Bibliografia
Alicia Giménez-Bartlett, Autobiografia di Petra Delicado, Palermo, Sellerio, 2021


Le confessioni di Petra

Alicia Giménez-Bartlett sembra divertirsi in questa autobiografia fittizia, in cui dà la parola alla sua famosa ispettrice Petra Delicado
/ 15.03.2021
di Giovanni Medolago

Il titolo originale suona Sin muertos (Senza morti, Ndr), mentre la sua casa editrice italiana, la palermitana Sellerio, ha optato per Autobiografia di Petra Delicado, che a qualcuno ricorderà la curiosa Autobiografia di Alice Toklas firmata però dalla sua compagna di vita Gertrude Stein. Alicia Giménez-Bartlett – a distanza di oltre un secolo- rispolvera il celebre Madame Bovary c’est moi! di Gustave Flaubert per svelare molti retroscena della sua creatura più celebre e fortunata: l’ispettrice Petra Delicado, protagonista di una serie di gialli che hanno affascinato milioni di lettori.

Un nome ossimorico, scelto non certo a caso: quasi un’esca narrativa per definire una figura sfuggente sebbene caratterizzata da alcuni imprescindibili princìpi: la matrice libertaria, un pensiero talvolta iconoclasta, l’ironia sovente caustica, l’importanza dell’amore e quella – imprescindibile! – del sesso. Non è la prima volta che la scrittrice spagnola si dedica a una biografia; l’aveva già fatto con Dove nessuno ti troverà, ritratto di Teresa Pla Meseguer, personaggio realmente esistito quanto ugualmente sfuggente, a partire da un inquietante ermafroditismo.

Stavolta però le cose si complicano: difficile dire quanto Alicia debba a Petra e viceversa. È un bel match in un gioco di specchi dove si incrociano i destini di due donne, una immaginaria e l’altra in carne ed ossa. Sappiamo che Alicia si è laureata in Letteratura spagnola all’Università di Barcellona, mentre Petra ha frequentato Giurisprudenza. In comune hanno infanzia e adolescenza vissute nel lungo periodo franchista, sotto un feroce potere dittatoriale stretto alleato di una Chiesa bigotta e altrettanto repressiva. L’istruzione avuta/subita in un collegio di suore (spassosa la figura della Madre superiora cubana, ossessionata dal freddo iberico, che si muove nel convento sempre seguita da una Sorella che trascina una stufa accesa!) ha lasciato nel loro animo un senso di colpa difficile da combattere. Alicia diventa insegnante, Petra si impegna nello studio notarile di Hugo, il suo primo marito ambiziosissimo e  ossessionato da quel «progetto comune» che dapprima l’affascina e poi le verrà così a noia da spingerla al divorzio.

Estremamente riservata circa la sua vita privata, poco sappiamo di Alicia; ecco invece Petra che accumula flirt più o meno (in)felici prima di avventurarsi in un secondo matrimonio con Pepe, più giovane di lei di una decina d’anni. Da un marito-padre, insomma, a un marito in cerca di una mamma. Ancorché scottata dall’esperienza e tormentata dal senso di fallimento, Petra resta in balia di un destino beffardo: «L’amore è come uno che si presenta a cena senza essere invitato. Tu cosa vuoi fare, cacciarlo via? No, devi farlo sedere alla tua tavola e lasciarlo mangiare in santa pace».

Alicia ci racconta anche del terzo matrimonio di Petra; stavolta con Marcos, architetto che porta in dote ben quattro figli («Mi chiedevo se volesse dar vita a una dinastia»). Paradossalmente però, Petra confessa che «ogni tanto mi viene di pensare che il grande amore della mia vita sia il viceispettore Firmin Garzon». Macho alquanto misogino che mal sopporta d’avere una donna quale suo capo, il grasso e maldestro Firmin sarà pazientemente ricostruito da Petra, che gli rivela una nuova figura di donna. Una battaglia tra i sessi che lei inizia con parolacce dette con la disinvoltura (e la volgarità!) di un maschio alfa, continuata dimostrando «una resistenza all’alcool da fare invidia a un cosacco» e infine vinta trasformandosi in uno spaventapasseri «capace di cacciar via tutti i pregiudizi atavici sul sesso femminile».

Forse un’allegoria della Spagna, passata dagli anni bui del franchismo alla rutilante movida dei film di Almodovar? Certo è che sia Alicia sia Petra faticano a superare sensi di colpa, dubbi e insoddisfazioni, che le tormentano anche quando la loro vita sembra incanalarsi verso la felicità. «Ormai ero convinta – è l’amara conclusione di entrambe – che vivere una vita completamente libera è un’aspirazione impossibile».