È così bella la poesia che nasce dalla quotidianità: chi è capace di registrarla e di fissarla in versi pare in grado di realizzare un miracolo. Ha questa dote anche l’ultimo libro di versi La forza prigioniera (Passigli Poesia, 2021) della scrittrice Anna Ruchat, e richiama alla mente, di primo acchito, il modo di osservare la realtà, profondissimo intenso e allo stesso tempo distante, che aveva Emily Dickinson. L’esempio è fin troppo facile: come sappiamo, Ruchat ha ben altre frequentazioni e modelli, eppure il paragone non stona.
I suoi nuovi versi sanno offrirci ancora una volta frammenti di normalità della vita (le bambine che prendono il latte della colazione, le venature del marmo di una tomba, la sponda del lago) e li mette in opera lungo una catena di pensieri, associazioni, ricordi che si aprono sulle grandi domande della vita. Sono minuscoli drammi dell’esistenza offerti però con un’eleganza e un distacco che conferiscono loro grande profondità. La voce poetica di Anna Ruchat è come sempre una terapia per l’enfasi, una ricerca dell’essenziale detto con le parole della vita di noi tutti. «Sono così i ricordi / Arrivano all’improvviso, / come l’airone quando si alza / con uno sbattere d’ali dal fiume».
La poesia dramma di ogni giorno
Editoria - I nuovi versi di Anna Ruchat in La forza prigioniera
/ 20.09.2021
di AZ
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