Abbarbicata su uno sperone di roccia che domina la sponda meridionale del Lago Maggiore, la Rocca di Angera è una delle fortificazioni medievali della zona meglio conservate. Il castello, che ebbe un’importanza strategica sia dal punto di vista militare sia da quello commerciale, fu dapprima proprietà della casata dei Visconti, per poi essere acquistato nel 1449 dai Borromeo, a cui ancora oggi appartiene. Questo imponente fortilizio affianca al nucleo più antico, costituito dalla torre quadrata eretta alla fine del XII secolo da cui si gode una meravigliosa vista che abbraccia i monti e le sponde del lago, altri quattro corpi di fabbrica risalenti a epoche differenti: il palazzo conosciuto come Ala Viscontea, addossato alla torre, l’Ala dei Borromeo, l’Ala Scaligera e la Torre di Giovanni Visconti.
Il complesso è stato oggetto di restauriche l’hanno reso anche sede del Museo della Bambola e del Giocattolo
Negli ultimi anni la Rocca di Angera, che consigliamo come meta per una gita fuori porta in questi scampoli d’estate, è stata oggetto di restauri che le hanno restituito il suo originario splendore e che l’hanno resa sede di un Museo della Bambola e del Giocattolo tra i più grandi d’Europa. Ultimo in ordine di tempo è stato l’intervento conservativo che tra il 2015 e il 2017 ha coinvolto l’Ala Scaligera, la residenza che nel XIII secolo Bernabò Visconti fece erigere in onore della consorte Regina della Scala, adibendone le belle sale affrescate a uno spazio dedicato a esposizioni di arte contemporanea.
Proprio qui è allestita in questo periodo una mostra dal titolo Oltre il buio, una rassegna che arriva dopo tre anni di chiusura del luogo dovuta alla pandemia e che si fa portatrice della voglia di ritornare a valorizzare una cornice antica facendola interagire con il presente. Ecco allora che la luce si pone come concetto chiave dell’esposizione, non solo quale simbolo di rinascita e di rigenerazione dopo un momento di stasi e di oscurità, ma anche, andando al di là della contingenza, quale elemento che da sempre accompagna l’esistenza umana definendo la relazione dell’uomo con la natura e con l’arte. Era al chiarore generato dal fuoco che gli uomini preistorici realizzavano dipinti e incisioni rupestri all’interno di caverne buie. Con l’invenzione della luce artificiale, poi, tutto si è evoluto: «La luce è stata un’ossessione dell’umanità e il luogo dove siamo è il frutto di un periodo, il Medioevo, in cui il paesaggio luminoso era costruito con scelte che imponevano la quantità di luce, le occasioni, gli edifici e le persone da illuminare, anche in funzione del loro ruolo sociale», scrive Alberto Salvadori, curatore della mostra, «La luce costruiva anche la sera, costruiva le occasioni di vita. Nel Medioevo la notte crepitava di vita e di fiamme accese. La luce artificiale è l’effetto speciale nato nel Medioevo. Con la luce artificiale nascevano anche i grandi cicli pittorici, le decorazioni parietali e i dipinti per i luoghi sacri».
La rassegna di Angera coinvolge il visitatore in un viaggio che tratta il tema della luce interpretandolo come una sorta di crescita, di espansione del suo potenziale concettuale. La luce assume così il significato di elemento fondante per la convivenza dell’umanità con l’ambiente circostante e per l’espressione artistica dell’uomo. Elevando ancor più questo pensiero, la luce diventa poi metafora del bisogno dell’essere umano di vedere oltre il visibile naturale, oltre la realtà, per scorgere ciò che è nascosto e imperscrutabile: un lume interiore che rischiara ciò che è misterioso.
Il percorso della mostra si sviluppa su tre livelli radunando ventiquattro opere realizzate da quindici artisti di varie nazionalità rappresentati dalla Galleria Franco Noero di Torino. Si tratta di lavori che spaziano dall’installazione ambientale alla pittura, dalla fotografia al video, e che creano una serie di richiami alla storia della Rocca di Angera, al suo passato e alla sua identità di castello nobiliare, in un delicato equilibrio tra architettura e paesaggio, tra natura e artificio.
La mostra si sviluppa su tre livelli radunando ventiquattro opere di quindici artisti rappresentati dalla Galleria Franco Noero
Incontriamo l’opera che apre l’itinerario espositivo ancora prima di varcare la soglia dell’edificio. Sulla facciata esterna della costruzione duecentesca è appesa A Painting of a Bird #004 dell’artista svedese Henrik Håkansson, una grande tela di juta in cui è stato inserito un ramo sporgente che può essere interpretato come un supporto e rifugio per gli uccelli così come una meridiana. Luogo accogliente o strumento di misurazione del tempo basato sul sole, questo lavoro dall’intenzionale ambiguità sintetizza i temi che si sviluppano nella rassegna: la luce in rapporto all’uomo e l’uomo in rapporto alla natura, con un ammiccamento al fortilizio che si configura come un ambiente sicuro per l’essere umano proprio come il ramo per i volatili.
L’indagine sulla luce prosegue con Mark Handforth, autore americano presente ad Angera con Miami Avenue 2019 e con Orange reds (datata 2018): la prima è una scultura luminosa dall’estetica minimalista realizzata con alluminio, legno e luce fluorescente; la seconda, altrettanto essenziale, un’opera in cui torna uno degli elementi cari all’artista, la candela, la cui cera colata ricopre un oggetto e lo altera, omaggio, in questa sede ancor più riuscito, all’illuminazione del passato. Accanto a loro è stato collocato il lavoro intitolato Submerged light di Jason Dodge, in cui una lampadina è completamente immersa nell’acqua contenuta in un secchio. Come molte delle opere dell’artista americano, anche questa parla di assenza, di mancanza, di inattuabilità: la lampadina è incapace di adempiere alla sua funzione, la sua è una luce impossibile.
Proseguendo nel percorso ci colpisce l’installazione di Mike Nelson Not Titled Yet, del 2021, in cui l’artista britannico accatasta del legname da ardere in mezzo alla sala espositiva, insieme a grossi sassi e a strumenti delle attività agresti, come la falce. In questo rude assemblaggio, che richiama la faticosa vita rurale, la luce viene evocata dai tronchi utilizzati per fare fuoco mentre la natura viene rappresentata nella sua fragilità di elemento strappato al proprio contesto abituale.
A quest’opera ci sembra faccia eco, al primo piano, quella di Lothar Baumgarten, artista tedesco noto per affrontare temi legati al paesaggio e che derivano dai suoi viaggi compiuti tra i Nativi dell’America del Nord e del Sud. Nell’installazione dal titolo [Arché]_(Ark), iniziata negli anni Sessanta e conclusa nel 2016, sopra un mucchio di rami è stato posto in equilibrio precario il modello ligneo di un casetta ricoperta di piume colorate: frutto dell’esplorazione di culture distanti dalla nostra, questo lavoro ci racconta come in fondo ogni consorzio umano sia mosso dai medesimi intenti.
Alcuni lavori si relazionano alla storia del territorio, come l’installazione di Jim Lambie, che utilizza i sacchetti per la distribuzione delle patate
All’ultimo piano ci accolgono opere più ludiche in cui i contenuti cardine della mostra si mescolano a richiami alla rocca e alla famiglia Borromeo, come nel disegno di Pablo Bronstein, dove il Teatro Massimo dell’Isola Bella (monumento unico nel suo genere, abbellito con statue mitologiche, decorato con conchiglie e sormontato da un grandissimo unicorno che punta verso il cielo) viene rappresentato nel tipico stile immaginifico dell’artista.
Altri lavori, poi, si relazionano alla storia del territorio e alla vita contadina di chi vi abitava, come l’installazione di Jim Lambie, che utilizza i sacchetti per la distribuzione delle patate, prodotto prosaico simbolo del pesante lavoro villereccio, trasformandoli in una scultura ironica dalle tinte pop. Infine c’è spazio anche per opere, come quella di Francesco Vezzoli, che aprono a una riflessione più profonda sulla memoria, sul passato, sull’esperienza intima del ricordo. Temi che legano il suo Self-Portrait as a Greek God, una piccola statua antica reclusa in una gabbia dorata, a un luogo pregno di storia come la Rocca di Angera e, più in generale, al concetto di bellezza. Quella bellezza che solo una luce potente, questa volta intesa come scintilla interiore, può scoprire e apprezzare anche oltre il visibile.
Dove e quando
Oltre il buio. Rocca di Angera, Angera (Varese). Fino al 1 ottobre 2023.
Orari: dalle 10.00 alle 17.30.
Per informazioni:www.isoleborromee.it
Sopra: Rocca di Angera, Ala Scaligera, Opere di Robert Mapplethorpe e di Lothar Baumgarten (© Andrea Rossetti). Sotto: Galleria Franco Noero, Opera di Francesco Vezzoli (© Andrea Rossetti)