Benedikt von Peter, nato nei pressi di Colonia sul Reno nel 1977, è alla guida del Luzerner Theater dal 2014. Dall’autunno lo sarà anche del Theater Basel, pur essendo ancora a Lucerna per tutta la stagione 2020/21. Von Peter ha studiato musicologia, germanistica, diritto e canto a Bonn e a Berlino e si è formato accanto a note personalità quali Peter Konwitschny, Peter Mussbach, Luca Ronconi e Christof Loy, in prestigiosi teatri come la Staatsoper di Amburgo e i teatri di Brema, Hannover, Heidelberg, Francoforte e Basilea. Dal 2006 al 2009 ha insegnato regia alla Hochschule für Musik und Darstellende Kunst di Francoforte, portando le sue competenze e la sua genuina passione per il teatro d’opera. Ha conseguito il Deutschen Theaterpreis DER FAUST per la miglior regia nella categoria opera (L’Intolleranza di Luigi Nono) nel 2011. Lo abbiamo incontrato telefonicamente per un colloquio e, molto disponibile, si è raccontato facendo il punto della situazione sugli aspetti della doppia sovrintendenza, nonché sul teatro in questi drammatici momenti e in generale.
Signor von Peter, fra poco dirigerà anche il maggior teatro trisettoriale svizzero, il Theater Basel, con Schauspielhaus e Opernhaus di Zurigo, fra i migliori teatri d’Europa che, pur con un proprio profilo artistico, producono a livello internazionale. Una doppia mole di lavoro.
Da due anni opero anche a Basilea; un altro cantone, ma pur sempre in Svizzera. Lavoro tutti i week-end, per lo più via video, spostandomi solo in casi speciali. Da settembre farò il pendolare da Basilea a Lucerna, cioè il contrario di ora; il programma del Luzerner Theater è comunque già pronto da due anni.
La maggior differenza fra i due teatri?
Il Theater Basel è due volte più grande, ha più collaboratori.
Che significa dirigere un teatro in questi mesi?
In un panorama di operazioni stratificato, bisogna valutare la nuova situazione, coordinare, sviluppare metodi inediti di produzione e comunicazione, scenari inconsueti e con variabili mutanti secondo sempre nuove direttive da Berna e progettare per un futuro di nuovo normale.
Lei si definisce un teamplayer con competenza sociale, che significa in pratica?
Con 30 prime annue e con tante questioni da affrontare (giuridiche, politiche, assicurative, di pianificazione e coordinamento) sarebbe difficile senza il mio team. Il Coronavirus complica tutto, regna insicurezza, servono chiare linee direttive. Per giunta, a Basilea saremo una nuova squadra.
A Lucerna ha fornito soluzioni concernenti opera, teatro di prosa e balletto gradite a tutti, e sempre a casse piene. Un obiettivo anche per Basilea?
Oggi un teatro deve vendere biglietti, pur tenendo alto il livello artistico. Niente biglietti, niente soldi per interessanti produzioni. Ci vuole spirito di iniziativa. Corona permettendo, sarà così anche a Basilea.
Pensa che sarà più facile integrarsi a Basilea rispetto a quando è arrivato a Lucerna? Lei è di Colonia sul Reno, conosce la mentalità e il famoso umorismo basilese?
Lucerna, come Colonia, è cattolica; Basilea è protestante, ma le strutture sono simili. Tuttavia, più che in Germania, qui il federalismo significa che già a un’ora di distanza regna un’altra mentalità. Amo le differenze regionali, comunicare in lingue diverse e in uno spirito sempre diverso, i miei genitori sono nati uno in Slesia, l’altra è metà olandese.
A Basilea dimostrerà il Suo talento economico-organizzativo, o sarà anche regista?
Una sola regia all’anno e mai fuori casa, salvo una produzione, spesso rinviata, per la Deutsche Oper. La mia generazione vede anche la produzione artistica come un’azienda e continuerò così, mettendo in pratica quanto ho imparato a Lucerna.
Seguirà le orme di Andreas Beck, ora a Monaco, e punterà anche Lei molto sul teatro di prosa?
Ho più esperienza in ambito operistico, ma avrò un team forte e cooperativo anche per la prosa: un attore, un regista, un produttore e un consulente alle sceneggiature (due donne). L’importante è un trattamento, anche finanziario, equo dei settori, che non devono necessariamente essere ugualmente forti.
Ci dica dello «Spontane Spielpl@n» ora attuato a Lucerna
È un tentativo per tenere in vita il teatro: concerti in città, programmi in live streaming, coreografie online, ecc. Funziona, anche se chi clicca poi non segue sempre l’intero video.
Il Coronavirus non sparirà, state sviluppando metodi digitali anche per il futuro?
Il teatro è luogo di incontro e aggregazione per l’intera comunità e il digitale non può sostituire il teatro dal vivo. In Corea i teatri funzionano già, grazie a misure eccezionali: per ora pensiamo a come garantire la sicurezza a spettatori, attori, tecnici. Ho fatto teatro nelle più diverse condizioni, imparando che l’impossibile è possibile.
Non teme le difficoltà moltiplicate per due?
Una prima viene prodotta anche in sei settimane, per cui sono abituato alle difficoltà. Un tempo avevo molte paure, ma ho imparato a conviverci. Aver paura non serve, quando anche l’immediato futuro è incerto!