Dove e quando
Renzo Ferrari. Busillis Time, opere 2015-2017.Galleria Wolf, Ascona.
Fino al 2 luglio 2017. Orari: me-sa 14.00-18.30.
www.galleriawolf.ch


L’irrequieta visione della realtà

La Galleria Wolf di Ascona ospita le opere più recenti di Renzo Ferrari
/ 26.06.2017
di Alessia Brughera

Da sempre Renzo Ferrari non elude la sfida di conoscere e interpretare il mondo che lo circonda. Il percorso dell’artista di Cadro è caratterizzato da un continuo confronto con la sfera sociale, esplorata nei suoi mutamenti, nelle sue contraddizioni e nelle sue ambiguità. Osservatore accorto e critico, Ferrari viene stimolato dalle vicende del vivere, in cui sa introdursi con un approccio impetuoso ed esplicito proprio per sviscerarne gli aspetti più profondi. La sua non è una mera registrazione di ciò che accade nella realtà in continuo mutamento, è un penetrare le situazioni critiche, le tragedie della storia, i malesseri collettivi per ricercarne le cause e indagarne gli effetti, filtrando tutto attraverso una visione interiore che sa fondere la dimensione intima con quella comunitaria.

Più che appropriato, dunque, il titolo della mostra ospitata negli spazi della Galleria Wolf di Ascona, che presenta una selezione di dipinti realizzati tra il 2015 e il 2017 racchiudendoli sotto la definizione Busillis Time, a sottolineare come per l’artista il rapporto con il proprio tempo, oggi più che mai arduo e dolente, costituisca il punto focale della sua poetica.

Le opere esposte sono gli esiti più recenti di una traiettoria che si pone come composita e irregolare fin dagli anni Sessanta, quando il pittore è già ben introdotto nel contesto artistico milanese che lo porta a maturare un linguaggio personale capace di aprirsi senza pregiudizi a stimoli sempre nuovi. Una complessità inevitabile, quella di Ferrari, specchio di quel suo curiosare incessante tra le pieghe del reale, di quel suo relazionarsi con differenti eredità culturali e di quel suo avvalersi di molteplici tecniche per dare forma concreta al mondo esterno («il mondo allargato») così come lo percepisce lo sguardo interno.

La pittura aspra e concitata di Ferrari si alimenta di suggestioni carpite ai maestri antichi, agli espressionismi nordici, alle correnti dell’Informale, all’arte africana e al graffitismo americano, mescolate tra loro con un vitalismo potente che si affida al gesto rabbioso e al colore audace. Una pittura che è passata attraverso l’incontro con l’opera di Alberto Giacometti e che ha percorso tracciati esistenziali, che è sfociata in «periodi neri» e che è tornata all’esplosione cromatica, diventando col tempo, e con sempre maggiore consapevolezza, luogo di incontro tra gli accadimenti della storia e l’esperienza del quotidiano.

L’artista riesce così a sondare a fondo il legame tra segno e materia, e a esprimere quella tensione mai sopita che prende possesso dei suoi dipinti in uno spazio straripante che tutto fagocita e in cui la figura sembra perdersi. Ferrari catapulta l’essere umano nell’estensione indefinita e fluttuante delle sue grandi tele, lo travolge nel vortice del pigmento vivido e delle tracce ingarbugliate facendone l’incarnazione dello squilibrio.

È difatti negli ultimi anni, come testimoniano le opere in mostra ad Ascona, che la relazione con i drammi del nostro secolo si è fatta questione ancor più pregnante per Ferrari. Le sue composizioni gremite vengono disseminate di allusioni e di richiami espliciti alle pagine più desolanti della storia recente, lavori pittorici in cui le tinte selvagge e le immagini sincopate si accompagnano a frasi che rafforzano il messaggio per lo spettatore, in un tutt’uno indistinto che fonde figura e parola senza un ordine gerarchico.

In dipinti quali Cartolina da Lampedusa o Diary Aleppo, entrambi del 2016, temi come la migrazione, la guerra e l’omicidio di massa vengono indagati dall’artista con lucido senso critico, senza indulgenze o pietismo, ma con la ruvida lealtà di chi riflette amaramente sugli scempi perpetrati ai danni della dignità umana e su come tali nefasti avvenimenti ci vengono raccontati, storpiati da un meccanismo che vuole pilotare le nostre coscienze. In queste opere dal segno aggressivo il colore si fa penetrante sia quando deflagra in tonalità brillanti sia quando si barrica in tinte tetre, conferendo alla superficie della tela la fisionomia di uno scenario palpitante.

Nella pittura di Ferrari c’è però anche spazio per ritrovare una condizione più personale da cui far emergere i riferimenti alla sfera famigliare o alla propria cultura eterogenea e raffinata. Ne è un esempio, nella mostra asconese, l’opera intitolata Robert Walser in Land, tela dedicata allo scrittore svizzero a cui l’artista si sente particolarmente vicino. Sul dipinto compare una citazione tratta da La passeggiata, forse il testo più emblematico di Walser: una scelta certamente non casuale, questa, perché l’affinità tra i due consiste proprio nel meditabondo vagabondare tra le circostanze della vita.