Lucrezia violata

L’opera da camera di Benjamin Britten al Luzerner Theater
/ 23.05.2022
di Marinella Polli

Opera da camera varata nel 1946 a Glyndebourne con la regia dello stesso Britten, con il nostro Ernest Ansermet sul podio e con Peter Pears, il compagno del compositore, nel ruolo del Coro maschile, la trama di questa opera da camera su libretto di Ronald Duncan è presto riassunta: la virtuosissima Lucretia, figura dell’antica Roma all’epoca del dominio etrusco, viene violentata nel suo letto dal conquistatore Tarquinius mentre sogna il ritorno del marito Collatinus. Il brutale stupro verrà poi strumentalizzato da romani ed etruschi e Lucretia si toglierà la vita. È articolata in quattro scene commentate da due Cori impersonati ognuno da un solo cantante e ripartite in due atti drammaturgicamente geniali. Tarquinius, Collatinus e Junius da un lato fanno parte dell’universo maschile, in contrasto, anche musicalmente, con il più sommesso mondo femminile rappresentato da Lucretia, dalla di lei anziana nutrice e da un’ancella. Sfruttando sapientemente le possibilità timbriche e dinamiche di ogni strumento, il giovane maestro e pianista statunitense Jesse Wong garantisce un’esecuzione della magnifica e complessa partitura non solo precisa ed efficace, ma anche di straordinaria forza drammatica. Wong è sempre assecondato da una Luzerner Sinfonieorchester costituita per l’occasione da una compagine ristretta di strumenti: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, percussioni, arpa, due violini, viola, violoncello, contrabbasso e pianoforte.

Eccellenti, sia vocalmente sia scenicamente, anche tutti gli interpreti. In primis Solenn’ Lavanant Linke, espressiva e introspettiva, assolutamente plausibile nella sua irriducibile castità poi brutalmente violata; sempre all’altezza anche Eyrun Unnarsdottir nella parte del Coro femminile, Robert Maszl in quella del Coro maschile, Christian Tschelebiew nei panni di Collatinus, Vladyslav Tlushch in quelli scomodi di Tarquinius e tutti gli altri. Di grandissimo impatto la regia di Sarah Derendinger conosciuta come specialista di istallazioni video. Appunto attraverso proiezioni video davvero stimolanti, ma essenziali e raffinate, la Derendinger evidenzia eloquentemente gli aspetti morali, sociali, politici e di genere degli accadimenti, peraltro analizzando con grande equilibrio temi come bellezza e innocenza violate e speranza di redenzione, quest’ultimo tema un martellante filo conduttore in quasi tutta l’opera teatrale di Benjamin Britten. Sarah Derendinger è la prima di una serie di artisti specialisti di installazioni video che verranno chiamati ogni anno ad allestire un’opera al Luzerner Theater.

The Rape of Lucretia, il capolavoro di Benjamin Britten è in scena al Luzerner Theater ancora fino a mercoledì.