Gli addetti di sala al PalaCinema (S. Spinelli)

Gli addetti al servizio informazioni (S. Spinelli)


L’esercito dello staff

Sono settecento gli ausiliari che per una decina di giorni tengono in piedi la macchina festivaliera e hanno un contratto che dura esattamente dieci giorni
/ 19.08.2019
di Sara Rossi Guidicelli

Molti ticinesi cominciano così: si avvicinano al festival di Locarno prima di tutto lavorandoci. Sono spesso studenti, sovente locarnesi, ma non esclusivamente; fanno i cassieri, lavorano al desk dell’accoglienza per gli accreditati, stanno nelle sale a controllare i biglietti, portano le sedie in Piazza Grande, distribuiscono il giornale del Festival (che dall’anno scorso si chiama Locarno Daily), portano i microfoni allo Spazio Cinema Forum. Alcuni si alzano alle 6 del mattino per andare a prendere i giornali e ritagliare gli articoli per la rassegna stampa, altri vanno a letto a notte fonda perché aspettano che anche l’ultimo spettatore sia uscito dalla Piazza dopo avergli spiegato come votare il suo film preferito.

Sono gli ausiliari. Un esercito di 700 persone con una maglia ufficiale gialla e nera con la scritta Staff, senza le quali, è banale dirlo, non ci sarebbe assolutamente nessun Locarno Film Festival.

Tra le mansioni non citate ci sono ancora gli autisti, quelli che noleggiano le biciclette, alcuni addetti alla sicurezza, i traduttori simultanei, le hostess, i segretari della giuria, addetti dell’ufficio stampa, l’assistente del presidente, della direttrice artistica, gli addetti alla pulizia e le magiche signore del Kids Corner con i loro colleghi che si occupano dei bambini più grandi. Tutte queste persone sono assunte da Locarno Film Festival per dieci giorni: dieci giorni che a molti cambiano la vita.

«Ho mandato la mia candidatura giusto giusto a diciotto anni e la prima volta non c’era posto; l’anno successivo però mi hanno presa», racconta Silvia, di Lugano. «Questo è il mio terzo festival...». È studentessa di Pedagogia curativa a Friborgo; non sapeva molto di cinema prima di cominciare, ma voleva partecipare a qualcosa di grande che succede in Ticino. «Lavoro all’accoglienza, dove arrivano i professionisti del Cinema e i giornalisti di tutto il mondo a ritirare le loro tessere. È bellissimo: parliamo tutte le lingue e a volte le persone si fermano a chiacchierare. Siamo i primi rappresentanti del Festival con cui hanno a che fare, quindi è importante che possiamo dare qualche informazione generale e molti sorrisi...».

Si creano amicizie, ci si sente parte di una macchina gigantesca e alla fine della giornata restano parecchie ore per andare a vedere i film. «Se ho il turno del pomeriggio, posso vedere uno o due film la mattina; se invece finisco presto posso ancora andare al Cinema alle 16, alle 18 e la sera. Con un’amica ci siamo appassionate così. Prima non mi era mai venuto in mente di vedere film in lingua originale, adesso che mi sono abituata non riesco più a sopportare un doppiaggio fatto male. In fondo l’attore ci mette la faccia ma anche la voce, no? Quindi è bello vederlo parlare la sua lingua!».

Michael Mros è il responsabile risorse umane e amministrazione di Locarno Film Festival. Ha in testa gli oltre 700 curriculum di tutti i collaboratori che quest’anno e negli anni passati hanno fatto esperienza al festival. «Chiunque può venire a darci una mano, basta essere maggiorenni; in generale mandano candidatura i giovani e naturalmente chi viene una volta, se desidera ripetere l’esperienza l’anno seguente, ha la precedenza. Sempre più ragazzi tornano di anno in anno, così non abbiamo sempre molti posti nuovi. Le iscrizioni avvengono tra febbraio e marzo. Poi faccio tutti i contratti: siamo uno dei pochi festival che pagano gli ausiliari. Pensiamo sia giusto dare un compenso a chi lavora per la cultura: non è perché è bello che allora bisogna farlo gratis. D’estate poi prepariamo la montagna di magliette da distribuire prima dell’inizio del festival, suddivise nei vari settori. Facciamo una riunione con tutti i ragazzi e i loro capi settore; gli diciamo quanto sia importante il loro ruolo e si comincia!

Credo che quello che chiediamo non sia poco: ci vuole precisione, puntualità, pazienza. A volte sono confrontati con persone che fanno la fila per ore sotto il sole e che alla fine non riescono a entrare in sala e vedere il film perché non c’è più posto; dobbiamo essere sempre gentili e disponibili con tutti. Inoltre in un festival, per quanto sia preparato minuziosamente tutto l’anno, gli imprevisti sono sempre tanti. Bisogna farvi fronte, col sorriso e grande elasticità. Ultimo ma non ultimo: è necessario sapere più lingue possibile perché il pubblico è internazionale».

Quello che i ragazzi ricevono indietro tuttavia è immenso e non parlo solo dello stipendio dei 10 giorni, ma del pass per andare a vedere ogni film, del profumo di cinema che si respira da ogni parte, dell’opportunità di sbirciare dietro le quinte che ti fa toccare con mano quanto lavoro sta dietro a ogni evento.

«Ho sentito l’adrenalina di chi si prodiga per far funzionare una manifestazione che coinvolge migliaia di persone», spiega Luna Scolari, che alcuni anni fa ha iniziato come hostess per la Sezione Open Doors e ora è assistente del responsabile della programmazione dei Pardi di domani. Ora (anche) grazie al Festival ha intrapreso un percorso di studi superiori in Cinema e Teatro. «Essere parte della squadra, anche svolgendo i lavori più semplici, mi ha fatto entrare in contatto con un’organizzazione immensa, che è allo stesso tempo artistica e tecnica, rigorosa e visionaria».