Bibliografia 
Doris Femminis, Fuori per sempre, Marcos Y Marcos, Milano, 2019. 


La normalità ci salverà

La malattia psichiatrica nel romanzo Fuori per sempre della scrittrice ticinese Doris Femminis
/ 29.04.2019
di Laura Marzi

Il secondo romanzo di Doris Femminis, autrice ticinese, dopo Chiara cantante e altre capraie, ci riporta di nuovo in una valle di montagna per raccontare una storia che, come faceva l’esordio, narra di donne e delle loro sofferenze. Sono varie, infatti, le vite femminili che Femminis riesce a cucire insieme nello scenario del paesino di Giusello.

La protagonista del romanzo è Giulia, una ragazza che per un tentato suicidio si ritrova ricoverata nell’ospedale psichiatrico di Mendrisio: interessante a questo proposito il riferimento che la scrittrice fa alla trasformazione radicale che la psichiatria cantonale ha attraversato, a partire dalla rivoluzione attuata in Italia da Franco Basaglia, accolta e potenziata dal sistema svizzero. Nel romanzo il racconto di questo centro di cura è fondamentale e leggendolo si riconosce la peculiarità del punto di vista di chi, come Femminis, è un’infermiera psichiatrica di professione. Infatti la narrazione di questi personaggi secondari nel romanzo, le infermiere e gli infermieri, denota un equilibrio tra il riferimento alle loro vicende personali e la descrizione del loro ruolo professionale, che conferisce loro il giusto spessore. Campeggia la pazienza con cui si prendono cura di coloro che non sanno prendersi cura di loro stessi, la preoccupazione sincera che hanno per le persone come i pazienti psichiatrici, che nel mondo difficilmente trovano comprensione. Femminis, però, non indulge in nessuna forma di buonismo o di eroismo: la prospettiva che sceglie predilige il racconto di come funziona il sistema delle cure, frutto di una visione rivoluzionaria della psichiatria incarnata dal personaggio della dottoressa Elena Sortelli, e del lavoro di squadra all’interno dell’ospedale.

Anche Elena ha la sua storia, che Femminis riesce a inserire all’interno del romanzo con armonia: forse uno dei pregi maggiori di questo testo è proprio la capacità dell’autrice di raccontarci una vicenda corale, come a voler testimoniare che nella sofferenza di Giulia sta inscritta la solitudine di un intero paese. Della madre della ragazza, per esempio, che nella dura vita di sacrificio e lavoro, quale quella della montagna, ha perso la capacità di essere felice, oppure quella di suo fratello, che vive la difficoltà della propria omosessualità in un luogo in cui essere gay significa ancora portare una colpa che non si può fare altro che espiare, giorno dopo giorno.

Femminis nel romanzo racconta, però, anche di un nucleo familiare, quello di Esteban, migliore amico di Giulia, mostrando come la serenità sia possibile pur vivendo in un piccolo centro di poche anime: il segreto sembra essere il rapporto con il territorio, in questo caso la montagna, il desiderio e la capacità di vivere in essa, di trovarvi rifugio piuttosto che considerarla un ostacolo insormontabile per l’accesso alla vita di città, allo sfavillio del contesto urbano.

Forse la scelta di raccontare le storie di coloro che vivono con Giulia, dei familiari, degli amici, deriva dalla volontà di rappresentare come il malato psichiatrico non sia mai una monade isolata dal proprio contesto, e dal desiderio di dare spessore anche agli altri, agli affini, che spesso vengono oscurati dalla malattia mentale di un loro congiunto, risucchiati e cancellati da tanta invincibile sofferenza. Il dolore di Giulia viene narrato, poi, con la sapienza di chi conosce da vicino i disturbi psichiatrici, riuscendo a far entrare la lettrice e il lettore nella realtà parallela in cui vive la ragazza. Anche in questa sezione l’autrice offre un quadro composito di storie, quelle dei pazienti con cui Giulia entra in relazione in ospedale.

Giungendo alla conclusione del libro a colpire è la constatazione – tanto evidente quanto dimenticata nel nostro approccio spesso disattento all’esistenza – che niente ci salva quanto la normalità, intesa non come norma a cui aderire, bensì come lo scorrere dei giorni, la possibilità di vivere coi propri cari e di muoverci con gioia nella terra in cui abbiamo scelto o ci è capitato di vivere.