L’anima degli altri torna in libreria

Per Cliquot è uscita la riedizione dell’opera con cui la scrittrice, poetessa e partigiana italiana esordì nel 1935
/ 07.03.2022
di Laura Marzi

La riedizione di un testo di cui sono rimaste poche copie, magari pressoché introvabili, è sempre un evento gioioso. Quando si tratta, come in questo caso, della prima opera di Alba de Cespedes, allora è un piccolo miracolo. La casa editrice Cliquot, da anni attiva nel ripubblicare opere di grandi scrittrici escluse dal canone, ha riedito L’anima degli altri, la raccolta di novelle con cui de Cespedes esordì nel 1935, appena ventiquattrenne.

Si tratta di diciotto racconti che descrivono un’epoca lontana, che la scrittura di de Cespedes rende viva agli occhi di lettrici e lettori, come accade col testo d’apertura, nel quale incontriamo il personaggio di Marco Stolfi, disperato, a casa dello scrittore Dario Cordero. Si trova lì per implorarlo di modificare la trama del romanzo, che sta uscendo a puntate proprio sul giornale che lui è abituato a leggere ogni mattina. Stolfi spiega a Cordero che il protagonista di quel racconto è un suo doppio, che vive esattamente la sua stessa vita. Per questo, se quel personaggio deciderà di compiere una scelta disastrosa, anche lui allora sarà costretto a farlo. La novella esplicita una concezione della scrittura come saccheggio della realtà, che troviamo anche nel racconto Il capolavoro: chi scrive per de Cespedes è un ladro, che prende dalla vita nel tentativo, coi suoi libri, di vincere la morte, ma così ruba anche a sé stesso, perché trascorre tutto il proprio tempo intento a raccontare ciò che gli altri sentono sulla propria pelle.

In questa prima prova di de Cespedes, nella quale è già in atto il talento strepitoso dell’autrice, ritroviamo un modo di raccontare che è molto raro: un soffermarsi sui personaggi e le personagge, sulle loro azioni, certo, ma anche sulle intenzioni e sui sentimenti, senza ricorrere mai a uno stile cervellotico. Chi legge non si imbatte in uomini e donne fatti di soli pensieri, né d’altra parte si trova di fronte a un racconto scritto per esprimere il punto di vista dell’autrice, come capita nei libri di narrativa attuale, spesso di un individualismo inscalfibile. Per esempio, in La camicia da sposa conosciamo il desiderio di Mario per Elena, che viene raccontato con tale naturalezza, che la risata di scherno della ragazza, nella sua semplicità, risulta essere la risposta perfetta a un sentimento tanto potente quanto astratto, quale l’amore impossibile dei ragazzini. Il riso come simbolo di incomprensione e quindi di grande solitudine è protagonista anche nel racconto Il tempio chiuso. Qui viene descritto un tradimento, ma de Cespedes decide di rappresentare l’incredulità disperata del protagonista Carlo, circondandolo dal suono di risate che rendono ancora più evidente la sua condizione di uomo ingannato.

De Cespedes racconta anche la felicità: nel testo La casa sul laghetto azzurro Mitì, che ha combattuto con i suoi genitori per sposare l’uomo che amava, anche se non corrispondeva secondo loro al miglior partito, accoglie nella sua casa di compagna una sua vecchia compagna di liceo. All’inizio prova vergogna di sé, del suo abito macchiato di marmellata, del suo viso struccato e ammira la bellezza curata dell’amica, sentendosi fortemente a disagio. Appena, però, smette di concentrarsi su vestiti e gioielli, percepisce l’assenza di gioia nella vita dei suoi ospiti e gode ancora di più della sua scelta radicale. Mitì ha infatti abbandonato la città e le norme dell’alta borghesia per vivere in campagna.

Nei racconti di de Cespedes il vero e unico accesso alla felicità è la contemplazione della natura e la possibilità di vivere a contatto con la meraviglia del creato. È evidente anche nella novella Arsura, in cui la giovane Mariella approfitta del fatto che i familiari stiano facendo la siesta e si avventura nei campi intorno alla casa. Ciò che colpisce, particolarmente in questo racconto, non è solo la visione idilliaca della natura, cara a tanti autori e autrici di tutti i tempi, ma la scrittura di de Cespedes, la sua capacità di trasportarci in quel quadretto bucolico, di renderlo reale ai nostri occhi, di ricreare nelle pagine la luminosità abbagliante di un primo pomeriggio nel Mediterraneo.

Stupisce nella raccolta, infine, la consapevolezza rispetto alle relazioni, alle dinamiche tra uomini e donne, all’amore, la lucidità mai cinica con cui, appena ventiquattrenne, de Cespedes raccontava la realtà umana e le beffe di Dio.

Bibliografia

Alba de Cespedes, L’anima degli altri, Cliquot edizioni, 2022, pp. 134