Dove e quando

Manon – Poesia. Casa Ciseri, Ronco sopra Ascona.Fino al 19 agosto 2023.

Orari: sa-do dalle 14.00 alle 17.00.

Ultima visita guidata (gratuita) con il curatore: sabato 12 agosto, ore 14.15.

Per informazioni: www.arct.ch

Particolare dell'allestimento della mostra a Casa Ciseri (Foto: Sacha Nacinovic)

L’arte femminista di Manon a Casa Ciseri

In una nuova strategia di rilancio, la dimora Ciseri a Ronco sopra Ascona ospita le installazioni dell’artista svizzera
/ 24.07.2023
di Alessia Brughera

Uno dei panorami più spettacolari del Lago Maggiore si gode dal piazzale della chiesa di San Martino a Ronco sopra Ascona, un tempo tipico villaggio di contadini, vignaioli ed emigranti. Proprio di fronte all’edificio religioso, in una posizione privilegiata nella parte inferiore del paese, sorge Casa Ciseri, dimora che diede i natali al noto pittore Antonio Ciseri, artista debitamente omaggiato dal nostro cantone nel 2021 in occasione del bicentenario della sua nascita.

Prima che le case incomincino ad addossarsi le une alle altre affacciandosi su strette viuzze, l’abitazione della famiglia Ciseri ci accoglie dall’entrata attraverso un cortile romboidale racchiuso da un alto muro. Varcando la soglia della residenza, la cui riattazione è avvenuta secondo i piani dell’architetto Francesco Meschini, si scoprono gli interni dal ricco impianto decorativo realizzato intorno al 1830 dai due fratelli Francesco e Giuseppe Ciseri, rispettivamente padre e zio di Antonio. A catturare la nostra attenzione è l’ornamento pittorico dei due ambienti principali al pianterreno: dapprima i motivi neoclassici ispirati allo stile toscano che caratterizzano la Sala delle absidi, successivamente gli affreschi della Sala dei Promessi Sposi con paesaggi e personaggi ispirati al celebre romanzo manzoniano.

Proprio i locali al piano terra hanno ospitato nel 2021 la mostra Antonio Ciseri e gli antenati da Ronco a Firenze, curata dall’Associazione Ronco sopra Ascona Cultura e Tradizioni (ARCT), esposizione grazie alla quale sono tornati a essere accessibili al pubblico. A seguito dell’apertura degli spazi dell’edificio per il bicentenario, la famiglia Ciseri ha deciso di metterli a disposizione per allestirvi rassegne di alto livello, incaricando l’ARCT di stilare un programma espositivo annuale.

L’appassionato ed esperto lavoro di questa Associazione, il cui Presidente è l’architetto e urbanista Sabrina Németh, ha l’obiettivo di rendere Casa Ciseri un polo culturale di riferimento nonché di dare nuova visibilità al cuore storico di Ronco. La gestione di questo progetto va infatti inquadrata nella più ampia cornice in cui si muove l’ARCT, che da venticinque anni si adopera per conservare, divulgare e valorizzare il patrimonio del territorio, portandolo a una reale e approfondita conoscenza di un pubblico più vasto.

In quest’ottica di rilancio di Ronco sopra Ascona è stata organizzata a Casa Ciseri la mostra dedicata a Manon, grande protagonista della scena artistica contemporanea. La rassegna, curata da Sacha Nacinovic e coordinata da Andreas Locher, ha visto la scrupolosa partecipazione dell’artista svizzera, che, sebbene non abbia potuto essere presente fisicamente a causa del suo stato di salute, ha lavorato con entusiasmo all’allestimento, occupandosi di ogni dettaglio.

Visitando l’esposizione ci sorprende scoprire come le sale di Casa Ciseri siano un contesto particolarmente appropriato per ospitare i lavori di Manon. Certo non deve essere stato facile per l’artista e per il curatore confrontarsi con uno spazio storicamente così ben connotato, ma ciò ha costituito per loro una sorta di sfida che li ha spronati a cercare un accostamento tra le opere e gli ambienti secolari dell’edificio capace di coniugare con profonda sensibilità antico e contemporaneo, attraverso un poetico gioco di richiami visivi e concettuali.

Con i loro muri che si sgretolano e quella nostalgica patina del passato che ricopre ogni cosa, i locali di casa Ciseri si prestano non solo ad accogliere ma addirittura a far risaltare le creazioni di Manon, i cui temi trattati muovono proprio dalla riflessione sulla fugacità del tempo e sulla transitorietà dell’esistenza umana. Si innesca così un fecondo dialogo tra la produzione dell’artista e le decorazioni delle sale, in uno scambio di ritmi e di simmetrie spaziali, di profondità e di illusioni ottiche, cosicché i lavori esposti aggiungono un ulteriore livello di lettura all’ambiente architettonico, fondendosi con esso in un’opera d’arte onnicomprensiva.

Manon, nata a Berna nel 1940, figlia di un professore di economia e di una modella, non ha avuto una vita semplice: infanzia trascorsa nel più totale disinteresse nei suoi confronti da parte dei genitori, fuga da casa a quindici anni, primo matrimonio a sedici, ricovero in un ospedale psichiatrico. Le cose vanno meglio quando si trasferisce a Zurigo, dove inizia a lavorare come grafica, stilista e modella. Qui sposa il suo secondo marito, l’artista Urs Lüthi, ed entra a far parte della cultura alternativa della città, frequentando figure quali Luciano Castelli, H. R. Giger e Sigmar Polke.

È a metà degli anni Settanta che Manon diventa nota come la «performance artist svizzera», andando a toccare quei temi legati al femminismo, alla liberazione sessuale e all’identità di genere che saranno sempre presenti nella sua ricerca. Del 1974 è la celeberrima installazione Il boudoir color salmone: la sua camera da letto meticolosamente arredata in un loft di Zurigo utilizzando lingerie, strass, boa di piume e oggetti fetish per renderla la quintessenza della femminilità codificata. Nel 1976 è poi la volta di Manon presenta Uomo, installazione in cui l’artista, ispirandosi ai quartieri a luci rosse di Amburgo che ha visitato travestendosi con abiti maschili, espone alcuni uomini nella vetrina di una vecchia macelleria, proponendoli come oggetti del desiderio.

Con queste opere Manon finisce su tutti i giornali del tempo. L’artista è volitiva, eccentrica e audace, ma è anche solitaria, timida e schiva. Non riuscendo a sostenere il fulmineo successo ottenuto, nel 1977 fugge a Parigi, dove si rade il cranio come gesto di ribellione. Dopo un periodo di disintossicazione durato sette anni, riprende l’attività creativa nel 1990, portando avanti la sua ricerca con rinnovata energia.

A Casa Ciseri, uno dei temi prediletti da Manon proprio dagli anni Novanta in poi, quello della caducità di ogni cosa, è subito esplorato, nella Sala delle absidi, da una selezione di fotografie della serie Hotel Dolores realizzata tra il 2008 e il 2011 in un albergo termale diroccato di Baden, le cui stanze, «in uno stato deplorevole ma pittoresco», hanno enormemente affascinato l’artista. Collocata nel medesimo locale, in una piccola abside, cattura la nostra attenzione una croce avvolta da piume rosa di marabù, un’opera dal titolo Arte attraverso cui Manon attribuisce un nuovo significato all’emblema per eccellenza della sofferenza, trasformando il concetto di dolore in qualcosa di costruttivo e di rassicurante.

Agli angoli della sala successiva, quella dei Promessi Sposi, in stretto dialogo con i ritratti maschili dei personaggi manzoniani troviamo quattro piccole lampade a forma di conchiglia appartenenti all’opera La stanza delle donne, oggetti kitsch acquistati dall’artista in un negozio di souvenir che simboleggiano l’erotismo e la fertilità, esposti per la prima volta in Svizzera. Sulla base che sorregge le conchiglie appaiono le parole Letteratura, Poesia, Pittura e Surrealismo, a elevare spiritualmente la donna emancipandola dalla sua mera fisicità. Vicino a loro, al centro dell’ambiente, ecco un altro tributo alla figura femminile: una grande sfera aurea, intitolata La storia delle sorelle diverse, che l’artista dedica a tutte le donne che hanno stimolato la sua immaginazione. Meret Oppenheim, ad esempio, o Coco Chanel, omaggiate dalla perfezione della forma sferica e dalla preziosità dell’oro.

Allestite nella Saletta del camino sono poi alcune fotografie del ciclo Nature morte, datate 2017, lavori di formato più piccolo e dai temi più intimi in cui l’artista non si pone più al centro della scena, lasciando invece che la sua presenza venga evocata dagli oggetti della sua vita. Qui ritornano spesso forme sferiche e ovali: uova, angurie, mappamondi. Tutti richiami alla femminilità e a quell’idea di identità in perenne trasformazione, fluida e libera, che l’artista ha pionieristicamente indagato e rivendicato, sfidando con acume e ironia i ruoli e i vincoli dettati dalle convenzioni.