Per la nostra regione il mese di maggio è consacrato alla danza contemporanea. Sono infatti diverse le occasioni per gli appassionati, dal festival Steps alla Festa Danzante, oltre al Lugano Dance Project che il LAC dedica alla coreografia contemporanea.
Nel frattempo abbiamo approfittato anche di un paio d’altri appuntamenti interessanti.
A partire da How to proceed della compagnia ZOO di Thomas Hauert, spettacolo del 2018 creato dal danzatore e coreografo svizzero di stanza a Bruxelles per festeggiare il ventesimo anniversario del suo gruppo internazionale con i collaboratori più fedeli. Ironica e colma di suggestioni, la performance di Hauert percorre e rincorre il filo di un discorso che nasce da una matassa che avvolge e si dipana dai corpi, come un destino a cui sottrarsi o di cui accettare le insidie di un pacifico scontro fra individui, nella separazione, nella prigionia delle emozioni. Come il ripiglino che tutti dovremmo ricordare: quel gioco della cordicella dove due o più persone devono formare delle figure intrecciando le dita. Con Hauert, a creare la matassa sono i corpi, in un delirio di composizioni dove ogni danzatore assume parte di un movimento coreografico a due o di tutto il gruppo, accompagnato dalla parola mossa in sintonia con un sentimento improvvisato. Come nell’antico gioco, tutte le forme si appropriano di una dimensione. Dallo spunto allo sviluppo, dal filo alla matassa, l’ironia trova la sua culla in un omaggio alla creatività dove tutto sembra inventato ma che, in realtà, nasce da una studiata macchina coreografica. Successo meritato per l’unica data in un LAC pieno di giovani.
Il secondo spettacolo che vogliamo ricordare è Topia, proposto dall’atelier Lo Studio di Filippo Armati ad Arbedo: una performance immersiva concepita e realizzata da Simon Fleury con tre suoi artisti danzatori al termine di un periodo di residenza. Topia è il risultato di un progetto pensato per un singolo spettatore che Armati ha aperto a un gruppo più nutrito. Il suo carattere immersivo e postmoderno riflette una sorta di trance espressiva a contatto con i danzatori con l’obiettivo di uscire da un’anestesia globale, quella che ci racchiude creando una deformazione spazio-temporale, al fine di ridare impulso alla vita in un contesto di riscoperta del piacere della condivisione.