Wolfganf Amadeus Mozart (1756-1791) è uno dei protagonisti indiscussi dell'attuale stagione musicale dell'OSI (wikipedia)


Non solo Mozart, o forse sì

Il direttore dell’OSI Markus Poschner propone l’incommensurabile genio della musica Wolfgang Amadeus Mozart con due appuntamenti imperdibili
/ 26.03.2018
di Simona Sala

L’avevamo incontrato a gennaio, e con un sorriso e l’entusiasmo competente che contraddistingue ogni cosa che affronta, il direttore dell’Orchestra della Svizzera italiana Maestro Markus Poschner, ci aveva annunciato che in primavera con l’OSI, con cantanti solisti e con il Coro della RSI avrebbe deliziato il suo pubblico con ben due appuntamenti mozartiani: il Requiem – che andrà in scena alla Collegiata di Bellinzona il 30 marzo, ma è inutile affrettarsi, i biglietti sono andati esauriti in un batter d’occhi – e il Così fan tutte in forma di concerto, una coproduzione internazionale realizzata in collaborazione con il Landestheater Linz, in programma il 25 maggio alle 19.30 e il 26 maggio alle 17.00 al LAC di Lugano (prevendita biglietti in tutti i punti vendita Ticketcorner e online). Il lavoro su Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) è dunque qualcosa di più organico, che esula da un approccio estemporaneo. Abbiamo incontrato nuovamente Markus Poschner per farci raccontare cosa sta dietro alla scelta del repertorio di un compositore di cui l’attore e regista Peter Ustinov diceva: «Era geniale e sofisticato, triviale e profondo, ma non di volta in volta, bensì tutte queste cose allo stesso tempo». Forse Mozart dimostra una leggerezza di intenti che però, comunque, è il frutto di una conoscenza quasi sovrumana. 

Maestro Poschner, mancano pochi giorni all’esecuzione del Requiem.
Sì, l’appuntamento è vicino. In questo momento il compositore è senza dubbio il nostro eroe. Grazie ai temperamenti e alle personalità presenti nell’OSI abbiamo modo di fare un ottimo Mozart. Nonostante le apparenze Mozart è difficile, poiché scrive poche note; i musicisti sono tutti concordi nell’affermare che di fronte a Mozart si è sempre nudi, poiché è impossibile nascondere qualcosa: alla fine emerge sempre la verità.

Personalmente qual è il suo rapporto con il genio austriaco?
È difficile parlarne, perché alla fine la musica è sempre una questione di cuore. Anche se non amo i discorsi gerarchici devo ammettere che per me Mozart è stato il più grande di tutti i compositori. La sua follia è data dal fatto che non compose nulla: egli scriveva e basta. Ma se da una parte sono affascinato dal fatto che in lui non vi fosse alcun percorso compositivo, poiché tutto era già pronto nella sua testa, dall’altra parte rimango colpito (e questo è un aspetto che accomuna tutti i grandi compositori) da aspetti meno tecnici, come la sua profonda conoscenza del cuore degli esseri umani. 

L’ultima volta che ci siamo incontrati, lei ha ribadito come sia importante andare a fondo delle cose, cercando di arricchire le proprie conoscenze intorno a un determinato tema. Il film Amadeus è un modo di avvicinarsi a Mozart? 
Per me personalmente Amadeus di Milos Forman è un film cult! Allo stesso tempo però ci offre un biglietto di ingresso al mondo di Mozart. Il personaggio del film, interpretato brillantemente da Tom Hulce, non va scambiato con quello reale, ma rappresenta comunque una possibilità, una verità. In fondo, chi era Mozart, prima del film? Un personaggio circondato da molti cliché: il divertente puer aeternus raffigurato sulle dolcissime Mozartkugeln ma anche una persona seria e tragica. Forse anche il film di Forman è un cliché, ma sicuramente completa il nostro quadro di Mozart, motivandoci ad analizzare le immagini viste. Il film deve dare l’impulso a cercare di farsi una propria immagine.
E questo è anche il lavoro di noi musicisti e interpreti. Il mio compito è sempre la ricerca della verità.

Lei studia i testi, li approccia in modo critico, ma alla fine mi sembra di capire che sia sempre una questione di cuore.
No: per me c’è sempre stato il cuore prima di ogni cosa! Negli anni però ho imparato a fare ordine dentro di me. Noi artisti siamo sempre pieni di sentimenti, idee ed emozioni, ma è necessario imparare a gestirli, a canalizzarli. Quello che resta alla fine, comunque – ed è la cosa più importante – è il piacere, la gioia.