Vigilia di Natale 2022
Riccardo infila la chiave nel lucchetto del capanno degli attrezzi, ma la serratura non scatta. Va alla finestra della casa dei nonni e bussa al vetro, gli apre sua madre.
«Sei sicura che la chiave è quella giusta?»
«Dovrebbe… Vuoi chiedere alla nonna?»
Riccardo allunga il collo: nonna Tina è ancora immobile sul divano, vestita di nero, lo sguardo fisso sul televisore spento.
«Cerco di arrangiarmi. Il rinfresco?»
La madre fa spallucce. «Mi inventerò qualcosa».
Riccardo torna al capanno, stringe la chiave con entrambe le mani e torce i polsi – qualcosa si muove, il lucchetto si apre.
Il capanno è zeppo di vanghe e rastrelli dalle punte arrugginite, scatole di cartone appoggiate di qua e di là, pile di domenicali dalle pagine ingiallite. La cartelletta blu è infilata nella pressa agganciata al tavolo di lavoro. Riccardo la sfila: il certificato di nascita di nonno Anselmo, scritto in corsivo, è lì dentro.
Dà un’altra occhiata in giro: sulle mensole ci sono ancora le scatoline di latta del nonno, ma le etichette sono ricoperte da un dito di polvere. Ne raccoglie una e la apre, aspettandosi della muffa o qualche verme. Invece, ci sono tante piccole stelle che riempiono la scatola quasi fino all’orlo. Riccardo la porta al naso e si immerge in quell’odore dolce e avvolgente.
Vigilia di Natale 1992
«Ecco, sistemati qui» disse nonno Anselmo sollevando Riccardo da terra. Lo fece sedere sul tavolo da lavoro, accanto alla pressa. «Non hai paura se ti bendo, vero?»
Riccardo scosse la testa. Aveva sei anni ormai, andava alle scuole elementari. Paura di niente e nessuno, lui.
«Benissimo» disse il nonno sistemandogli uno strofinaccio sugli occhi. «Cominciamo dalla cosa più difficile…»
Un rumore metallico, come di qualcosa che si schiude. Riccardo annusò: era un odore forte, non lo aveva mai sentito prima. Il nonno poggiò qualcosa di piccolo sul suo palmo. Ne seguì il profilo con la punta dell’indice, c’erano delle punte che gli pizzicavano il polpastrello.
Il nonno gli levò la benda. «È anice stellato. Uno dei miei ingredienti segreti per un vin brûlé come si deve».
Vigilia di Natale 2022
Riccardo dispone le scatolette aperte sul tavolo di lavoro: zucchero grezzo, cannella, anice stellato, chiodi di garofano, noce moscata, bacche di ginepro… Ci sono tutti. Eppure sono anni che nonno Anselmo non preparava il vin brûlé. Stava progettando di farlo di nuovo?
Riccardo esce dal capanno, la bucalettere di metallo verde appesa vicino alla porta ha uno sportellino di plastica trasparente. Sul fondo è rimasto incastrato un talloncino di carta piegato in otto, c’è scritto: «Due litri di vin brûlé – Maurizio, vicino di casa – Natale 1996».
Un ordine mancato. Volge gli occhi al cielo e si scusa con il vecchio Maurizio, ormai morto da diversi anni. Il nonno non c’entra, probabilmente la colpa è solo di Riccardo.
Vigilia di Natale 1996
Nonno Anselmo diede un’occhiata all’orologio. «Le due, possiamo iniziare. Va’ ad aprire la cassetta degli ordini e leggimeli».
Riccardo uscì dal capanno e incassò la testa tra le spalle, un vento gelido gli colpì la schiena. Per fortuna che di lì a poco il nonno avrebbe acceso il fornello a gas. Aprì la bucalettere di metallo verde e una cascata di talloncini gli finì addosso.
«Sono tantissimi, nonno. Non so se riusciremo col tuo paiolo a preparare…»
Nonno Anselmo uscì dal capanno con un paiolo grande come la ruota di un camion, lucido e ramato.
«Ci facevano il risotto per il carnevale. Con questo, riforniremo di vin brûlé tutto il paese».
Riccardo raccolse i talloncini sorridendo e li dispose sul tavolo di lavoro. Iniziò a fare i conti: tre litri al sindaco, uno al parroco, due al postino…
Vigilia di Natale 2022
Riccardo sposta le scatole di cartone e sotto ci trova il paiolo di nonno Anselmo, appoggiato sul suo fornello. Sul fondo c’è un po’ di terra e una parte del bordo è arrugginita, ma non sembra bucato.
Riccardo va al tavolo e fa i conti, anche senza avere i talloncini davanti. Soppesa le scatoline di latta, ipotizza quante persone li seguiranno fino a casa dopo la cerimonia in chiesa.
Esce dal capanno e bussa alla finestra, gli apre di nuovo sua madre.
«Abbiamo del vino in casa?» le chiede.
Lei si volta verso nonna Tina. «Non credo, no».
«Ho capito» dice Riccardo prendendo la chiave dell’automobile dalla tasca dei jeans. «E non preoccuparti per il rinfresco. Ci penso io».
Vigilia di Natale 2001
Nonno Anselmo svuotava fiaschi e bottiglie nel paiolo, ma ogni tanto interrompeva quella cascata di vino rosso per prendere un sorso.
«Posso provare anche io?» chiese Riccardo.
«Certo che no!» disse a bassa voce. «Se tua madre ci scoprisse, passerei dei guai. E se poi anche nonna Tina lo venisse a sapere…»
«…tirerebbe fuori il mattarello. Eddai nonno, solo un goccio. Ho 15 anni, ormai».
Nonno Anselmo rovesciò un’altra bottiglia nel paiolo, ma ne salvò un goccio sul fondo. Puntò gli occhi verso casa e gliela allungò. «Un sorso soltanto».
Riccardo lo mando giù – sapeva di ciliegia, terra e camino. Però era buono, e sentì un piacevole tepore scaldargli il torace.
«Il vino deve essere corposo: sapore strutturato e tenore alcolico».
Riccardo annuì, ma non ci capiva niente.
Nonno Anselmo gli mise una mano sulla spalla. «Scegli una qualunque bottiglia di buon Merlot ticinese e le cose andranno bene. Ricordatelo».
Vigilia di Natale 2022
La prima a entrare in casa è nonna Tina. Si leva i guanti neri, il berretto con veletta e torna a sistemarsi sul divano di casa. Seguono Riccardo, sua madre e altri parenti vestiti di nero, che a turno si siedono al fianco di nonna per farle le condoglianze o consolarla.
Riccardo staziona vicino al tavolo del rinfresco. Ogni volta che qualcuno scoperchia il thermos con il vin brûlé, lo segue con gli occhi per vedere che faccia farà dopo il primo sorso.
Nel giro di poco il soggiorno è pieno di persone con un bicchiere fumante tra le mani e chi esce per fumare ne approfitta per ricaricare, così da rimanere al caldo anche fuori. Il vino è ormai agli sgoccioli. Un uomo alto e coi baffi che Riccardo non ha mai visto prima scoperchia il thermos e gratta il fondo col mestolo. Riccardo si volta verso il divano, ma nonna Tina è sparita. Se la ritrova a un paio di passi dal tavolo, gli sta porgendo un bicchiere vuoto.
«Fammi assaggiare un po’».
Riccardo inclina il thermos, riempie un ultimo mestolo e lo versa nel bicchiere. La nonna soffia sulla superficie e prende un sorso. Gli occhi si illuminano, ma non dice nulla; si volta e punta il corridoio. Nel soggiorno cala il silenzio.
Riccardo si aspetta che le scale inizino a scricchiolare, che la nonna abbia deciso di ritirarsi di sopra, e invece è la porta sul retro che cigola. Si avvicina alla finestra; la nonna è al capanno e sta togliendo la bucalettere di metallo verde dalla parete. Torna in casa e la appoggia sul tavolo del rinfresco.
«Qualcuno ha da scrivere?» chiede, e le persone si affannano a cercare penne e bigliettini sul fondo delle tasche e delle borse.
È la madre di Riccardo ad arrivare per prima, e nonna Tina scrive con grafia tremolante: «3 litri, nonna Tina». Piega il biglietto in due e lo inserisce nella bucalettere.
Lui si fa avanti. «Nonna, io l’ho fatto solo per…»
«Riccardo» dice lei fissandolo negli occhi, «conoscevi tuo nonno e sai che gli sarebbe piaciuto un vino come questo, che scalda il cuore. È giusto che tutti possano continuare a berlo».
La nonna se ne va e stavolta sì, sale le scale. Famigliari e amici riprendono a parlare e qualcuno si mette a scrivere, imitato dagli altri. Uno a uno, fanno la fila davanti alla bucalettere e ci infilano il loro talloncino.
«Riusciresti a prepararlo già per questa sera?» chiede una signora che ha richiesto quattro litri.
Riccardo guarda l’orologio e annuisce. Ha ancora qualche ora di margine prima che i negozi chiudano e lui avrà bisogno di un bel po’ di vino, e di tutti gli altri ingredienti. Ma nulla è impossibile, con la ricetta segreta di nonno Anselmo.