Bibliografia
Vivien Newman, David A. S. Semeraro, Régina Diana. Seductress, Singer, Spy, Barnsley (GB), Pen & Sword History, 2017


L’arte dello spionaggio

Il «grande gioco» di Régina: breve vita e drammatica morte di una Mata Hari svizzera, troppo a lungo trascurata dagli annali dello spionaggio
/ 25.01.2021
di Benedicta Froelich

Come gli amanti di spy stories ben sanno, la condizione di neutralità della Svizzera, unita alla sua posizione strategica nel cuore dell’Europa e al crocevia economico rappresentato dal segreto bancario, ne ha sempre fatto terreno particolarmente fertile per lo spionaggio internazionale. Soprattutto durante il Primo e Secondo conflitto mondiali, il nostro piccolo Paese ha infatti visto avvicendarsi trame, intrighi ed eventi che hanno spesso deciso le sorti dell’intero continente – sebbene si abbia qualche difficoltà a rintracciare, almeno nei libri di storia, spie celebri di nazionalità rossocrociata. Almeno fino al 2017 – anno in cui, grazie agli sforzi congiunti della biografa Vivien Newman e del medico militare David Semeraro, il grande pubblico ha scoperto l’esistenza di una rappresentante elvetica di tutto rispetto, appartenente alla scarna, intrigante categoria delle spie di sesso femminile: una sorta di Mata Hari confederata, accomunata all’illustre collega anche dal fato infausto che l’avrebbe infine colpita.

In effetti, nulla, nella modesta e inquieta giovinezza di Marie-Antoinette Avvico, nata nel 1885 nei quartieri popolari di Ginevra, lasciava presagire quanto la attendeva: figlia di immigrati franco-italiani assurti a un mediocre benessere, la giovane Régina si sarebbe presto trovata a svolgere il mestiere di cantante d’operetta nei café-chantant cittadini, dove non avrebbe disdegnato neppure la prostituzione occasionale e qualche exploit nel campo del contrabbando.

E fu proprio in qualità di aspirante femme fatale che assunse il nome d’arte di Régina Diana e il ruolo di amante del misterioso «Cherix», impresario svizzero dal passato oscuro. Sarebbe stato l’inizio di una nuova vita: nel 1910, la giovane cantante dalle vaghe tendenze francofobe si recava infatti a Zurigo (luogo nodale nello scacchiere spionistico internazionale), dove veniva attentamente esaminata dalle medesime «figure nell’ombra» per le quali il suo protettore Cherix già lavorava – i vertici dello spionaggio tedesco, che l’avrebbero in breve arruolata nei ranghi degli operativi sul campo. 

La vigilia della Grande Guerra trovò così la nostra eroina a Parigi, dove il mestiere di modista in una bottega a poca distanza dal Castello di Vincennes, quartier generale dell’esercito francese, fungeva da perfetta copertura per le sue nuove attività: l’arte seduttoria dell’abilissima Régina si rivelò presto strumento essenziale per carpire ogni sorta di informazioni sugli spostamenti delle truppe. Gli ufficiali di stanza a Vincennes sarebbero stati solo i primi della lunga lista di uomini manipolati dalla Diana; e mentre rivelava ai vertici tedeschi informazioni preziosissime su ogni movimento (e scandalo) militare che riguardasse la Francia di quei giorni, Régina saliva rapidamente di rango agli occhi della committenza, al punto da essere trasferita a Marsiglia per fare regolarmente la spola tra Francia e Svizzera.

Nel contempo sarebbe stata iniziata alle più raffinate tecniche dello spionaggio internazionale nientemeno che dalla fantomatica «Mademoiselle Docteur», la più celebre spia tedesca di tutti tempi, da alcuni oggi identificata con Elsbeth Schragmüller: gli insegnamenti più importanti avrebbero riguardato la trasmissione dei dispacci segreti (tramite un particolare tipo di inchiostro simpatico) e le arti della liaison e dell’ampliamento della rete di contatti sul campo. E a misura che il conflitto si faceva più aspro e globale, il lavoro di Régina diveniva sempre più capillare e importante, grazie alla sua memoria perfetta e all’abilità nell’intessere relazioni intime con figure di spicco, foriere di informazioni cruciali; a volte, tali rapporti finivano per divenire sinceri legami affettivi, come nel caso dell’ignaro Capitano Lefebvre, coordinatore logistico delle truppe francesi, al quale la spia svizzera sarebbe rimasta a lungo legata. 

Purtroppo, però, il ruolo svolto da Régina stava per essere infine svelato al mondo. Nel 1917, uno dei tanti dispacci segreti che l’ormai esperta operativa nascondeva con maestria dietro banali cartoline postali, venne fortunosamente intercetttato durante il tragitto da Marsiglia a Ginevra, quando il calore di una stufa rivelò il messaggio nascosto dietro le innocue righe di saluti; e da lì fu relativamente facile, per la polizia elvetica, risalire al mittente – e, soprattutto, al ruolo a dir poco cruciale che questi aveva avuto nella trasmissione di informazioni riservate alla Germania, in barba a ogni neutralità svizzera.

Oltre ai movimenti militari attraverso la Francia, le cartoline in seguito confiscate riguardavano infatti lo spostamento di guarnigioni sempre più ingenti da Inghilterra, Canada e perfino da Haiti – chiari segnali di un imminente colpo di mano nello scenario bellico. Ma per Régina la guerra, e il «grande gioco» da lei tanto amato, erano ormai finiti: abbandonata dai francesi come dagli svizzeri, i quali negarono ogni coinvolgimento con l’ex cantante di operetta (per sua sfortuna, la Diana non poteva vantare la nazionalità svizzera), venne arrestata, messa a processo e infine fucilata a Marsiglia. Tale e tanta era la paura provata dai francesi nei riguardi della traditrice, da far sì che il plotone d’esecuzione a lei destinato fosse composto da ben venticinque soldati, anziché dai dodici solitamente impiegati per lo scopo. 

Così, il 5 gennaio del 1918, all’avvento dell’ultimo anno di guerra, usciva di scena una figura tuttora per molti versi oscura – nonché, secondo molti, la più abile spia che la Svizzera abbia mai potuto vantare. E cosa rimane, oggi, della misteriosa Régina? Per quasi un secolo condannata all’oblio, senza poter vantare neanche una citazione nei libri di storia dello spionaggio, la sfortunata ginevrina resta tuttavia un’antieroina autentica quanto rara: icona di un mondo scomparso, in cui le guerre si vincevano grazie all’astuzia, la seduzione e l’incoscienza più ardite – e con l’aiuto di semplici cartoline postali e inchiostro simpatico.