È uscito lo scorso anno, proprio in concomitanza con il momento più critico della pandemia e questo forse non ha contribuito alla sua diffusione. D’altro canto è vero che i lavori della Jazz at Lincoln Center Orchestra di Marsalis (fatte salve alcune occasioni pop, come la collaborazione con Eric Clapton) non sono per definizione opere destinate al largo pubblico. Marsalis e compagni continuano un percorso di approfondimento, studio e rinnovamento della tradizione nero-americana profilato e critico verso l’establishment culturale.
Il recente The Ever Fonky Lowdown è un kolossal che lascia basiti per la sua perfezione formale, il suo graffiante sarcasmo, la sua totale fisionomia in controtendenza con i gusti del mercato. Mettersi all’ascolto è un’impresa: un’ora e 52 minuti di sorprese, di pura complessità musicale costruita attorno al filo di un’ipotetico spettacolo di vaudeville. Si tratta in realtà di un’opera ideologica, dalle ambizioni diremmo wagneriane/ellingtoniane, la cui realizzazione ha coinvolto un cast impressionante di fuoriclasse. In prima fila le cantanti, che affrontano brani di una complessità melodico-ritmica spaventosa, con una nonchalance e una leggerezza che lascia basiti. La trama del musical è un’evidente sfida lanciata al pensiero dominante: guardate dove ci sta portando una cultura che non conosce le sue radici, dice Marsalis. This is jazz.