Bibliografia

Kathryn Schulz, Lost & Found, Bompiani, Milano, 2023.


L'amore & la morte

Memoir - Perdere e trovare, così è la vita
/ 17.04.2023
di Laura Marzi

Lost & Found, edito da Bompiani, è il memoir che Kathryn Schulz, giornalista del «New Yorker» e vincitrice nel 2015 del premio Pulitzer, dedica al racconto della morte di suo padre Isac e all’incontro avvenuto un anno prima la dipartita del genitore con la sua attuale moglie Casey. Si tratta di un testo che mette insieme una mole notevole di conoscenze letterarie, citazioni poetiche e filosofiche con storie di famiglia, racconti di vita quotidiana, del dolore e della felicità. Si tratta soprattutto di una lunga e appassionante riflessione su due aspetti complementari dell’esistenza: la perdita e il ritrovamento, nonché sui due temi che da sempre sono al cuore di ogni vera domanda che un essere umano possa porsi: l’amore e la morte.

La prima parte del testo si sofferma sull’amore incondizionato che Kathryn provava per suo padre e sulla vita di quest’uomo che aveva imparato la perdita fin da bambino: a soli nove anni era stato allontanato dalla famiglia per crescere in un kibbutz. Schulz racconta che prima di approdare ragazzino negli Stati Uniti, suo padre aveva già perso due continenti. Da Israele, infatti, in un viaggio durante il quale aveva visto suo zio morire in auto colpito da un proiettile volante, era approdato con sua madre in Germania e dopo qualche anno negli Stati Uniti. Dalla descrizione che ne fa l’autrice, ciò che suo padre non ha mai smarrito invece è l’entusiasmo per la vita e per la conoscenza, l’adorazione per sua moglie e per le sue figlie.

L’ultima parte del testo è dedicata, con un tocco di vera maestria, alla lettera «&»: Schulz ne analizza le origini e gli usi nelle varie lingue

Anche grazie al buon temperamento dei suoi genitori nonché a una certa dose di fortuna a cui Schulz fa riferimento in vari punti del testo non dandola mai per scontata, lei ha vissuto una vita felice: è stata una bambina serena, ha potuto accedere a un’istruzione eccellente, perseguire il suo desiderio di scrivere. Ed è all’interno di questo panorama idilliaco che il dolore per la perdita deflagra. Schulz lo descrive in tutta la sua inesorabilità, senza offrire a chi legge nessun tipo di appiglio consolatorio, ma una preziosa compagnia. Il racconto del lutto che occupa la parte Lost di questo testo non è mai retorico né edulcorato: la tristezza che la pervade dopo la morte del padre viene descritta sia come invalidante, nei primi tempi, ma anche come uno strascico di cui è difficile definire i contorni col trascorrere dei mesi.

Con lo stesso entusiasmo, la stessa capacità analitica e una grande meraviglia per l’esistenza Schulz descrive l’innamoramento. Come nella parte Lost si era soffermata sulle ipotetiche cause che ci conducono a perdere: oggetti, amori, abilità e sulle varie possibili soluzioni, anche matematiche, che l’umanità ha sviluppato per ritrovare ciò che costantemente smarriamo, in Found si domanda come e perché ci si innamori. Soprattutto, citando il paradosso di Menone che domanda a Socrate come pensa di trovare qualcosa che non conosce e come crede, se ci si imbattesse, di riconoscerla, Schulz si chiede come sia possibile riconoscere l’amore quando lo si incontra, che cosa renda così sicuri in così poco tempo che l’altro o l’altra siano la persona con cui trascorrere il resto della nostra vita. Nel suo caso, le sono bastati pochi giorni per comprendere che si era innamorata di Casey e che avrebbe voluto sposarla: «Questa è l’essenza dell’amore corrisposto e, sicuramente, la più fortunata delle condizioni: desiderare solo ciò che già abbiamo».

Perseverando nell’attitudine di inchiesta che caratterizza tutto il libro, Schulz analizza le ragioni dei numerosi litigi che hanno connotato la sua relazione nel primo anno e anche il perché a un certo punto lei e Casey abbiano smesso di discutere, quando è svanita «la paura di perdere l’altra».

L’ultima parte del testo è dedicata, con un tocco di vera maestria, alla lettera «&»: Schulz ne analizza le origini e gli usi nelle varie lingue e poi racconta con dovizia di particolari il modo in cui ha chiesto a Casey di stare insieme per tutta la vita, i preparativi, il giorno del matrimonio, la paura costante che in quel momento così importante la nostalgia del padre l’avrebbe attanagliata, mentre Casey temeva che non tutti i suoi familiari avrebbero preso parte al matrimonio fra due donne.

Perché la «&»? Con molta umiltà, ma anche con un approccio alla scrittura libero che le permette di descrivere l’amore di Dante e Beatrice e di accostarlo a un episodio di invasione di pulci, Schulz condivide con lettrici e lettori lo sgomento e la meraviglia di un destino, quello umano, in cui il dolore «&» la gioia, la perdita «&» l’incontro si susseguono, fino a che non giunge inesorabile la fine. Lo fa a partire da sé stessa, come nella migliore tradizione della scrittura delle donne, consapevole però che è propria di tutti gli esseri umani un’insaziabile voglia di infinito: «Non è il passato che piangiamo […] è il futuro».