Una delle dispute maggiormente interessanti del Cinquecento è quella sul primato tra disegno e colore. Fra due città: Firenze e Venezia. A Firenze è il disegno il fondamento di tutte le arti: «L’istessa anima – scrive Vasari – che concepe e nutrisce in se medesima tutti i parti degli intelletti». Mentre il colore è solamente una parte della pittura. Gli artisti fiorentini sono molto diligenti e in ogni dipinto si vede un metodo di lavoro preciso e rigoroso. A Venezia, al contrario, è sempre Vasari che scrive, si usava ritrarre qualunque cosa «con maniera secca, cruda e stentata». Un po’ come Tiziano. Ma a Venezia non stanno con le mani in mano. E prima Pietro Aretino e poi Lodovico Dolce si scagliano contro l’incombente monotonia e la «pericolosa disonestà» di Michelangelo. Ne riparleremo.
Intanto Paolo Pino trova una formula mediana. Nel suo Dialogo di pittura scritto nel 1548 (la prima edizione delle Vite di Vasari è del 1550) scrive: «se Tiziano e Michiel Angelo fussero un corpo solo, ove al disegno di Michiel Angelo aggiontovi il colore di Tiziano, se gli potrebbe dir lo dio della pittura, sì come parimenti sono ancora dèi propri».
Di Paolo Pino non si sa molto. Nasce nell’ultima decade del Quattrocento. È attivo a Venezia dagli anni Trenta del Cinquecento. Da un documento del 1564 si evince che abita in contrada di San Vio e che il padre, già deceduto, si chiama Alessandro. Nel suo Dialogo di pittura sostiene di essere stato a bottega dal pittore bresciano Girolamo Savoldo prima del trasferimento di questi a Milano nel 1533-34.
Di lui si conoscono alcuni ritratti e qualche pala d’altare. Nel 1534 firma (Paulus de Pinnis) il Ritratto di collezionista, oggi al Musée des beaux-arts di Chambery. Agli Uffizi di Firenze troviamo il Ritratto del medico Coignati. Poi figure a stucco, teleri, un pilo marmoreo a Noale. Muore a Venezia intorno al 1565. La sua produzione letteraria comprende un dialogo, due commedie e diversi poemi. Ma il testo che ce lo fa ricordare è il Dialogo di Pittura.
I giudizi su di lui sono variegati. Lionello Venturi sostiene che la sua cultura e la sua intelligenza siano molto limitate, mentre Ettore Camesasca ritiene che occupi «un posto elevato nella storiografia veneziana» e Julius Schlosser Magnino che il suo testo sia scritto con «molta abilità, pieno di brio e spirito». Per contro tutti affermano che il suo lavoro pittorico sia poco più che mediocre.
Il Dialogo di Pittura di Messer Paolo Pino nuovamente dato in luce viene stampato a Venezia da Paulo Gherardo nel 1548. Si tratta di un dialogo, appunto, fra il veneziano Lauro e il «forastiero» Fabio, toscano. Lauro invita il forestiero a un incontro «dove vi saranno venticinque matrone, tutte leggiadre, tutte graziose e belle». Il libretto parte e si incentra sulla bellezza muliebre che deve essere (citiamo un sunto) con «una carne delicata, senza macola, lucida e candida; che l’età non aggiunga alla trentacinque anni, ma più partecipi dell’acerbo che del maturo, non debilitata dal coito, non passata, non arida; che le membra corrispondano insieme; con i capelli lunghi, sottili e aurei; le guance uguali; la bocca retta; le labbra di puro sangue e picciole; i denti candidi et eguali… il petto ampio e morbido, le poppe sode e divise… le cosce affusate e marmoree…». Lionello Venturi fa notare che i fiorentini erano portati verso la verità scientifica, mentre i veneziani verso la sensualità.
D’altronde la grande pittura veneziana inizia con una Venere nuda dipinta da Giorgione. E come non dimenticare le carni rosee e i capelli rossastri delle femmine tizianesche. Dopo la ricerca della donna ideale si passa alla teoria che deve comprendere tre categorie, il disegno, l’invenzione e il colorito, per addentrarsi negli aspetti tecnici come l’illuminazione dello studio e la disposizione delle finestre. Il pittore deve andare in giro curato e senza macchie di colore e soprattutto essere un buon cattolico. Quelli citati sono, fra gli altri, Tintoretto, Bronzino, Tiziano, il dio della pittura e chi non è d’accordo è un «eretico fetidissimo».
Bibliografia
Edizione di riferimento (dalla mia biblioteca): Paolo Pino. Dialogo di pittura, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1954
Paolo Pino, il veneziano
Trattati/5 - Pittore, scultore e letterato, ha lasciato pareri discordi sulla sua capacità artistica
/ 20.07.2020
di Gianluigi Bellei
di Gianluigi Bellei