Della sua opera più nota – Le quattro stagioni – si contano centinaia di registrazioni. Nessun’altra composizione, né una sinfonia di Beethoven né un concerto di Mozart, è così pop quanto questa fantastica opera di Vivaldi. In letteratura poi i romanzi sul «prete rosso» non sono più una novità. Concierto barroco, il romanzo di Alejo Carpentier è del 1974; e con Stabat mater Tiziano Scarpa ha spuntato, nel 2009, il premio Strega. Come mai allora Vivaldi und seine Töchtern, «Vivaldi e le sue figlie», l’ultimo romanzo di Peter Schneider è rimasto per mesi in Germania fra i bestseller? Quale plot ha mai intrecciato lo scrittore berlinese intorno alla musica e vicende del compositore veneziano?
Una prospettiva molto personale, visto che suo padre – Horst Schneider – era musicista e direttore d’orchestra a Friburgo. E Peter da ragazzo ha studiato violino suonando, sotto la bacchetta del padre, le opere di Vivaldi. «Il romanzo è un omaggio a mio padre, che mi ha insegnato la passione per la musica e la disciplina per suonarla», spiega Schneider. Come Giovanni Battista Vivaldi, (barbiere) e violinista a San Marco, che al primogenito Antonio insegnò tutti i trucchi del mestiere. Per la generazione del ’68, Schneider è stato un protagonista della rivolta studentesca a Berlino, soprattutto l’autore di Lenz e Il saltatore del Muro, testi-Kult degli anni di protesta. Al di là di musica, letteratura e politica, è il cinema l’altra passione di Peter Schneider. Il romanzo su Vivaldi nasce come sceneggiatura a cui stava lavorando per un film con Michael Ballhaus, il cameraman che ha girato i film più belli di Fassbinder e Martin Scorsese.
Insieme ai ricordi personali è quindi il fattore-cinema a imprimere al testo sound e colori così vivaci. Come le scene in cui Schneider descrive l’atmosfera della Serenissima all’epoca di Vivaldi: «Venezia – si legge – era la metropoli del divertimento in Europa del 17° e 18° secolo, la Las Vegas del tempo». Costretto, dalla madre Camilla, a vestire la tunica, è all’insegnamento della musica alle orfanelle dell’ospedale della Pietà che Vivaldi dedica il suo estro musicale. «Anche per questa sua orchestra femminile, commenta Schneider, Vivaldi fu un vero pioniere». Nel romanzo però scopriamo anche «l’altro volto» di Vivaldi, astuto impresario e traffichino manager d’opera.
«Vivaldi, ricorda Schneider, fu un grande impresario, ma non sempre ebbe successo, anzi». Non era certo l’unico sulla scena teatrale di Venezia, e tante le gelosie che «il prete rosso» ispira nella concorrenza. Soprattutto in Benedetto Marcello, altra Star dell’era barocca, che compone libretti anonimi contro Vivaldi e la sua giovanissima mezzosoprano Anna Girò. Da allieva alla Pietà, Anna muterà nella «primadonna assoluta», a cui Vivaldi darà il ruolo di protagonista in tante opere e arie. Tra il Maestro, tanto celebrato alle corti di Mantova, tedesche o persino a Roma, e l’avvenente Annina la differenza è di 32 anni. Ma qual è il vero rapporto fra Vivaldi, la giovane cantante e la sua sorellastra Paolina?
All’intrigante e creativa costellazione fra l’artista e le Girò, Schneider dedica pagine di tenera bellezza, senza mai scivolare nel kitsch. Se la relazione fra Antonio e Anna resterà per sempre avvolta nel mistero, la musica di Vivaldi attraverserà i secoli, facendo tremare i polsi persino a papi e imperatori. In una delle scene più suggestive del romanzo, accolto al Vaticano da Benedetto XIII, Vivaldi intona al violino La follia, l’irruenta musica già suonata dal grande Corelli. E il papa batte il ritmo con le sue pantofole rosse. A Trieste poi l’imperatore Carlo VI lo nominerà persino «Ritter», Cavaliere, il geniale musicista. Peccato che a questo mondo ogni gloria è effimera, anche quella di un Vivaldi. Intorno al 1740, perso l’incarico alla Pietà, costretto dai debiti a vendersi gli spartiti, eccolo lasciare la Laguna per rifugiarsi a Vienna. La stella della «sua» Annina brillerà ancora per altri Maestri della feconda industria barocca. Anche Ballhaus, il famoso cameraman di Scorsese, passerà gli ultimi anni afflitto da cecità, come Schneider racconta nelle ultime pagine insieme alla parabola di Vivaldi, le cui opere saranno dimenticate per secoli, prima di essere riscoperte agli inizi del 20° secolo. «Un comeback come quello di Vivaldi, conclude l’autore, non si era mai visto nella storia della musica».
Un romanzo tutto da leggere questo di Schneider per capire i miracoli, le tragedie e tutte le casualità nella vita di uno dei più grandi artisti della storia.
Musica, come in un film
Vivaldi e le sue figlie, un bestseller in Germania
/ 19.07.2021
di Stefano Vastano
di Stefano Vastano