Dove e quando
Egitto, 3000 anni di cultura lungo il Nilo (mostra permanente). Basilea, Antikenmuseum. Orari: ma-me-sa-do 11.00-17.00; gio 11.00-22.00. La mostra Musica nelle civiltà antiche resterà aperta fino al 19 settembre 2021. antikenmuseumbasel.ch


Lunga vita al faraone

Tremila anni di Egitto in seicento reperti: nuovo allestimento all’Antikenmuseum di Basilea
/ 28.06.2021
di Marco Horat

L’Antico Egitto continua a mantenere immutato il fascino che esercita sui mortali da millenni. Senza andare troppo indietro nel tempo, pensiamo alle scoperte ottocentesche che hanno fatto la storia dell’archeologia, alle spedizioni e ai viaggi di personaggi famosi con resoconti e immagini affascinanti, agli studi scientifici e agli innumerevoli reperti presenti nelle collezioni di tutti i musei del mondo: il Cairo, Louvre e Torino compresi. Ancora recentemente ha fatto notizia il ritrovamento di un antico insediamento civile nella Valle dei Re. Luoghi, nomi, paesaggi che sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo. Ecco quindi che giocare la carta dell’Egitto faraonico con tutte le sue sfaccettature può diventare una scommessa vincente per un museo che voglia conquistare il grande pubblico.

Lo ha fatto l’Antikenmuseum di Basilea, grazie a un nuovo spettacolare allestimento delle sue collezioni egizie (e a un’esposizione temporanea, dedicata alla musica nell’antichità classica). «L’obiettivo del rinnovamento – dice il direttore Andrea Bignasca – è quello di rendere attento il visitatore al rapporto tra la vita e la morte dal punto di vista degli antichi egizi. Nel nostro opulento mondo occidentale abbiamo riscoperto il tabù della morte a causa della pandemia.

Gli Egizi ci ricordano invece che le Parche sono dietro l’angolo, che tutto ciò che comincia deve finire ma per ricominciare con rinnovata energia». Per coinvolgere il pubblico sono state impiegate le più moderne tecniche dell’audiovisivo e dell’interazione così da mettere in gioco tutti i sensi, lungo un percorso diviso in sei sezioni riconoscibili dai sei colori della scenografia: il blu per l’universo delle divinità, il rosso per l’incontro con il mondo greco e romano, il celeste per il mondo dei morti ecc.

«Abbiamo cercato di rendere la visita immersiva a livello di messa in scena, di opere e di immagini, continua Bignasca, i temi trattati servono ad aprire spiragli inattesi. Prendiamo il tema della vita quotidiana: tutto ha inizio dalla figura del Faraone naturalmente, che è la punta della piramide. Sotto di lui si struttura la società con sacerdoti, funzionari, impiegati, scribi, artigiani e via dicendo, che garantivano il funzionamento dell’intero regno. Grazie al fatto che i reperti dell’epoca si sono conservati perfettamente, possiamo esporre la scultura della testa del Faraone, la statua dello scriba, il sarcofago dipinto di un notabile accanto alla ciabatta infradito del garzone che trasportava ceste di orzo, il manico in legno della vanga del contadino o ancora gli strumenti con cui si truccavano uomini e donne.

Sembra, insomma, di toccare con mano una realtà nascosta dietro la facciata della regalità e cioè la vita di tutti i giorni della gente comune che svolgeva gli stessi lavori che fa ancora oggi». Interessante anche il tema attuale della globalizzazione del Mediterraneo al momento dell’incontro con il mondo greco e romano.

«È il momento dello scambio di merci, idee, persone, tecniche, informazioni che cancellano la linea che divideva tradizionalmente Occidente e Oriente, per veder nascere una nuova cultura mista che si estende da Marsiglia ad Alessandria». Come esempio dell’incontro di due tradizioni culturali è in esposizione una mummia che proviene dall’oasi di El Fayyum, dove un nobile romano venne sepolto con i simboli egizi legati alla morte: il dio civilizzatore Osiride, Neftys che accoglie il defunto nell’aldilà e Anubis protettore dei defunti e dei cimiteri. Ma il cadavere era rivestito con i suoi abiti romani e sul volto era stata posta una tavoletta dipinta con il ritratto naturalistico del defunto; tratti culturali estranei alla tradizione locale.