelle dimensioni, specialmente per quanto riguarda i tre grandi archi che creano la prospettiva centrale.

Il pastello non è una tecnica molto diffusa quando si tratta di realizzare opere di grani dimensioni. Perché lo utilizza e che cosa comporta nella realizzazione di un’opera?
Sì, il pastello non è fatto per essere utilizzato sui muri. Per molto tempo è stato usato solo in formati piuttosto piccoli. La ragione non sta tanto nel mezzo in sé, ma piuttosto nel fatto che la dimensione del vetro usato per incorniciare il lavoro ne limitava le dimensioni. (In passato le lastre di vetro erano prodotte solo in dimensioni ridotte, ndr) Mi è sempre piaciuto lavorare sui muri e ho provato molte tecniche diverse: vernice spray, carboncino, olio e vernice acrilica. Così quando ho iniziato a usare il pastello a gesso ho subito voluto provarlo sui muri.

Per usare il pastello su un muro è necessario cambiarne la superficie di modo che il colore steso si conservi. La prima cosa che faccio è spruzzare una miscela di vernice e segatura sul muro. Dopo di che, la superficie assomiglia alla carta vetrata. L’altra questione importante è la protezione dello spazio circostante: il pastello crea una grande quantità di polvere, quindi è importante circoscrivere tutta l’area attorno a dove dipingo.

Mi è sembrato di cogliere dei riferimenti piuttosto manifesti ad alcuni artisti moderni e contemporanei. Chi sono stati i più rilevanti per l’elaborazione delle opere esposte a Lugano?
L’artista svizzero del XIX secolo Arnold Böcklin è una figura determinate per la mostra. Ho sviluppato i miei quattro murales a pastello a partire dai suoi dipinti. Böcklin è noto per essere una figura chiave del movimento del Simbolismo in Europa. Il suo dipinto Isola dei morti ha influenzato molti artisti. Ha anche ispirato un altro pittore svizzero che io personalmente amo molto, Hans Emmenegger, e che mi ha a sua volta ispirato.

Ha scelto di coinvolgere alcuni giovani artisti ticinesi nella realizzazione della mostra. Qual è la sua opinione sulla nuova generazione di artisti svizzeri?
La Svizzera offre un enorme sostegno ai giovani artisti attraverso residenze, premi e borse di studio. Ci sono anche splendidi musei e spazi che offrono agli artisti opportunità di mostrare e vedere arte. Penso che la qualità delle scuole d’arte svizzere sia fantastica. Forse a causa dell’insularità della Svizzera, credo che sia però anche importante per gli artisti vivere in altri paesi in modo da arricchire la propria sensibilità e la propria cultura.

Ha trascorso un periodo piuttosto lungo in Ticino e forse l’ha anche visitato quando viveva ancora a Losanna. Qual è la sua opinione su questo luogo?
Ricordo di essere venuto in Ticino con i miei genitori quando avevo otto anni. Siamo stati con alcuni amici in una vecchia casa di pietra senza elettricità. È stato un momento importante della mia infanzia. Mi sentivo molto libero e avventuroso. Ricordo anche un bel weekend in Ticino quando avevo ventun anni. Con mio fratello e un altro amico venni in occasione del festival di Locarno, dormendo all’aperto o addirittura in un teatro alla fine di una festa. Anche quello fu un fine settimana magico. È stato fantastico essere a Lugano per un mese quest’estate per seguire l’installazione della mostra. Il museo è di fronte al lago e ogni giorno finivamo la giornata di lavoro andando a nuotare.