Dove e quando

Musée National Eugène Delacroix, 6 rue de Fürstenberg, Parigi. Tuttii giorni dalle 9.30-17.30, salvo martedì. www.musee-delacroix.fr


L’amore di Delacroix per la musica e il suo giardino

Casa museo/8 ◆ Alla scoperta della dimora parigina del pittore in via rue Furstemberg nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés
/ 06.03.2023
di Gianluigi Bellei

Eugène Delacroix è un giovane elegante, delicato e pallido, capelli neri e occhi fieri, labbra sottili, baffettini; «era morbido, vellutato, carezzevole come una di quelle tigri di cui eccelleva nel rendere la grazia agile e tremenda», così lo descrive Théophile Gautier verso il 1830. In un certo senso come la sua pittura, forte, vigorosa, piena di colore e movimento, pàthos, sensualità e furore. Delacroix (1798-1863) è sicuramente uno dei massimi artisti del suo periodo. Charles Baudelaire, tra i suoi più grandi ammiratori, scrive che se «la Fiandra ha Rubens, l’Italia ha Raffaello e Veronese; la Francia ha Le Brun, David e Delacroix».

Artista molto prolifico, scrittore, lettore colto, incarna l’anima del Romanticismo. Ci ha lasciato opere iconiche come La Mort de Sardanapale del 1827 e La Liberté guidant le peuple del 1830. Quest’ultimo riprende lo schema de Le Radeau de la Meduse di Théodore Géricault del 1818-1819. Stessa impostazione compositiva verticale, stesso ammassamento dei corpi in basso; la Marianna della figura centrale nel caso de La Liberté guidant le peuple sventola la bandiera ne Le Radeau de la Meduse, l’uomo un semplice cencio. Diversa l’angolazione visiva. Nel dipinto di Géricault le figure sono di schiena e si allontanano verso l’orizzonte; in quello di Delacroix le figure sono frontali e si dirigono verso lo spettatore. Géricault si ispira a fonti italiane (Michelangelo e Caravaggio) mentre Delacroix a quelle fiamminghe (Rubens e Van Dyck). Nel 1830 l’artista è un rivoluzionario che si esprime nel dipinto dell’insurrezione di luglio contro il terrore bianco. Poi nel 1848, quando la classe operaia insorge contro la borghesia, si «trasforma» in controrivoluzionario ritirandosi in campagna.

La storica mostra del 2018 al Musée du Louvre, curata da Sébastien Allard e Côme Fabre, divide il suo lavoro in tre periodi. Il primo, dal 1822 al 1834, consiste nel superamento del sistema Neoclassico; il secondo, dal 1835 al 1855, è caratterizzato dalle monumentali opere pubbliche e infine il terzo fino al 1863, anno della morte, presenta delle nature morte e dei paesaggi. Fa eccezione il periodo di sei mesi in Marocco nel 1832 che gli ispira parecchi dipinti. I temi dei suoi lavori spaziano dall’erotismo alla guerra sino all’esotismo.

Artista colto inserito nell’ambito culturale parigino assieme ad Alexandre Dumas, Baudelaire, Victor Hugo, Eugène Delacroix è amante della musica e predilige senza riserve l’opera di Fryderyk Chopin. A proposito Léon Rosenthal sostiene proprio che la sua pittura cerca di esprimere qualcosa di irrazionale simile alla musica. Ed è lo stesso artista che nel Journal del 20 gennaio 1855 scrive: «Il n’y a rien à comparer à l’émotion que donne la musique: elle exprime des nuances incomparables. Les dieux, pour qui la nourriture terrestre est trop grossière, ne s’entretiennent certainement qu’en musique».

Nel 1857 si installa in rue Furstemberg a Parigi per avvicinarsi alla chiesa di Saint-Sulpice dove sta realizzando alcune storie sacre nella Chapelle des Saints-Anges. Prima abitava al 54 di rue Notre-Dame de Lorette, nel nono arrondissement. È già ammalato ma contemporaneamente lavora ai cicli del Louvre e dell’Hotel de Ville. Si fa affiancare da Pierre Andrieu e per le parti decorative da Louis Boulangé.

Rue Furstemberg è nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés; zona che conosce bene e dove ha vissuto da giovane. La piazzetta di fronte alla casa è molto particolare e ha al centro due alberi di catalpa che recentemente sono raddoppiati. L’entrata è decisamente anonima e l’appartamento si trova al primo piano. Comprende un salone, una cucina, due camere e un salotto. Dà su di un giardino a uso esclusivo dell’artista. Scrive nel Journal del 28 dicembre 1857: «Mon logement est décidément charmant. J’ai eu un peu de mélancolie après dîner, de me trouver transplanté. Je me suis peu à peu réconcilié et me suis couché enchanté». Il giardino comprende rose, gigli, caprifogli, nasturzi, girasoli, giacinti, narcisi, tulipani e Delacroix se ne prende cura amorevolmente.

Alla sua morte diversi locatari si susseguono nell’appartamento fino al 1920 quando un gruppo di artisti – Maurice Denis, Paul Signac, Edouard Vuillard – fondano la Société des Amis d’Eugène Delacroix. L’atelier viene trasformato in un museo e aperto al pubblico nel 1932. Sappiamo com’era il giardino al tempo di Delacroix grazie a una fattura dettagliata intitolata Memoire de jardinage pour le compte de Monsieur Delacroix del 26 novembre 1857. Nel 2012 viene ristrutturato per renderlo simile all’originale e per allestirlo viene chiamato Pierre Bonnaure, capo giardiniere de Les Tuileries.

A lato del giardino Delacroix fa costruire il suo atelier composto da un unico grande salone, orientato a Sud, con una vetrata zenitale che fino a qualche anno fa era aperta.

La facciata ricorda quelle neoclassiche londinesi e il suo amore per l’antico. Nelle tre metope realizza in bassorilievo le gesta di Teseo, eroe di Atene, dove unisce i ricordi delle vecchie visite al British Museum di Londra e al Louvre di Parigi. Nel salone oltre al grande cavalletto e alla sua tavolozza troviamo oggetti collezionati nel viaggio in Marocco come delle ceramiche di Fès, armi, strumenti musicali. Poi dipinti, disegni, sculture. Suoi o di colleghi. Da notare due ritratti: quello di Delacroix a Thales Fielding e quello dello stesso Fielding a Delacroix. Uno splendido nudo maschile o la copia de La Mort de Sardanapale a opera di Frédéric Villot del 1845.

L’appartamento ospita esposizioni a tema, sempre dedicate all’artista e in collaborazione con il Louvre il quale custodisce moltissime sue opere a cominciare da quelle monumentali. Attualmente e fino al 18 settembre è allestita la mostra dal titolo: Delacroix e le arti: un ponte misterioso.