Le opere d’arte africane esposte nei musei etnografici europei spesso sono state sottratte indebitamente e nutrono il dibattito sempre attuale sulla ricollocazione dei beni artistici. È il tema che ha ispirato Juri Cainero e la sua compagnia Onyrikon per Lo specchio di Iyagbon, spettacolo andato in scena con successo alle Cave di Arzo e nato dall’incontro del regista con Samson Ogiamien. Scultore nigeriano, discendente da una famiglia fra le vittime di un terribile massacro e saccheggio perpetrato a Benin City dai soldati britannici nel 1897, Samson ha realizzato la maschera di Yagbon, divinità del pantheon nigeriano, simbolo della terra e protettore degli artisti.
Il pretesto teatrale si trasforma in un percorso inverso, dove l’oggetto viene sottratto al museo per essere restituito alla sua dimensione rituale. Il pubblico, prima di sistemarsi nell’anfiteatro della cava, passa in rassegna diverse opere: è l’introduzione allo spettacolo, avvolto in uno scenario suggestivo per un rituale magico, dove maschere collettive animano il progetto di Juri Cainero, Beatriz Navarro, Samson Ogiamien e uno stuolo di interpreti.
Talento e popolarità a teatro
Il Teatro Sociale di Bellinzona ha chiuso la sua breve programmazione con Gabaré, una serata di intrattenimento con Flavio Sala e i suoi boys. Si è trattato di un momento di leggerezza – anche un po’ alla buona – sufficiente però per confermare il talento comico e attoriale di Sala sul quale ci piace tornare. Non solo perché far ridere non è da tutti. Come non è facile tenere in pugno il pubblico: si può essere spiritosi, talvolta anche grossolani e avere la battuta pronta, ma affrontare una platea teatrale è impegnativo e può rivelarsi una trappola.
Flavio Sala sembra avere nel suo corredo artistico, oltre a una naturale simpatia, qualcosa che supera la capacità di improvvisare. Lo dimostra anche quando certi numeri fanno ormai parte di un archivio che il pubblico riconosce e applaude, sia sotto un tendone carnevalesco sia in occasione delle presenze radiotelevisive.
Eppure ci piacerebbe che la sua personalità teatrale crescesse e ci regalasse nuove sorprese. È un’impressione che si rinnova nel vederlo in scena e su cui vorremmo scommettere. Ovviamente dovrebbe crederci anche lui, facendo bene i suoi calcoli e senza troppo cedere alle lusinghe di un facile compiacimento popolare. Che è comunque determinante, ma che riuscirebbe a rafforzarsi affrontando, per esempio, un repertorio d’autore, dove capacità e talento diventano tutt’uno col personaggio. Insomma, crediamo che il frutto sia maturo. Ma occorre anche qualcuno che lo sappia cogliere, consigliandolo e guidandolo con professionalità e lungimiranza.
Forse è giunto il momento di guardarsi attorno.