Dove e quando
Harald Szeemann. Il pensatore selvaggio. Evento dedicato al curatore con una conferenza, una proiezione, una mostra fotografica e un concerto; interverranno Lucrezia De Domizio Durini, Pilar Parcerisas, Giorgio D’Orazio e Emanuel Dimas de Melo Pimenta. Ascona, Monte Verità, 6 aprile ore 17.00; in italiano.

Harald Szeemann assieme a Lucrezia De Domizio Durini in una scherzosa immagine scattata nel 1992 al Kunsthaus di Zurigo (Keystone)


Occhi che brillano nell’oscurità

La Baronessa Lucrezia De Domizio Durini sarà al Monte Verità per presentare la ristampa di «Harald Szeemann. Il Pensatore Selvaggio»
/ 01.04.2019
di Natascha Fioretti

«Un ricordo non si conserva. Un ricordo va ricostruito sempre insieme ad altri» ripete come un mantra la Baronessa Lucrezia De Domizio Durini nella sua opera Harald Szeemann. Il Pensatore Selvaggio, edita per la prima volta nel 2005 e ora ristampata per l’editore Lindau di Torino. Una ristampa che è divenuta una preziosa occasione per pensare un evento in omaggio al curatore indipendente Harald Szeemann che nel Monte Verità aveva scoperto un luogo sacro e in Ascona «un’enclave dello spiritualismo laico Mitteleuropeo».

A ricordarlo il 6 aprile alle 17.00, in quello che sarà un evento a più voci scandito da diversi momenti culturali, saranno la Dr.ssa Pilar Parcerisas, storica dell’arte, il compositore artista Emanuel Dimas de Melo Pimenta con una pièce musicale per l’occasione e, naturalmente, la mente di tutto questo, la Signora italiana dell’Arte internazionale, Lucrezia De Domizio Durini, grande estimatrice e amica di Harald Szeemann, profonda conoscitrice e ambasciatrice della filosofia beuysiana nel mondo, insignita nel 1993 a Parigi dell’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e della Letteratura. Con il suo Harald Szeemann. Il Pensatore Selvaggio, di cui la Baronessa ci racconta in questa intervista, si apre in grande stile la nuova stagione culturale al Monte Verità. 

Come è nata l’idea di questo evento e quali sono i punti aggreganti dei diversi momenti culturali?
Con l’occasione della ristampa ho voluto creare un evento in ricordo e in omaggio ad Harald Szeemann, uno tra i più emblematici e significativi personaggi della critica mondiale del secondo dopoguerra. Critico dell’intensità, profondo storico dell’arte, curatore indipendente, per l’intera sua vita ha creato mostre di intenso spessore cambiando la storiografia e i sistemi della metodologia critica ed espositiva internazionale. Szeemann amava les finesses della cultura, come lui soleva definire le ricerche minime di analisi comparata, che mirabilmente innescava nelle sue atipiche mostre internazionali. Con Harald Szeemann ho avuto un rapporto di lavoro costante e ho sempre condiviso i principi fondamentali dell’uomo: indipendenza, libertà, creatività, solidale collaborazione e professionalità che sono insiti nel pensiero e nell’opera del mio maestro Joseph Beuys del quale, Hary, come lo chiamavano gli amici, amava molto il pensiero e l’opera. Nel realizzare questo evento ho sentito il dovere etico di chiamare a collaborare quelle persone che hanno conosciuto e condiviso la filosofia di Szeemann. 

A ricordare Harald Szeemann saranno le parole, la musica ma anche la fotografia, non è vero?
Nel pensare l’evento la mia creatività ha preso il sopravvento e ho desiderato comporre un corpo unico fotografico che ho chiamato Oltre l’immagine – formato da 93 fotografie tratte dall’obiettivo magico di Buby Durini dell’immane Archivio storico De Domizio Durini e farne donazione alla Fondazione Monte Verità. Un Remember di anni vissuti con Harald Szemmann nel pubblico e nel privato, con la famiglia e gli amici, testimonianze uniche e rare.

Nella sua nota biografica si definisce «una collezionista di rapporti umani» ricordandomi il clown di Heinrich Böll, collezionista di attimi. Cosa significa collezionare rapporti umani?
Heinrich Böll, Premio Nobel per la letteratura nel 1972, era un pacifista e ha collaborato con Joseph Beuys alla creazione del Free College for Creativity and Interdisciplinary Research e alla Free International University, la creatura di Beuys presentata per la prima volta nei 100 giorni della Conferenza Permanente a Documenta 6 di Kassel nel 1977 cui io e il mio defunto marito Buby Durini abbiamo partecipato. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, grazie a Beuys. Erano uomini speciali, antesignani, precursori attivi che parlavano innanzi tempo di uguaglianze e di tutte le problematiche che oggi dilaniano il nostro pianeta. Amo definirmi collezionista di rapporti umani poiché il mio lavoro è una missione: non sono interessata al business ma a comprendere me stessa attraverso gli altri.

Lei definisce Szeemann in vari modi: pensatore selvaggio, visionario, curatore indipendente e lavoratore atmosferico. Chi era Szeeman?
Harald Szeemann è il Pensatore Selvaggio, titolo che ho preso in prestito dal libro del famoso Lévi-Strauss. Come l’antropologo, con il suo spessore cognitivo di profondità analitica, costituisce uno degli assi cardinali delle scienze umane contemporanee. Nel campo della cultura del XX secolo lo considero una figura chiave per lo sviluppo e la ricezione dell’arte contemporanea in Europa e nel mondo intero.

Per lui ha solo parole di elogio ma Szeemann un difetto lo aveva? 
Nei grandi uomini i difetti sono pregi e gli incontri non sono mai casuali, ma vivono una traiettoria prestabilita dal cosmo dalla quale nessuno può esimersi o creare. Harald Szeemann è uno dei Quattro Punti Cardinali della mia esistenza che insieme a Joseph Beuys, a Pierre Restany e a Buby Durini mi proteggono dal cosmo.

Lei è una grande protagonista del mondo dell’Arte a livello internazionale. Perché è stata definita un «personaggio atipico»?
Sono contro ogni sistema. Ho lottato molto per esserne fuori. La libertà, l’indipendenza, la determinazione, la volontà, l’energia creativa sono gli elementi che formano l’essere umano, essi costituiscono il sale della vita.

Nella sua premessa scrive «Oggi più di ieri la condizione dell’Arte ha bisogno di occhi che brillino nell’oscurità, di spiriti visionari». È un momento buio per l’Arte e più in generale per l’uomo?Stiamo vivendo un momento storico in cui il virus del potere ha formato un esercito di uomini che tentano di compiere il genocidio di miti, fantasie sogni e utopie, ma principalmente cerca di trasformare la libertà in una specie di autorità democratica, dove l’obbligo della corruzione parte dalla vanità del pensiero e si estende al buon gusto, alle buone maniere invadendo dispoticamente anche l’Arte e il sistema dell’Arte. Sulle istituzioni e sui governi mondiali grava la responsabilità di aver contribuito, attraverso un comportamento obsoleto e compromissorio, alla perdita dell’etica, della cultura, della dignità dell’uomo, del rispetto di madre natura. Ci troviamo in uno stato di crisi profonda, una crisi intellettuale, etica e spirituale che tocca ogni aspetto della vita umana. Come individui, come società, come civiltà e come ecosistema stiamo raggiungendo il punto di svolta.