L’intramontabile fascino delle marionette

Quarant’anni e non sentirli. Si è concluso ieri a Lugano il Festival di Michel Poletti
/ 07.11.2022
di Giorgio Thoeni

Si è lasciato alle spalle una quindicina di spettacoli e una gran voglia di tornare ad affascinare il pubblico di grandi e piccini con i suoi pochi artifici in scena, quelli da sempre sostituiti dal valore dell’esperienza, dalla bravura e da fiumi di fantasia. In un certo senso è così riassumibile l’eredità che ci consegna anche quest’anno il Festival Internazionale delle Marionette dopo essersi congedato dalla platea luganese del Teatro Foce celebrando la sua 40esima edizione che ha tenuto banco per quasi un mese con un sorprendente e ricco cartellone.

Quella di Michel Poletti, ideatore e continuatore di una eroica e duratura tradizione, è la storia di un’ammirevole e colta dedizione al teatro di figura, denominazione non accettata da tutti preferendo quello di teatro delle marionette. Si potrebbe disquisire a lungo sulla distinzione legata a un termine che vorrebbe raggruppare un’arte teatrale sostanzialmente povera che riunisce burattini, marionette, pupazzi, ombre e oggetti manipolati e protagonisti di uno spettacolo teatrale.

Eppure, a ben vedere, le risposte ci arrivano dalla storia della cultura, dalle tracce di un passato antico in cui la marionetta fa le apparizioni collegandosi a riti sacri precedenti all’entrata in scena dell’attore. Dall’India all’antico Egitto fino alla tradizione ellenica. Aristotele definiva le marionette dei prodigi semoventi e gli elleni già le chiamavano immagini mosse per mezzo di nervi. Le chiamavano neurospaston per indicare oggetti mossi dall’alto da fili, oggetti che potevano essere di cera, in osso, d’argilla o di legno. Altra faccenda è il burattino, appare molto più tardi. è animato prevalentemente dal basso o dai suoi lati. Anche se pochissime sono le testimonianze attendibili, di una cosa si può essere certi, il teatro di figura è sempre stato considerato parte della cultura bassa, una dimensione che è stata a lungo marginalizzata. In realtà è stata una realtà testimone e vettore di una comunicazione popolare fortemente efficace e trasgressiva. Addirittura pericolosa per la sua presa sulle emozioni della platea grazie all’abilità e ai virtuosismi dei suoi interpreti.

Tornando al Festival delle Marionette, l’impatto con il pubblico luganese ha sempre qualcosa di magico. È un’evidenza che premia il sostegno lungimirante del Percento culturale per la continuità del lavoro pluridecennale e spesso faticoso di Poletti, oggi affiancato dalla musicista e collaboratrice Lucia Bassetti, ambasciatori di spettacoli per curiosi e sognatori di ogni età. È lo slogan della rassegna che per l’occasione ha riunito diverse tipologie di spettacolo, diverse fra loro ma ideali per il racconto di un’arte antica. Una narrazione che il Festival ha ripercorso attraverso personaggi famigliari e tradizionali come Pulcinella e Pinocchio, con piccole e grandi storie in un mondo che ha vissuto un cambio di registro: dal pubblico dell’infanzia a una platea più adulta e smaliziata. Potremmo elencare tutti gli spettacoli, dai più rappresentativi ai più caratteristici del repertorio. Anche se questa edizione ha voluto sottolineare la forza di una tradizione attraverso una panoramica su alcuni grandi maestri e sulla loro diversità. Dall’argentina Valeria Guglietti con le sue ombre cinesi, alla Compagnie Blin, storica compagnia francese, dai ginevrini Pannalal’s Puppets al funambolico catalano Jordi Bertran, ai burattini del Teatro Glug di Enzo Cozzolino.

A nostro avviso l’esempio migliore della potenzialità trasgressiva del genere l’ha mostrato Claudio Cinelli, maestro toscano riproponendo, a distanza di quarant’anni, l’antologico Skretch e Kabarett 13, uno spettacolo che unisce lirica, musica in una galleria di stili di teatro di animazione, raccontato con umore nero lungo un percorso a sorpresa. Un gioco che riesce ancora a emozionare il pubblico senza forzature, preconcetti e manierismi ma con un’audace giostra di linguaggi, allusioni e colorati personaggi.