È necessario procedere «in punta di piedi» nello scrivere sull’opera Gli Ugonotti di Giacomo Meyerbeer rappresentata mercoledì al Grand-Théâtre di Ginevra, che abbiamo scelto perché la Città di Calvino ne è profondamente coinvolta. Gli Ugonotti, protestanti calvinisti di Francia, ribelli di Savoia assieme a gruppi ginevrini, avevano subìto, nella famigerata Notte di San Bartolomeo del 23-24 luglio 1572, un eccidio spaventoso a Parigi durante le lunghe guerre tra cattolici e protestanti.
L’argomento dell’opera di Meyerbeer, rappresentata in prima assoluta nel 1836 a Parigi, è tratto da questo fatto storico, immerso in un intreccio romanzesco dell’epoca, come era in voga all’Académie royale de musique, l’allora Opéra di Parigi.
Elementi di attualità hanno potuto giustificare la scelta di quest’opera per una ripresa al Théâtre ginevrino dopo il lontano 1927, ma certamente non per lo stile nell’esecuzione che in genere non viene mai profondamente ritoccato, come è il caso ormai in tutte le opere del periodo barocco, già a partire dalla scelta degli strumenti. Qui si trattava dell’uso di un’orchestra moderna tradizionale, la stabile Orchestre de la Suisse romande, ben diretta da Marc Minkovski.
L’attualizzazione è avvenuta, come oggi è in uso o di moda, attraverso la messa in scena, in questo caso, di Jossi Wieler e Sergio Morabito, che hanno messo in rilievo l’ambientazione religiosa, con accenni a una monumentale chiesa gotica con un rispettivo mobilio trasportabile e a costumi riguardanti l’inizio del secolo scorso. Ciò che ha sorpreso nella rappresentazione dell’opera è il carattere ironico e talvolta sarcastico dati alla vicenda drammatica.
I personaggi sembravano autocriticarsi uscendo da loro stessi in modo da creare scene assurde nei confronti dei temi proposti. Questo fino alla fine, quando nel Quinto e ultimo atto, dopo che il popolo ha inneggiato alla guerra mostrando croci e pistole, non era più possibile giocare sul precedente doppio binario, così da imboccare la via del dramma originale di Meyerbeer con lo straziante finale dell’uccisione della figlia Valentina che si era convertita al protestantesimo per morire vicino al suo amante Raoul, uccisi entrambi dalle truppe protestanti dirette dal padre stesso di Valentina.
Amore e morte si trovano così profondamente uniti come il Romanticismo ha spesso mostrato in tutte le arti.
Il meccanismo straniante di quasi tutta l’opera è stata ricercata nei materiali cinematografici di Hollywood che hanno trattato questo soggetto, immettendo macchine da presa per film, messe in posa da star o scene erotiche esilaranti.
Possiamo senz’altro affermare che l’originale dell’opera è molto complessa, già a causa della durata di quattro ore dei cinque atti, ma anche per un soggetto storico di ampia portata. Basti pensare solo al matrimonio combinato tra la cattolica figlia del re, Margherita di Valois con il protestante Enrico III di Borbone, re di Navarra, organizzato per pacificare le due fazioni religiose in guerra.
Meyerbeer, di origine tedesca, si era recato in molte parti d’Europa, stabilendo numerose amicizie, come quella profonda con Rossini che comporrà una musica in memoria del suo amico defunto. Negli Ugonotti si trovano quindi stili europei diversi: da uno studiato stile strumentale del ’500 francese, pigli ritmici rossiniani, ma anche di Verdi o di Bellini, strutture melodiche classiche, strumentazioni alla francese o influenze tedesche. Ricerche accurate sono state fatte dal compositore per inserire nell’opera anche melodie luterane ed ebraiche.
Vale la pena far notare che le opere di Meyerbeer hanno avuto un grande successo in tutta Europa e che come compositore era tra i più famosi dell’epoca, ma dopo le persecuzioni razziali del Novecento, la sua opera è rimasta nell’ombra e oggi non sembra risollevarsene.
Anche alla prima di mercoledì a Ginevra c’è stato un discreto successo da parte del pubblico, molto attento, che ha applaudito con convinzione.Bravi tutti i cantanti e segnaliamo in particolare i soprani Ana Durlovski e Rachel Willis Sorensen, il tenore John Osborn e il mezzo-soprano Lea Desandre.