Bibliografia

Roy Jacobsen, Mare bianco, Iperborea, Milano, 2023.


Le meravigliose storie norvegesi di Roy Jacobsen

Tra i più influenti scrittori contemporanei, l’autore de Gli invisibili e Mare bianco racconta le sue saghe
/ 21.08.2023
di Angelo Ferracuti

Il primo romanzo della saga dei Barrøy, Gli invisibili (Iperborea) di Roy Jacobsen (nella foto in basso), è una sorta di Malavoglia scandinavo. L’autore, uno dei più influenti scrittori norvegesi contemporanei, nel 1989 ha vinto il prestigioso Premio della Critica Norvegese e i suoi romanzi Seierherrene (I vincitori) e Frost sono stati nominati per il Premio del Consiglio Nordico. Nel libro si si narra la storia di tre generazioni di una famiglia di pescatori che cercano di sopravvivere nei primi decenni del XX secolo su una piccola isola, sperduta e brulla, una delle migliaia che si trovano al largo delle coste norvegesi dello Helgeland (nella foto un’immagine del paesaggio), a sud delle Lofoten. Lì vivono i Barrøy, che hanno lo stesso nome dell’isola: il vecchio Martin, i figli Barbro e Hans, la moglie Maria e la figlia di quest’ultimo Ingrid, in quel fazzoletto di terra minacciato da burrasche e uragani con «tre salici, quattro betulle e cinque sorbi», dove le case che abitano «dall’alto sembrano quattro dadi lanciati per caso».

Nel secondo romanzo arriva la guerra, è il 1944, la Norvegia è occupata dai tedeschi, la vita delle persone è sconvolta, e sull’isola approdano degli sfollati, questo costringe Ingrid, ma anche Barbro a convivere con loro e a guardare con occhi diversi il proprio rapporto con la vita e con la propria terra.
Sì, esatto, nel primo romanzo, Gli invisibili, incontriamo una famiglia che trascorre la propria vita dura ma armoniosa e pacifica in un’isola remota a largo della costa settentrionale della Norvegia, in un isolamento per così dire quasi assoluto, con un contatto molto scarso con il resto del mondo. In questo secondo romanzo Mare bianco, la loro intera esistenza è sconvolta, capovolta, il mondo arriva sull’isola, e non solo il mondo, ma il dramma della Seconda guerra mondiale che spinge i miei personaggi a cambiare completamente sguardo, ad adattarsi alle circostanze che nel passato non sapevano nemmeno esistere, una sorta di terapia d’urto che immagino la guerra causi a chiunque non sia preparato ad essa. Se Gli invisibili era permeato di uno stabile e relativamente sicuro flusso di stagioni e tempo, questo secondo romanzo fa i conti con il cambiamento, repentino e brutale della Storia.

Le donne sono assolute protagoniste di questo suo ciclo romanzesco, come Maria ne Gli invisibili, il primo romanzo della saga, arrivata da un’altra isola, una donna inquieta con un forte senso critico, o nel secondo sua figlia Ingrid, che è al centro della narrazione.
Ingrid, la figlia di Maria, è il personaggio principale in Mare bianco, la persona che si è assunta la responsabilità di gestire la vita sull’isola quando scoppia la guerra. Ma durante la catastrofe, sperimenta anche il miracolo dell’amore, l’amore della sua vita, quando salva Alexander, il prigioniero di guerra russo naufragato lì. Vive uno strano e meraviglioso paradosso, i due non sono in grado di comunicare verbalmente con nessun linguaggio comune, ma non hanno bisogno di un linguaggio verbale, così il loro amore ha un’influenza ancora più profonda sui sentimenti e sulla vita di Ingrid rispetto alla guerra, un pensiero che nel libro dà un messaggio di bellezza e speranza anche quando avvengono eventi disastrosi come un conflitto bellico.

C’è uno shock, una perdita di memoria di Ingrid alla fine della prima parte del romanzo che cambia la prospettiva della narrazione. Perché questa scelta?
Ingrid è traumatizzata a seguito di un brutale stupro subito da parte di due nazisti arrivati a perlustrare l’isola, e questa perdita di memoria temporanea è la sua strategia inconscia ma naturale per convivere con questo trauma. Nel periodo successivo gli eventi vissuti ritornano, in un modo che lei riesce a gestire emotivamente, e il lettore del romanzo è invitato a prendere parte a questo processo doloroso del recupero di memoria, visto dalla prospettiva interiore di Ingrid. La risposta finale si manifesta quando lei vede gli occhi della sua bambina appena nata e realizza che è il prodotto dell’amore, invece che della violenza e della guerra.

Sua madre è nata a Dønna, un’isola della contea di Nordland, queste storie vengono dai racconti orali di suo nonno, padre di diciotto figli, eroe delle sue mitologie giovanili, ma anche dal fatto che lei ha frequentato quei luoghi da ragazzo e fatto persino il pescatore. Lei stesso hai una casetta su un’isola dove va a scrivere. Come mai ha sentito il bisogno di raccontare questo mondo?
La mia casa a Dønna non è poi così piccola, mi occupo io stesso costantemente di ingrandirla e migliorarla, un lavoro che forse non finirà mai. Sì, ho vissuto in questa parte magnifica del mio Paese da quando sono nato. E durante gli anni sono entrato in contatto con una storia dopo l’altra, storie terribili ma anche meravigliose, epiche, così mi sono sentito in obbligo di ricordarle e scriverle affinché i miei lettori di tutto il mondo potessero leggerle, intanto per l’innegabile contenuto esotico di molte di loro, ma anche per sottolineare gli aspetti universali, evidenziare quello che unisce tutti noi in quanto esseri umani in quest’isola che è il mondo.

Gli occhi di Rigel e Una barca bianca chiuderanno la quadrilogia. Cosa succederà ai Barrøy nei prossimi libri?
Nel romanzo Gli occhi di Rigel Ingrid va alla ricerca dell’amore della sua vita, Alexander, che è scomparso. Per la prima volta lascia volontariamente l’isola, e portando con sé la figlia appena nata visita l’entroterra, i boschi e le campagne. Nella difficile situazione postbellica fatica a orientarsi: si muove in un mondo strano, enigmatico, incontra persone che stentano a riconciliarsi con quello che hanno fatto durante la guerra, persone che mentono, modificano il loro passato, dimenticano quando fa comodo… Perché tutti noi, – individui e nazioni – tendiamo a conservare della nostra storia, della nostra biografia, le parti che ci fanno sentire più a nostro agio nel presente. Un’esperienza molto confusa per una persona che ha a cuore la verità. E alla fine Ingrid troverà solo la verità che riuscirà a sopportare. Invece in Una barca bianca Ingrid è tornata sulla sua amata isola Barrøy, che ora è più prospera e popolata che mai. Finché non arriva un ragazzino, un ragazzino con una storia strana, un personaggio che sembra avvolgere tutti in un incantesimo, e che ancora una volta costringe gli esseri umani a interrogarsi su di sé, sulla propria mentalità. E alla fine scoppia la tempesta.