Bibliografia

Rolando Fasana, Bambini Abbandonati, confini e perdute identità. Esposti e trovatelli tra Comasco e Svizzera italiana: abbandono, assistenza, balie nei secoli XVIII e XIX, Nodo Libri, 2020.


Neonati di contrabbando

Storia locale - Uno studio condotto sui registri dell’orfanotrofio di Como riporta alla luce un fenomeno molto particolare che interessava il rapporto tra Ticino e Lombardia
/ 12.04.2021
di Alessandro Zanoli

Hanno proprio un fascino particolare quei libri di storia che ci aiutano ad ampliare l’orizzonte delle nostre abitudini mentali, fuori dalla rigidità dei limiti quotidiani, sempre così «nazionali». Libri che portano indietro le lancette degli orologi e ci descrivono la nostra regione in una prospettiva più complessa, sfumata: non tutelata, nel nostro immaginario, dal moderno concetto asettico e fiscale di «confine». Questo volume, che si occupa di un tema di rilevanza sociale per certi versi molto cruda e drammatica, ha proprio il merito di mostrarci come le nostre terre, in particolare il Sottoceneri, fossero in passato molto legate alla loro matrice culturale, sociale, economica e religiosa lombarda.

I confini esistevano anche in passato, senza dubbio: a partire dall’inizio del 500 era chiara quale fosse la regione lombarda dominata dagli Svizzeri e quella appannaggio del Ducato di Milano. Ma i rapporti di vicinato erano del tutto diversi da quelli a cui siamo abituati oggi. Non c’era nessuna «ramina»: anzi, c’erano secoli di consuetudini, di scambi, di promiscuità che condizionavano i comportamenti reciproci. Per venire al tema di questo agile e interessante studio, in un ambito così particolare come quello dell’abbandono dei neonati, si vede chiaramente come tale triste fenomeno sociale, effetto della povertà in una società rurale e arcaica, avesse come riscontro tutto un movimento, un traffico «umano» che faceva confluire i piccoli abbandonati della nostra regione verso i brefotrofi di Como, Milano e Novara.

Il ricercatore Rolando Fasana ha avuto modo di accedere a fonti statistiche che risalgono addirittura al XVIII secolo: le liste degli accoglimenti nel «Pio luogo degli esposti» di Como riportano tra i vari dati registrati la menzione del luogo di abbandono. Si scopre così che in alcuni comuni a ridosso del confine con il Mendrisiotto attuale, si erano stabiliti quasi dei punti di raccolta riconosciuti e ben frequentati. Le cifre degli abbandoni sono veramente significative e sono segnale di un disagio sociale che nel corso degli anni vari studiosi hanno diversamente giustificato: chi era a sud del confine li riteneva chiari frutti di relazioni adulterine o di gravidanze inattese dei vicini del nord; per quelli del nord (forse toccati nel vivo della propria moralità) si trattava invece di abbandoni, volutamente dissimulati oltre il confine per motivi di privacy, da parte dei più numerosi e prolifici vicini del sud.

Quel che è certo è che in quei secoli Como e il suo ospedale erano punto di riferimento obbligato per gli abitanti del Mendrisiotto (si pensi soltanto, ad esempio, al settore dell’intervento psichiatrico, fino alla fine dell’800). Sembra quindi abbastanza normale pensare che, in presenza di un’istituzione pia dedicata all’accoglimento dei piccoli, chi non riusciva per vari motivi a garantire un futuro alla propria prole pensasse di affidarla a un’istituzione conosciuta e benevola. Per definire il fenomeno alcuni storici si sono serviti del termine «contrabbando» di bambini. Una definizione certo ambigua, inesatta, ma che secondo Fasana ha il merito di mostrare perlomeno come il passaggio illegale di merci e quello di poveri infelici percorresse le stesse tratte, implicasse persino, probabilmente, le stesse persone.

In conclusione lo studio si occupa poi di un fenomeno collaterale e si potrebbe dire compensatorio a quello dell’abbandono dei neonati: il loro affidamento, da parte dell’istituto comasco, a balie ticinesi. In un percorso di ritorno verso nord, molti dei piccoli ospiti dell’istituto comasco venivano in Ticino per essere allattati e nutriti, creando una sorta di un circolo virtuoso che, in un certo modo, rendeva giustizia ai poveri abbandonati.



 



La copertina della recente pubblicazione.