Siamo riusciti appena in tempo ad assistere a Macbettu al Teatro Sociale di Bellinzona intrufolandoci il giorno prima dell’applicazione delle disposizioni emanate dal Consiglio federale sulla limitazione di pubblico per i grandi eventi. Lo spettacolo, già rinviato alla prima chiusura per la pandemia, era molto atteso. Premio Ubu 2017 e Premio della Critica Teatrale, Macbettu, prodotto nel 2017 da Sardegna Teatro per la regia di Alessandro Serra, è un capolavoro sotto molti aspetti. Tratto dal Macbeth di William Shakespeare, la sua rilettura rispetta i contorni essenziali della tragedia in una sintesi esemplare fra testo e azione dove il movimento, le luci e la scenografia sono corollario per la parola dell’attore su un palcoscenico praticamente spoglio. La classica trama viene risucchiata in una dimensione totalizzante e in una metamorfosi straordinaria. E non importa se il testo è recitato in sardo (con sopratitoli).
Il pubblico assiste rapito al confronto tra l’inquietante e beffarda presenza delle streghe con le loro profezie e la fragilità del sentire umano nella tragica e sanguinaria trama per la conquista del potere. Un confronto che piega la storia teatrale che conosciamo per lasciarla avvolgere dai bellissimi tableaux che Serra costruisce in un clima spettrale, cupo, come ispirato dalle tele di Goya o del Caravaggio. In un certo senso esageratamente forzati, i toni della recitazione portano a dimenticare Shakespeare tuffando lo spettatore in un rito catartico, quasi sovrannaturale. Reduce da un grande successo internazionale, anche la fortunata platea di Bellinzona ha accolto lo spettacolo con straordinaria attenzione applaudendo con entusiasmo i suoi meravigliosi interpreti, tutti da citare: Fulvio Accogli, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Andrea Carroni, Giovanni Carroni, Maurizio Giordo, Stefano Mereu e Felice Montervino.
Le tenebre catartiche di Macbeth
Macbettu al Teatro Sociale
/ 02.11.2020
di Giorgio Thoeni
di Giorgio Thoeni