In tempi singolari come quelli che l’ambito artistico in generale sta attualmente vivendo – e in cui anche la scena pop-rock internazionale tenta continuamente di reinventarsi nell’eterna ricerca di nuove, diverse e originali forme d’espressione – è inevitabile rimanere piacevolmente colpiti dall’emergere di una qualsiasi formazione o progetto che possa definirsi come una boccata d’aria fresca all’interno degli stilemi e cliché stilistici a cui classifiche e stazioni radiofoniche ci hanno abituati; e forse proprio a ciò si deve l’entusiasmo con cui il pubblico ha accolto l’arrivo di una nuova, inaspettata firma, ufficialmente presentatasi sulla scena appena prima dell’estate.
Dietro alla forse poco originale denominazione di LSD si nasconde infatti quello che un tempo i critici avrebbero definito come «supergruppo»: ovvero, l’inusuale formazione nata dall’ispirata unione di tre artisti dai background apparentemente molto differenti tra loro, in un interessante esperimento di contaminazione stilistica così ben riuscito da potersi definire come uno dei migliori prodotti discografici di questa stagione 2018. La formazione unisce infatti l’inconfondibile timbro vocale della celebre cantante australiana Sia al talento di due giovanissimi arrangiatori e produttori: il DJ statunitense Diplo, qui responsabile del missaggio, e il rapper e compositore inglese Labrinth (il quale, tra le altre cose, fornisce anche i backing vocals in puro stile R’n’B).
Soprattutto, ad apparire particolarmente interessante è la natura di collaborazione a trecentosessanta gradi del progetto LSD, esemplificata dal fatto che le canzoni finora realizzate portano la firma congiunta dei tre artisti – i quali sono riusciti nella non facile impresa di coniugare e amalgamare perfettamente le rispettive competenze e connotazioni stilistiche. A partire dalla scorsa primavera, la formazione ha così firmato e diffuso sul web, a intervalli piuttosto regolari, già tre brani – ognuno dei quali accompagnato da un videoclip elaboratissimo, la cui attenzione al dettaglio lascia intendere come il progetto LSD non badi a spese quando si tratta di promozione; tanto che, a seguito di questi apprezzatissimi exploit, è stata a più riprese annunciata l’apparizione di un album vero e proprio, purtroppo non ancora materializzatosi (ma, a giudicare dalla crescente impazienza dei fan, destinato a essere pubblicato a fine anno).
Del resto, l’interesse del pubblico per questo progetto è più che giustificato: uno dei maggiori punti di forza del supergruppo risiede, infatti, proprio nella sua capacità di costituire una perfetta fotografia non solo musicale, ma, più in generale, stilistica, del nostro presente – nonché del particolare momento che la cultura e la musica popolari stanno attraversando, e in cui la dittatura della cosiddetta «rivoluzione digitale» finisce paradossalmente per convivere con una grande nostalgia per il passato e le suggestioni musicali di mezzo secolo fa.
Nel difficile connubio tra vecchio e nuovo che caratterizza la loro arte, Labrinth, Sia e Diplo hanno colto nel segno, dando vita a una combinazione particolare quanto intrigante; basti pensare al recente revival della grafica «da cartone animato», coloratissima e naif, collaudata dai Beatles nei lontani anni 60 con l’irresistibile film Yellow Submarine e sapientemente citata dagli LSD nell’ultra-psichedelico videoclip di Genius, primo sforzo discografico della neonata formazione e singolo apripista dell’album a venire – una riuscitissima combinazione tra R’n’B, elettronica e sfumature hip hop dal sapore assai trendy. Una sicura hit, che ha, peraltro, parecchi punti in comune con Audio, il pezzo prescelto dagli LSD come seconda uscita – il quale, nella sua sapiente fedeltà ai più recenti gusti sonori del pubblico (si vedano gli accenti dance) ha permesso al gruppo di accaparrarsi un’ampia fetta di giovanissimi ascoltatori.
Senza dimenticare, naturalmente, l’altro elemento fondamentale nel successo dell’esperimento: ovvero, la presenza di Sia, senza dubbio una delle voci femminili più intriganti degli ultimi anni. A dimostrare una volta di più le sue capacità basta una canzone pressoché perfetta come Thunderclouds, terzo e ultimo brano pubblicato dagli LSD come anticipo dell’album a venire: un singolo da manuale, orecchiabile e godibilissimo, e in più accompagnato da un video delirante quanto irresistibile, il quale non potrà che estasiare i giovani adepti di YouTube grazie agli eccellenti e coloratissimi effetti speciali concessi dall’alta definizione digitale.
In fondo, proprio l’attenzione maniacale a particolari come questi si può definire uno degli elementi che hanno permesso agli LSD di ottenere un riscontro commerciale pressoché immediato, anche presso il pubblico più giovane e smaliziato; ed è quindi con grandi aspettative che ora attendiamo nuove avventure digitali firmate dall’eclettica formazione, senz’altro destinata a scuotere alle radici l’universo delle hit parade mondiali.