Quando a metà degli anni Cinquanta Irma Blank, poco più che ventenne, lascia la Germania e si trasferisce in Sicilia per seguire il marito, vive un profondo strappo geografico, culturale e linguistico: abissale è la distanza tra il suo paese di origine, Celle, località della Bassa Sassonia dal fascino aristocratico, e Siracusa, solare cittadina abbracciata dal mare, dove la giovane artista arriva senza conoscere minimamente l’italiano.
Proprio l’esperienza di questo sradicamento rende la Blank consapevole dell’inadeguatezza delle parole per esprimere ciò che sente e la conduce a riflettere su come i mezzi di comunicazione, il lessico e la scrittura, possano diventare un linguaggio universale capace di manifestare appieno l’intimità dell’esistenza.
«Pur essendomi servita di strumenti che storicamente fanno parte della pittura, non ho mai pensato di dipingere. I miei gesti appartengono sempre alle procedure scrittorie. Ho indagato gli abissi dell’Io, l’archivio individuale e collettivo del passato e del presente, ho interrogato il mondo, il rumore del mondo, scrivendo», così l’artista stessa spiega il proprio operato. E difatti la poetica che non solo distingue gli esordi della Blank ma che sottende anche tutta la sua ricerca nasce dallo stretto rapporto con la scrittura, una scrittura che la sua arte è riuscita a svincolare dall’ambito del sapere e a legare alla dimensione dell’essere.
Oggi, quasi novantenne, la Blank, che vive a Milano dagli anni Settanta, prosegue quel percorso di esplorazione delle diverse possibilità con cui il segno può rappresentare l’animo umano iniziato più di mezzo secolo fa e diventato con il tempo, prima ancora che un’attività artistica, un esercizio per il proprio spirito. Non è un caso che la Blank lavori sempre per serie, realizzando cicli di opere che la impegnano anche per molti anni. Un emblematico modo di procedere, questo, che rivela come l’artista affronti un concetto alla volta, soffermandosi su di esso per trattarlo a fondo e per assecondare il suo bisogno di rapportare l’arte alla vita.
Il contesto in cui la Blank sviluppa la propria cifra stilistica è quello della grande sperimentazione della seconda metà degli anni Sessanta, periodo in cui l’arte concettuale si pone come corrente trainante. Sebbene la critica abbia cercato di ricondurre la produzione dell’artista tedesca alla poesia visiva, con cui di certo le sue opere hanno elementi in comune, la Blank, anche per sua stessa ammissione, si è sempre tenuta in una posizione piuttosto appartata, maturando con riservatezza un linguaggio autonomo che parte dalla sua storia personale per assumere una valenza collegiale.
Da questa ascetica dedizione al proprio mestiere nascono opere in cui l’artista riesce a coniugare la scrupolosa disciplina delle sue origini teutoniche e la profonda considerazione dell’individuo tipica della tradizione artistica italiana. Animati da una quieta solennità i lavori della Blank sono disegni, acquarelli, dipinti e inchiostri, ma anche performance e libri d’artista (questi ultimi sono forse le creazioni più note, ospitate tra l’altro nelle sale del Museum of Modern Art di New York), in cui la scrittura viene trasformata in segno autonomo privo di significato.
L’artista va così oltre il contenuto semantico delle parole per recuperare i simboli primordiali della comunicazione. Le tracce lasciate sul supporto di carta e di tela o sulla pagina di libro sono linee, pennellate e arabeschi che imitano nella composizione e nel ritmo visivo il testo scritto, ma, emulandolo nella sua ordinata distribuzione, è come se lo negassero, diventando impronte grafiche prive di valenza linguistica, una sorta di idioma del silenzio.
Quinta tappa di un progetto itinerante dedicato all’artista che si dispiega in sette rassegne organizzate in altrettante sedi espositive (tra cui il Culturgest di Lisbona, il MAMCO di Ginevra e il Bombas Gens Centre d’Art di Valencia), la mostra allestita al Museo Villa dei Cedri a Bellinzona costituisce un tassello importante per comprendere il cammino di Irma Blank in una visione d’insieme. Il lavoro di ricerca da cui sono scaturite questa e le altre mostre, ognuna delle quali si focalizza su un aspetto peculiare dell’indagine espressiva dell’artista, è stato fondamentale anche per la pubblicazione della sua prima grande monografia.
Nelle sale dall’atmosfera raccolta di Villa dei Cedri sono state radunate numerose opere di piccolo e medio formato privilegiando, per la prima volta, la tematica del colore, elemento di estrema importanza all’interno della produzione della Blank. Quello che a Bellinzona attende il visitatore non è dunque un itinerario allestito secondo un criterio cronologico bensì un percorso che procede per nuclei di lavori dall’affinità cromatica appartenenti a periodi e cicli diversi.
Il colore rappresenta per la Blank il frangente emozionale della propria arte e a ogni tonalità viene affidato un preciso significato. Troviamo così il viola e il rosa, le tinte dell’introspezione e dell’analisi interiore; il nero, quella più vicina al mondo della scrittura; il blu, quella dell’inchiostro, dell’infinito e dell’utopia. Quest’ultima, in particolare, riveste un ruolo rilevante, come emerge dalla mostra, nelle Radical Writings, opere realizzate dal 1983 al 1996 in cui l’artista utilizza una «grafia pittorica» dove ogni segno viene prodotto in simultanea con il respiro, a creare una stretta corrispondenza tra fare ed esistere. Il blu irrompe anche negli Avant-testo, ciclo che celebra i primordi della scrittura. Qui la Blank ricopre in maniera omogenea un supporto in poliestere tramite il movimento rotatorio di un fascio di biro tenuto in mano: il tratto si fonde nuovamente con il corpo in azione, facendosi prosecuzione dello spazio interiore.
Il rosso e il bianco, cromie ancora legate al mondo tipografico, appaiono in rassegna in lavori appartenenti ora alle Global Writings, fondate su un alfabeto ridotto a poche consonanti che funge da punto di partenza per un lessico universale, ora alla serie Hyper Text, eseguita sovrapponendo con la tecnica serigrafica tre testi scritti in lingue diverse con lo scopo di annullarne la leggibilità.
Altri colori, come il verde e l’oro, si presentano invece per la prima e unica volta nei due cicli intitolati Germinazioni e Annotazioni, risalenti ai primi anni Ottanta, in cui le stesure dorate regalano riflessi luminosi di grande intensità.
Nel silenzio ieratico delle sue opere la Blank è riuscita così a far coincidere arte e vita, attuando una profonda riflessione sull’esistenza attraverso il paradosso di una scrittura senza parole.