L’ombra segreta di Louis Armstrong

Un libro e un film raccontano Sharon Preston-Folta, figlia di uno dei grandi del jazz
/ 29.08.2022
di Alessandro Zanoli

Ci sono storie personali che colpiscono per la loro particolarità. Anche senza essere attraversate da episodi violenti o gravemente traumatici, sono vicende di ordinaria anormalità, vissute silenziosamente all’interno di consuetudini, in famiglie apparentemente normali della classe media.  A volte sono storie di disordine e sofferenza personale che sembrano uscite da una fiaba: ambientate in interni borghesi in cui si muovono personaggi famosi e ricchi, non hanno lieto fine.

La storia di Sharon Preston-Folta è una di queste. L’abbiamo scoperta qualche settimana fa grazie al festival cinematografico di Lugano Othermovie (www.othermovie.ch), durante il quale è stato presentato il documentario di John Alexander Little Satchmo. Il film, premiato con una «Menzione speciale», è la trasposizione cinematografica del libro della stessa Preston-Folta, Little Satchmo. Living in the shadow of my father Louis Daniel Armstrong. (Little Satchmo. La mia vita nell’ombra di mio padre, Louis Daniel Armstrong. L’ebook si trova, in inglese, su Amazon).

Il titolo spiega esattamente gli elementi fondamentali dell’esperienza della sua autrice. Pur raccontando avvenimenti personali, il libro nasce come un invito generale, terapeutico, rivolto a ogni persona: «È un diritto fondamentale sapere da chi siamo nati, chi è stato responsabile di darci la vita, e sapere come ognuna delle loro esperienze, siano esse minuscole o monumentali, ha posto le basi per quello che siamo infine diventati».

Sharon Preston-Folta è la figlia di Louis Armstrong, uno dei maggiori artisti della scena musicale mondiale di sempre. Il fatto che fosse jazzista e di colore non ha mai rappresentato un problema alla sua affermazione: Armstrong è stato indubitabilmente una delle personalità di spicco del 900. Oltre alla sua figura di artista, Satchmo è stato un personaggio pubblico di enorme prestigio: il suo modo di essere, la sua attitudine gioviale e bonaria, il suo impegno nella filantropia e nella difesa dei diritti della minoranza di colore americana sono unici, documentati, onorevoli, e gli hanno fruttato decine di riconoscimenti ufficiali.

Senonché… Armstrong ha avuto una figlia, illegittima. Succede a molti, nel mondo dello show business. Ma in questo caso la vicenda si colora di aspetti anche grotteschi, se non fossero drammatici: il trombettista americano era infatti sposato e, pur desiderando divorziare dalla moglie per sposare la madre di Sharon, non l’ha mai fatto. Sharon è in possesso di decine di lettere, fotografie, registrazioni, cedole bancarie, che dimostrano l’attaccamento di suo padre. Il quale però non ha mai riconosciuto ufficialmente la ragazza come sua figlia (anche se moltissimi nel suo entourage ne erano al corrente).

Sharon è stata costretta da sua madre, nel corso degli anni, a nascondere questo legame. La carriera e la reputazione del padre non potevano essere messe a repentaglio, in una società americana benpensante e conformista. Armstrong aveva un’immagine luminosa da difendere, ma allo stesso tempo portava con sé un’ombra socialmente riprovevole. In quest’ombra è cresciuta Sharon Preston-Folta. Dopo aver attraversato anni di difficoltà economiche, in particolare dopo la morte del padre, Sharon ha trovato il modo di costruirsi una vita «normale» ma ha portato per decenni dentro di sé il peso di un’ingiustizia subita. Solo grazie alle insistenze di un’amica e del suo secondo marito ha accettato l’idea di liberarsi pubblicamente di quest’ombra. Il suo libro, e il film che ne è nato, sono una scelta «terapeutica» che le è servita per riappacificarsi con la sua esperienza. Ne abbiamo parlato con lei.

«Mi sento riappacificata»

Signora Preston-Folta, nel suo libro ho trovato un’affermazione iniziale che mi ha colpito: «Ho pensato che dovrei cominciare a raccontare dicendovi chi non sono. Non sono amareggiata. Non sono arrabbiata. Non sono una cercatrice d’oro o un’affamata di denaro che vuole mettere le sue grinfie sulla fortuna economica di una leggenda del jazz». Perché questa precisazione, e pensa che i suoi lettori l’abbiano capita?
Sì, penso che l’affermazione fosse necessaria e che i lettori l’abbiano capito. Penso che molte persone si siano chieste perché ho aspettato così a lungo nel divulgare questo segreto di famiglia. Ho voluto far sapere ai lettori, proprio all’inizio del libro, che il mio intento era appropriarmi della mia discendenza famigliare, e fare in modo che i miei figli e nipoti ne potessero parlare liberamente e con fierezza.

Durante la redazione del libro e la preparazione del film ha mai temuto le reazioni negative dei fan di Louis Armstrong, i quali adorano in particolare gli aspetti positivi e luminosi della sua personalità?
Onestamente, non sapevo proprio quali sarebbero state le reazioni da parte dei fan di Louis Armstrong. Mentre mi preparavo a scrivere il libro, ho cercato di essere sicura di mantenere un tono rispettoso nel modo di raccontare la nostra storia, il modo in cui eravamo una famiglia e tutte le emozioni che facevano parte di quell’esperienza. Sono perfettamente consapevole di quanto mio padre fosse amato e rispettato e credo che sia importante far conoscere meglio al mondo vari aspetti della sua umanità.

Il libro e il film che parlano della sua storia sono un vero e proprio «outing» e fanno luce su una sofferenza durata anni: si sente meglio ora?
Ora che ho condiviso la mia storia e affermato la mia infanzia e la mia vita mi sento riappacificata. Non sento più la vergogna e il peso di una discendenza da mantenere segreta. Mi ha aiutato rendermi conto che la mia era una condizione di bambina, e mi ha aiutato accettare e perdonare i miei genitori per quello che hanno fatto, capendo che a loro volta avevano agito il meglio che potevano. Mi ha aiutato anche pensare di possedere una ricca storia di famiglia, e di avere vissuto anche molti bei momenti insieme.