Una bufala non può resistere secoli, eppure quella sul Medioevo come «periodo buio» fa fatica a tramontare, permane tuttora al pari dei pregiudizi senza fondamento. Sappiamo che ad appioppare l’epiteto di «secoli bui» fu soprattutto l’Illuminismo… per mettere in luce sé stesso. Oggi la maggior parte degli studiosi evita tale locuzione negativa per il periodo che va dalla caduta dell’Impero romano al Rinascimento, mille anni all’incirca, perché avvalora un metodo strumentale di fare storia, senza analisi del contesto spazio-temporale. Ma, non sono necessari studi universitari per capire che l’età di mezzo non era affatto segnata da oscurità, basti entrare in una delle grandi cattedrali gotiche europee per rimanere inondati di luce multicolore grazie alle splendide vetrate che si slanciano verso il cielo. A dimostrazione della falsa tesi sui «secoli bui» ci aiuta adesso una nuova esposizione al Museo nazionale svizzero di Zurigo dal titolo eloquente Colori rivelati dalla luce. La pittura su vetro dal XIII al XXI secolo.
Questo museo ha l’onore di conservare nei suoi depositi una delle più grandi collezioni al mondo di dipinti su vetro; ora una piccola selezione è esibita al primo piano nella suggestiva Sala delle armi (Salone nobile) per mostrare al pubblico la storia dell’arte vetraria svizzera dalle sue origini, medievali appunto, ai giorni nostri. Non è una mostra enorme, la si visita in un’ora o poco più, ma illustra con singoli capolavori un’arte ritenuta a torto minore rispetto alle altre espressioni figurative.
A partire dal XII/XIII secolo, l’uso delle vetrate ebbe un grande sviluppo in castelli, palazzi comunali e chiese romaniche ma raggiunse il suo apogeo con l’avvento dello stile gotico nelle cattedrali perché contribuiva alla leggerezza e alla verticalità delle architetture nonché alla pedagogia della luce come elemento divino. Integrate negli archi a sesto acuto, le finestre con le grandi opere policrome illustravano in modo spettacolare passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, la vita dei Santi e della Madonna, erano cioè un libro illustrato sempre aperto e di facile comprensione per chi non sapeva né leggere né scrivere, la stragrande maggioranza della popolazione del tempo.
L’esposizione inizia proprio da una Madonna col Bambino, vetrata del 1200 circa, la più antica in Svizzera, solitamente nel coro della Kapelle St. Jakob presso Flums (San Gallo). Anche nella Confederazione come in tutta Europa, queste opere artistiche sono nate per cappelle, chiese e cattedrali, presentano quindi soggetti religiosi come il meraviglioso San Martino del 1506 proveniente dalla chiesa riformata di Maschwanden (Zurigo) o le cinque vetrate disposte a croce con al centro Maria e Gesù Bambino della chiesa di San Vittore Mauro a Poschiavo presenti nella prima sala.
Via via che il tempo scorre, i temi si allargano, escono dagli spazi sacri e comprendono anche l’ambito profano. Ecco perché i dipinti su vetro colorato compaiono per commemorare un evento storico come quello del 1556 con Pipino e l’imperatore Carlomagno che sorreggono il Grossmünster da loro fondato a Zurigo oppure intendevano «fotografare» un momento saliente come la mazza della corporazione dei macellai di San Gallo, vetrata del 1564 donata dai membri di questo sodalizio per la loro sede. Nel XVI e XVII secolo tra i cantoni vige l’usanza di scambiarsi i rispettivi stemmi durante cerimonie importanti, come segno di unità nella giovane Confederazione e il vetro colorato e dipinto fa la sua parte.
Allo stesso modo, per sottolineare l’appartenenza nazionale si realizzano vetrate con i miti fondatori, Guglielmo Tell e l’eroe Winkelried, affiancati nell’esposizione di Zurigo. Arriviamo al Novecento (stile liberty) e ai nostri giorni, la pittura su vetro è sempre un’arte apprezzata magari meno figurativa, più decorativa e astratta anche nei nuovi spazi di culto come la Finestra di Cristo del 1968 realizzata nella chiesa protestante di Neukirch an der Thur (Turgovia) o le nuove grandi vetrate di Sigmar Polke (1941-2010) confezionate per il Grossmünster con l’antica tecnica, mista però a nuovi materiali.
Insieme alle 90 opere che danno una buona panoramica su otto secoli d’arte vetraria confederata, l’esposizione presenta alcune vetrine didattiche con materiali e strumenti dello studio Halter di Berna per prospettare nei dettagli il lungo procedimento dalla materia prima, il vetro e i pigmenti, al prodotto finale, la vetrata. Pannelli esplicativi nelle tre lingue nazionali e tablet per conoscere da vicino ogni singolo pezzo esposto completano l’esplosione di colori ai bordi della Limmat.