Jim Crow era un personaggio popolare alla fine dell'Ottocento


L’ascesa del genio Childish Gambino

Di un brano che è anche molto politico
/ 21.05.2018
di Simona Sala

Al di là della solita gara per il numero di visualizzazioni online (per la cronaca, su YouTube sono state oltre 100 milioni in una settimana), la sfida per chiunque guardi l’ormai virale This is America di Childish Gambino è un’altra. Alzi la mano chi, alla prima visione del video che accompagna la canzone, è riuscito a individuare l’uomo a cavallo, la guerriglia urbana sullo sfondo, le continue allusioni alla televisione-spazzatura, i tizi intenti a chattare.... Ma andiamo per ordine.

Il video di This is America si apre con un musicista barbuto che prende posto su una sedia di plastica e inizia a suonare la chitarra. E fin qui tutto bene. Siamo in un enorme e disadorno magazzino, riecheggiano le note di un coro gospel e Childish è (ancora) nascosto. Quando si rivela, danzando con bizzarre espressioni, è a torso nudo, indossa pantaloni che ricordano le uniformi degli Stati Confederati (quelli che si opposero alla liberazione degli schiavi di colore) e mocassini di daino gialli. Con movimenti sinuosi si avvicina a un altro uomo, incappucciato, estrae una pistola dai pantaloni e gli spara da dietro, non senza avere prima assunto una posa caricaturale che ricorda Jim Crow – noto personaggio delle coon songs americane di fine Ottocento. Il sangue schizza, e la pistola viene presa in consegna da un ragazzo di colore che regge un cuscinetto di seta.

I gospel tacciono di colpo: la frase This is America ci fa capire che l’idillio è finito: parte la trap (con omaggi vari a protagonisti della scena contemporanea come Young Thug o Slim Jxmmi), e ha inizio il lunghissimo piano sequenza che mette in evidenza l’incredibile arte coreografica del giovane Donald Glover (questo il vero nome dell’artista 34enne), il quale si esibisce in un’infinita serie di movenze ipnotiche che ricordano le danze tribali africane. Ancora spari, danza, risate, poi un joint, perché così vuole l’America, ci suggerisce Gambino. Un coacervo di violenza, brama di soldi, sciagurata spensieratezza mediatica, ma soprattutto discriminazione razziale.

Da sempre impegnato politicamente e culturalmente, Gambino-Glover denuncia le ingiustizie subite dagli afroamericani per mano della polizia e della società, ma non si limita a questo, la sua verve creativa l’ha infatti portato a farsi un nome, oltre che come ballerino e rapper, anche come regista, produttore, sceneggiatore, attore – sua è anche la pluripremiata serie Atlanta. Questa dimostrazione di immenso spessore artistico grazie alla sua modernità ha messo d’accordo il mondo intero, e il timing non poteva essere migliore. Avviene infatti proprio nei giorni in cui Kanye West, altro rapper su cui si puntava molto, sembra essersi scavato la fossa da solo, schierandosi con Trump e affermando che da qualche parte gli schiavi siano stati responsabili della propria condizione.