Le due vite di Tiziano Ferro ora in un film

Tufarulo ci presenta un ritratto inedito del cantante italiano
/ 07.12.2020
di Nicola Mazzi

Il documentario su Tiziano Ferro, targato Amazon Prime, inizia con una preghiera di un gruppo di persone che subito dopo scopriamo essere alcolisti anonimi. Tra di loro c’è anche il protagonista. Eccoci, quindi, senza tanto tergiversare davanti al primo problema del cantante: la dipendenza dall’alcol. E poi, lungo i 75 minuti seguenti, ne scopriamo anche altri, come il difficile rapporto con il proprio peso e quello con la celebrità. Tre nuclei centrali attorno ai quali ruota il bel film di Beppe Tufarulo, autore che arriva da MTV e dal settore dei video commerciali.

Ferro è la storia di un uomo che si mette a nudo con grande coraggio. Tolti i vestiti del personaggio pubblico scopriamo i suoi sentimenti più profondi e i pensieri più reconditi. Lo facciamo ripercorrendo la sua vita ed entrando nella sua casa, nella sua intimità. Una sorta di Citizen Kane, con tutti i distinguo del caso quando si parla di un’opera immensa come quella di Orson Welles. Ma la struttura me lo ha ricordato. Il cartello del «no-trespassing», violato dalla macchina da presa per farci accedere nella camera da letto di un Kane morente è qui rappresentato dal silenzio iniziale di Tiziano Ferro. Al contrario dei suoi compagni di sventura, che dicono il proprio nome e ammettono il problema con l’alcol, lui non lo fa. In un primo momento sembra quindi non farti accedere al suo mondo, ma poi si apre e si racconta; dall’inizio alla fine e così si svela ai nostri occhi come un nuovo Kane.

Non serve essere fan del cantante di Latina per apprezzare questa storia: è necessaria solo l’umana curiosità che ti fa oltrepassare quel primo silenzio e scoprire i suoi vizi e le sue virtù. Il racconto è affidato soprattutto alla sua voce off che descrive gli stati d’animo di un particolare momento, intervallato da interviste al suo manager e ai componenti della famiglia.

Il film è girato bene e coinvolge lo spettatore per la sua autenticità e – oltre che per i temi trattati – anche grazie ai filmini girati in casa che si fondono in modo naturale con la regia di Tufarulo. Proprio la casa è un altro elemento importante della narrazione. È infatti la tipica abitazione americana (Ferro vive a Los Angeles) che non si differenzia dalle altre del quartiere ed è testimonianza di una vita normale, comune, dove nessuno lo conosce. Una vita che gli permette di andare tra le file del supermercato a far la spesa passando inosservato. La casa normale su due piani che si contrappone, anche simbolicamente, alle finestrone di Milano su Piazza Duomo e a quella sulla Stazione Centrale dove lo vediamo guardare la città dall’alto. Due vite: quella da persona normale e quella da star. Proprio come Charles Foster Kane: proprietario della slitta Rosebud e ricco magnate.