Il pianista Piotr Anderszewski

Come partecipare
«Azione» offre alcuni biglietti per il concerto del 22 novembre al LAC di Lugano (ore 20.30) che sarà trasmesso in diretta su Rete Due. Dirigerà il concerto Vladimir Ashkenazy; al pianoforte si esibirà Piotr Anderszewski. Per partecipare all’estrazione vogliate seguire le istruzioni indicate sulla pagina web www.azione.ch/concorsi


Mondi mozartiani

Il pianista Anderszew Piotrski si esibirà con l’OSI al LAC il 22 novembre; «Azione» mette in palio biglietti per il concerto
/ 12.11.2018
di Enrico Parola

K 491 e 492: la prima parte del programma che Vladimir Ashkenazy dirigerà giovedì 22 novembre accosta due opere di Mozart catalogate con numeri successivi; il Concerto per pianoforte e orchestra in do minore venne presentato a Vienna il 3 aprile 1786 al Burgtheater dove, il primo maggio, il sipario si alzò sulle Nozze di Figaro, il capolavoro teatrale di Amadeus qui rappresentato dall’ouverture. Nonostante la prossimità temporale le opere evocano mondi lontani: atmosfere spumeggianti ed eccitate nell’ouverture, assorte e tormentate nel Concerto.

Ancor prima che irrompano i fiati con forti accenti, basterebbe l’incipit dell’ouverture, un rapidissimo seppur sussurrato arabesco degli archi che rompono il silenzio come una scarica elettrica, per essere travolti dalla frenesia della musica, specchio della «folle giornata» immaginata da Beaumarchais. Una girandola di inganni e disinganni, sotterfugi e macchinazioni, camuffamenti e agnizioni dove il popolo può irridere la nobiltà (non a caso il soggetto era stato proibito e solo dopo lunghe insistenze Mozart e il suo librettista Da Ponte riuscirono a convincere la censura e l’imperatore a farlo rappresentare), mentre Figaro e la promessa sposa Susanna sbeffeggiano il Conte libertino con la complicità della Contessa. Un ritmo frenetico che percorre l’intera vicenda e l’intera ouverture, giustamente considerata un capolavoro essa stessa e in quanto tale spesso proposta a sé.

Anche l’esordio del Concerto K 491 è sommesso e strisciante, ma di umore opposto: è lento, non dà la sensazione di un’energia contenuta a stento e pronta a esplodere da un momento all’altro, ma di un pensiero che voglia andare ancor più al fondo dell’animo umano. All’ascoltatore d’oggi, abituato a Beethoven e a romantici come Chopin e Mendelssohn, Brahms o Schumann, un Concerto in do minore non desta l’impressione e la sorpresa che suscitava nel pubblico viennese di fine Settecento: all’epoca i compositori riuscivano a far conoscere la propria musica innanzitutto suonandola; Mozart e ancora Beethoven si imposero a Vienna prima come pianisti e poi come autori.

I concerti erano organizzati da loro, a sottoscrizione, cioè a pagamento: se si riusciva ad intercettare i gusti del momento si poteva guadagnare bene, si vendeva la propria musica e si poteva essere ingaggiati dai nobili per lezioni private molto ben retribuite. Il Concerto solistico, cioè con uno strumento che spicca sull’orchestra e vi dialoga, era considerato un genere di intrattenimento, abbastanza leggero e perciò era sempre scritto in una tonalità maggiore, luminosa e accomodante. Lo stesso Mozart usò nei suoi 27 Concerti solo due volte quella minore; nel K 466 in re minore, più drammatico e vibrante, e nel K 491. In entrambi l’entrata del pianoforte è un recitativo intimo, un pensiero confessato ad alta voce; se tesi, corruschi e a tratti anche tragici sono i dialoghi tra il solista e l’orchestra nei due movimenti veloci, il Larghetto centrale è un’oasi di pace, col pianoforte e gli altri strumenti a condividere una purissima melodia.

Solista sarà Piotr Anderszwski, che l’ha suonato anche alla Scala di Milano. Nella seconda parte risuoneranno le musiche di scena composte da Sibelius per il Pelléas et Mélisande di Maeterlinck, andato in scena per la prima volta in Finlandia il 17 marzo 1905, ad Helsinki. Le nove parti accompagnano le varie scene del dramma: Alle porte del castello con una melodia vaporosa, il corno inglese è Mélisande, una densa melodia di valzer accompagna i protagonisti fino a Una fontana nel parco, il momento più intenso e spettacolare è Mélisande all’arcolaio, anche se il finale, seguendo Maeterlinck, racconta la morte della protagonista.