Netflix, sempre di più, pensa ai cinefili. La piattaforma online, per raggiungere una nuova fetta di mercato, sta inserendo nel suo catalogo pellicole di altri tempi. In particolare, in questi mesi, sta lavorando su due filoni: i film italiani degli anni 50-60 e i film muti scandinavi.
Iniziamo dalle proposte italiane che appartengono alla storia del cinema. Su tutti quel meraviglioso film che è Io la conoscevo bene (1965), capolavoro di Antonio Pietrangeli che ogni amante della settima arte dovrebbe aver visto almeno una volta nella vita. Racconta di Adriana, una ragazza giovane e bella, che si trasferisce a Roma per cercare, in tutti i modi, di farsi strada nell’ambiente dello spettacolo. Una storia attualissima e drammatica con una splendida Stefania Sandrelli. Ma il catalogo offre anche Il posto, secondo lungometraggio di Ermanno Olmi, che grazie al premio della critica a Venezia si fece conoscere in tutto il mondo. Anche questa è una storia di un giovane che parte dalla provincia per cercare fortuna nella metropoli. Usando attori non protagonisti il regista assimila la lezione neorealista dei suoi predecessori e la riporta agli anni del boom economico.
Un genere di successo al botteghino fu la commedia all’italiana e Netflix propone la famosa trilogia dedicata a Pane, amore e…, di Dino Risi e Luigi Comencini con le star dell’epoca: Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Film che furono il simbolo della rinascita di un Paese che si stava ricostruendo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Sul versante scandinavo nella piattaforma si scovano piccoli gioielli muti come Ingeborg Holm (1913) e C’era un uomo (1917) dello svedese Victor Sjöström. Due titoli da appassionati che rivelano uno dei momenti più prolifici e importanti di una cinematografia che è stata tra le prime a svilupparsi e ad acquisire un’aura artistica. In particolare, il film del 1917 è un adattamento di una ballata scritta nel 1862 da Henrik Ibsen. E oltre a mettere in scena l’intensità drammaturgica dell’opera originaria utilizza il nuovo (all’epoca) mezzo cinematografico e in particolare la fotografia e il montaggio per aumentarne l’impatto, grazie a diverse scene girate in mare aperto.
E come non citare il danese Carl Theodor Dreyer, l’autore del famoso Giovanna d’Arco, del quale Netflix offre La vedova del pastore (1920). In questo caso il regista segue il modello classico che prevede l’adattamento di una famosa opera letteraria, con una storia ambientata nel passato e un ampio uso dei paesaggi naturali. Da notare che sia le scene in esterni sia quelle in interni furono girate in autentiche abitazioni seicentesche di Maihaugen, un museo all’aperto vicino a Lillehammer.