Dove e quando
Enzo Cucchi. Cinquant’anni di grafica d’artista. Spazio Officina, Chiasso. Fino al 23 luglio 2017. A cura di Claudio Cerritelli e Nicoletta Ossanna Cavadini. Orari: ma-ve 14.00-18.00; sa-do-aperture speciali 10.00 12.00/14.00-18.00; lu chiuso. www.centroculturalechiasso.ch


Nel segno della sperimentazione

Chiasso ospita la produzione grafica di Enzo Cucchi
/ 03.07.2017
di Alessia Brughera

Nel 1979 il critico Achille Bonito Oliva teorizza insieme agli artisti Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria e Mimmo Paladino un nuovo modo di fare arte al quale dà il nome di Transavanguardia. Scopo di questi autori è quello di generare un linguaggio che «sappia tornare ai suoi motivi interni», dove far confluire immagini appartenenti alla storia dell’arte alle quali dare una nuova vita attraverso gli strumenti classici della pratica creativa. È difatti un vero e proprio ritorno al piacere della pittura, il loro, in netta contrapposizione con le ricerche di matrice concettuale che in quegli stessi anni stavano mortificandolo con «arrovellamenti intellettuali».

La tendenza all’opulenza formale e cromatica e la propensione ad attingere allo sterminato repertorio figurativo della tradizione sono i mezzi con cui questo movimento afferma il diritto alla discontinuità linguistica: l’interesse si sposta adesso dallo stile all’immaginario dell’artista, che procede per analogie rischiose lasciando fluire nell’opera le sedimentazioni del passato.

Con la sua personalità poliedrica e con la sua potente inventiva, Enzo Cucchi è la figura più visionaria di questo gruppo, mossa da un irrefrenabile impulso a ribaltare le convenzioni, a capovolgere punti di vista e prospettive per approdare a risultati originali che sanno però mantenere la freschezza dell’essenzialità. Elemento caratteristico del suo fare arte è proprio l’affidarsi all’istinto, a una sorta di sensibilità primitiva che carica i suoi lavori di simboli e di memorie romantiche, di deliri e di fantasticherie.

Per uno sperimentatore disinvolto come Cucchi la pittura è solo una delle modalità espressive da utilizzare. Il suo è difatti un muoversi senza limitazioni tra le discipline tradizionali sin dagli anni giovanili, quando si dedica alla conoscenza delle più svariate tecniche artistiche con la consapevolezza dell’importanza di ciò che può nascere dalla loro commistione.

Una mostra allestita allo Spazio Officina di Chiasso si sofferma sul lavoro grafico del maestro marchigiano, produzione centrale nel suo variegato percorso e ambito dove Cucchi ha saputo immettere senza restrizioni di sorta tutta il suo vigore narrativo e i caratteri distintivi del suo operato.

La ricca selezione di pezzi raccolti nella rassegna chiassese comprende quasi duecento libri d’artista a cui si affiancano numerose incisioni di piccolo e di grande formato, nonché alcuni bozzetti relativi alla decorazione della Chiesa di Santa Maria degli Angeli sul Monte Tamaro e una serie di sculture mai esposta prima. A essere documentato è mezzo secolo di attività di Cucchi, dagli esordi degli anni Settanta agli esiti più recenti, un lungo cammino in cui egli ha fatto del piacere della scoperta il suo punto di forza.

Emerge da questi lavori come anche nella grafica l’artista sia riuscito a creare universi dalla notevole, talvolta imprevista, qualità provocatoria e ironica, recuperando da una parte le proprie radici europee, con una predilezione per l’Espressionismo nordico, dall’altra le più familiari radici marchigiane, che riconosce negli spazi fluttuanti di Licini, e mescolando tutto nell’esplosione del segno.

Cucchi guarda al passato, soprattutto ai grandi maestri dell’arte occidentale quali Giotto e Masaccio; guarda alla metafisica dechirichiana, da cui mutua la capacità di conferire alle sue grafiche un’atmosfera sospesa nel tempo; guarda al patrimonio figurativo e al genius loci della propria terra d’origine, fatto di animali devoti, case contadine e alberi rassicuranti. I riferimenti a una cultura «alta» si mischiano così alle immagini popolari, i richiami a una dimensione onirica si legano alle iconografie della memoria.

La sezione più copiosa della mostra è costituita da cataloghi e libri-oggetto che testimoniano l’estro di Cucchi e il suo voler essere innovativo a ogni costo, sfidando regole e limiti. Questi materiali, di cui l’artista ha seguito con scrupolo tutti i dettagli e le fasi di esecuzione, ci portano in un mondo dove le pagine, le copertine, i dorsi e i caratteri diventano elementi sorprendenti, particolari inattesi che rivelano la vivace creatività dell’autore.

Di particolare interesse, poi, sono le ventuno piccole incisioni dal titolo Documenti realizzate appositamente per l’esposizione di Chiasso. Qui Cucchi sposa tecnica grafica e collage dando vita, ancora una volta, a opere in cui la sperimentazione diviene lo strumento per far emergere le sue esuberanti suggestioni in una primordiale semplicità.